Gerusalemme punto d’incontro: mostra fotografica personale di Maria Grazia Cavallo

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Gerusalemme punto d’incontro: Mostra fotografica a Padova, da domenica 14 aprile (opening) al 26 giugno 2019, allestita al “Museo della Padova Ebraica”, via delle Piazze 26. Fotografie di Maria Grazia Cavallo “una sequenza d’immagini di Gerusalemme”, dove la creatività ha la sensibilità di molte sfaccettature culturali.

Maria Grazia Cavallo, un diploma, un’università mai finita, un figlio, mamma-lavoratrice, una sordità fin dalla tenera età a causa del morbillo e una grande passione che è la fotografia. Elabora la sordità incorporata nella sua persona in una forma di comunicazione speciale, attraverso cui lei stessa cerca di comprendere e di farsi ascoltare, danno vita a immagini che immortala con la macchina fotografica. Sono stati due suoi amici Liora Sinigaglia (Product Manager della mostra) e Cristiano Mazzoli (curatore della fotografia) che l’hanno coinvolta nella realizzazione di una mostra che ha come sottotitolo “il viaggiare per fotografie”. Le fotografie sono tutte bianco nero con tono seppia e non hanno volutamente un titolo, quali singole, almeno in questo contesto in quanto percorso, viaggio, racconto.

Maria Grazia non è una fotografa professionista, ma una delle tante anime della fotografia, un’anima che sa cogliere e scegliere il momento in cui un potenziale ritratto, acquisisce un significato ai nostri occhi e lo trasforma da “spazio immaginario” a “spazio amico di vita”.

Nelle foto non esiste “posa”, la fotografia è la simultanea interpretazione di un “fatto”: Maria Grazia visita Israele nell’estate del 2018, rimane coinvolta dal fascino incantatore di una Terra che è madre della storia. E’ particolarmente colpita da Gerusalemme, dove bellezza, religione e storia s’incontrano…. Immortala con l’obiettivo non solo monumenti e luoghi di culto cari alle tre grandi religioni monoteistiche, ma anche tutte le espressioni del vivere quotidiano.

Agisce sulla percezione di un’immagine, modellandola, svelandola, facendola respirare, esaltando la sua struttura statica fino a conferirle quel dinamismo mobile che rievoca concetti passati e presenti. La fotografia diventa supporto del passato, di cui mantiene lo status, esaltandone valori e forme, che proietta in un presente che si mescola, si trasforma, si sovrappone, si assoggetta alle leggi della multiculturalità e multi religiosità.

Una serie d’immagini che invitano a ritrovare la capacità di credere, trasmettendo il modernismo e la religiosità di Gerusalemme, luogo di culto e simbolo dell’attitudine assoluta a mescolare uomini, donne, bambini, etnie e religioni.

Informazioni Museo della Padova Ebraica tel. 049 561267.

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Paola Farina
Nata a Vicenza il 25 gennaio 1954, studentessa mediocre, le bastava un sette meno, anche meno in matematica, ragazza intelligente, ma poca voglia di studiare, dicevano i suoi professori. Smentisce categoricamente , studiava quello che voleva lei. Formazione turistica, poi una abilitazione all’esercizio della professione di hostess di nave, rimasta quasi inutilizzata, un primo imbarco tranquillo sulla Lauro, un secondo sulla Chandris Cruiser e il mal di mare. Agli stipendi alti ha sempre preferito l’autonomia, ha lavorato in aziende di abbigliamento, oreficeria, complemento d’arredo, editoria e pubbliche relazioni, ha girato il mondo. A trent’anni aveva già ricostruito la storia degli ebrei internati a Vicenza, ma dopo qualche articolo, decise di non pubblicare più. Non sempre molto amata, fa quello che vuole, molto diretta al punto di apparire antipatica. Dove c’è bisogno, dà una mano e raramente si tira indietro. E’ generosa, ma molto poco incline al perdono. Preferisce la regia alla partecipazione pubblica. Frequenta ambienti ebraici, dai riformisti agli ortodossi, dai conservative ai Lubavitch, riesce nonostante il suo carattere a mantenere rapporti equilibrati con tutti o quasi. Sembra impossibile, ma si adegua allo stile di vita altrui, in casa loro, ovviamente.