Varie associazioni hanno lottato e si sono Unite per il Fondo, quello istituito dalla legge 205 (“per l’erogazione di misure di ristoro in favore di risparmiatori che hanno subito un danno ingiusto, riconosciuto con sentenza del giudice o con pronuncia degli arbitri in ragione della violazione degli obblighi di – informazione, – diligenza, – correttezza e trasparenza“) approvata all’unanimità il 27 dicembre 2017 ma ancora non attivata per il triplo rinvio “con modifiche” del relativo regolamento o decreto attuativo che dir si voglia, dal 30 marzo 2018 al 31 ottobre e, ora, dopo il Milleproroghe, al 31 gennaio 2019….
Altre associazioni, quelle che fanno riferimento al verbo di don Enrico Torta ispirato dal discusso presidente del suo omonimo coordinamento, l’avv. Andrea Arman, e dagli atteggiamenti violenti di Luigi Ugone, verbo e atteggiamenti che fanno presa giallo verde sui loro seguaci, che finora nulla, però, hanno ottenuto, fanno la guerra (forse solo perché quella legge non è stata da loro conquistata) a quel combinato legge 205 – decreto attuativo del presidente del consiglio (DPCM), di sicuro da rimpolpare di risorse ma ad oggi l’unico punto di partenza concreto per dare risposta alle giuste richieste dei soci sodomizzati da Banca Popolare di Vicenza e, diciamolo, anche se ne siamo meno convinti, da Veneto Banca (è un’altra storia anche se con lo stesso finale tragico per la povera gente che ci ha rimesso i soldi).
Oltre e intorno a queste multiformi associazioni, con altri mille distinguo interni, in perenne guerra fra di loro (a noi non dispiace la 205 se non altro perché farebbe partire le “misure di ristoro in favore di risparmiatori che hanno subito un danno ingiusto…“) ci sono altri interessi, e che interessi! (di cui parleremo non appena riprenderemo la nostra inchiesta su questo “mondo di mezzo” iniziata con l’intervista a Francesco Celotto), di decine e decine di avvocati, che fanno parte delle associazioni o che proprie associazioni hanno costituito o che lavorano in proprio anche con migliaia di clienti…
In questo marasma, ci è venuto un dubbio (quasi una certezza) mercoledì 12 settembre dopo aver seguito di persona il blitz della delegazione delle associazioni Unite per il Fondo, alla sua fine e mentre riordinavamo le idee per scrivere il primo lancio di cronaca: “Soci BPVi, Veneto Banca e 4 banche risolte: blitz a Roma delegazione Associazioni Unite per il fondo: impianto l. 205 confermato dai partiti, emendamento pro lodi Acf ne decreta partenza, ministro Tria determinerà le risorse“.
Avevamo promesso di dettagliare in seguito i singoli incontri ma, mentre li stavamo descrivendo, si è rafforzato in noi quel dubbio che avevamo in qualche modo preconizzato nelle due delle 4 conclusioni con cui avevamo sintetizzato l’esito della giornata.
Se l’ammontare delle risorse, che renderanno buona o un palliativo la 205, sono, come sono, “di competenza ministeriale e, cioè, del ministro Giovanni Tria, che dovrà far quadrare tutti i conti“, e se “in tanti hanno fatto capire che una costante vigilanza (pressione?) da parte dei soci vittime delle banche sarà, comunque, utile a sensibilizzare il legislatore. Tanto più che i fondi dormienti, oggi nel cassetto del Mef, sono una riserva che il Governo potrebbe voler o dover destinare in parte ad altre crisi bancarie latenti o già… annunciate” ebbene ecco il dubbio o la certezza:
il numero delle vittime delle banche truffaldine per i quali cercare (e da cui, quindi, essere politicamente “ringraziati”), è enormemente minore (340.000 quelle di partenza) di quello della enorme platea di coloro ai quali (milioni) sono state fatte le promesse elettorali di flat tax e reddito di cittadinanza. E allora se vanno trovati i soldi, comunque tanti, per far partire una parvenza di flat tax e di reddito di cittadina quella decisione “ministeriale” sull’ammontare del quid con cui finanziare la 205 e quella necessità di fare pressioni vogliono dire, dubbio certo, che dopo la sodomizzazione subita dalle banche ora i risparmiatori dovranno prepararsi ad essere “abusati” anche dai giallo verdi che si fanno forti anche delle divisioni fra le associazioni.
La colpa, ovviamente, sarà dell’Europa e, magari, degli immigrati, vi diranno Luigi Di Maio e Matteo Salvini, come anni fa Gianni Zonin e Vincenzo Consoli (qui simili fra di loro, anche se il secondo vittima di qualche boia che si aggirava e si aggira ancora in Banca d’Italia) vi hanno detto che il crash delle azioni era colpa della BCE e, magari, di Renzi…
P.S.
La foto ritrae un risparmiatore che manifestava in mutande insieme a don Enrico Torta e Patrizio Miatello, simboli plastici, ora che sono divisi, delle due anime delle associazioni che la possono pensare come vogliono ma che, divise, fanno il gioco del sistema economico finanziario che sovrasta sempre i colori politici, rossi più o meno sbiaditi, gialli o verdi che siano, e che lascerà in mutande i risparmiatori, sodomizzati, prima, abusati, ora.
A don Torta un messaggio-appello di ricomposizione lo avevamo portato noi di persona, ma lui, un prete, non l’ha accettato. Se per imparare non sarebbe mai troppo tardi, unire le poche centinaia di migliaia di persone che hanno perso i propri risparmi è ormai indilazionabile se le si vorrà far contare il giusto nella suddivisione delle risorse oggi tutta focalizzata sui milioni di cittadini, le cui due categorie sono unite al loro interno ma che non devono, però, recuperare i propri soldi, ma si aspettano, legittimamente per carità, di pagare meno tasse e di ricevere qualcosa per un livello di vita dignitoso.