Gestire la crisi in Sicilia, Walter Mauriello (presidente Meritocrazia Italia): l’incapacità di cambiare rotta

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Crisi del capitale umano
Crisi del capitale umano

L’urgenza del momento di crisi e la difficoltà del sistema politico a rinnovarsi creano disagio – inizia così la nota che pubblichiamo di Walter Mauriello, presidente di Meritocrazia Italia (qui le altre note su ViPiù.it dell’associazione, ndr) –. Ci si indigna per storture che hanno radici lontane, specie perché si conosce l’altissimo potenziale della Sicilia, che vanta prodotti di qualità, ed è meta turistica di prima importanza e luogo della cultura antica e tradizionale.

Ma la reazione tarda a vedersi.

Non si sente la voce di quel capitale umano competente e determinato che, se volesse, avrebbe la forza di dare una svolta all’agenda operativa dell’isola.

Un decimo della popolazione è ipercollegato, legge e si informa con una dieta mediatica ricchissima, non manca di tenersi aggiornato anche dall’estero e ha la capacità critica sufficiente a comprendere la gravità della situazione.

In più, i giovani sanno sfruttare meglio di altri le opportunità che la tecnologia mette a disposizione per interessarsi all’attualità e alle problematiche della Regione, ma spesso non hanno modo di coltivare le speranze e potrebbero trovare il coraggio di farsi avanti se fosse loro prospettato un obiettivo diverso e costruttivo per il quale rischiare. È più facile combattere per scopi che sembrano davvero realizzabili. In molti casi, invece, l’unica aspettativa possibile di immediato o breve periodo è legata alla conquista di un contratto a breve termine, con pochissime chance di rinnovo.

La classe politica è variegata e molto frammentata, quanto a ideali e approccio operativo.

Non mancano leader lungimiranti e preparati che cercano di portare avanti con serietà e senso del dovere la passione rinnovatrice, peraltro in un contesto (di crisi, ndr) non semplice. C’è anche chi, con fiducia, cerca di costruire una rete nuova di relazioni e di idee ma, vista la difficoltà di portare significativo rinnovamento nel breve periodo, poco riesce a incidere rispetto al quadro politico consolidato che governa la Regione.

Ma è storicamente confermato che una rivoluzione delle idee sia spesso frutto dell’iniziativa di un gruppo, ancorché minoritario, che sappia cogliere e interpretare il disagio dei più e la necessità di rinnovamento di una comunità che, se adeguatamente coinvolta, sa partecipare all’azione in modo compatto.

Il tempo corrente consegna invece un tessuto sociale molto disaggregato e confuso, nel quale i principi di solidarietà, coesione e sostegno collettivo sono andati perduti, cedendo il passo a gruppi di interessi comuni, aggregazioni omogenee per capacità di spesa, età, localizzazione geografica, hobby, professioni. I mezzi di comunicazione hanno cercato di interpretare la stratificazione popolare in termini di target, mettendo in evidenza quanto la netta separazione fra diversi modi di pensare e intendere il quotidiano sia predominante e quanto preoccupante sia il conseguente disorientamento  collettivo. Questo sistema ha forse portato, inizialmente, a un aumento dei consumi e a una riduzione delle tensioni sociali, ma l’artificiosità degli stereotipi non regge a lungo.

Senza contare che oggi, in un periodo di crisi, le persone non si riconoscono neppure più in un unico target, sentono di vivere identità multiple, interessi insieme contrastanti e coerenti, usano linguaggi e ideologie divisive. La tecnologia consente loro di unirsi in gruppi che possono scegliere di volta in volta, non necessariamente in modo coerente e strutturato. La società è composta da insiemi di minoranze, nessuna delle quali sembra capace di esprimere un messaggio e un indirizzo di lavoro che guardi oltre il personalismo e l’interesse del piccolo gruppo.

La verità è che l’ipotesi di darsi da fare e mettersi in gioco in un cammino di rivoluzione e rinnovamento non trova il punto di appoggio intellettuale e politico per dar modo all’azione di trovare concretezza.

Nel contesto a tinte fosche e sfumature decisamente incerte sopra descritto, un cambiamento culturale è urgente e necessario, attraverso un percorso progressivo ma deciso, che ricostruisca e aggreghi persone ed idee in un ambito più ampio e libero che conduca, nel tempo, ad una visione collettiva condivisa oltre la crisi. Solo così può essere avviata una frattura strutturale col passato e col presente, mettendo da parte l’interesse strumentale del singolo e valorizzando quel ‘Noi’ che è davvero risposta collettiva volta a affrontare in modo condiviso le difficoltà senza lasciare nessuno indietro

Stop war.         

Meritocrazia Italia 

Il Presidente Walter Mauriello