La figura di Giacomo Matteotti: Vincenzo “Enzo” Maraio e Giovanni Diamanti ne hanno parlato a Fornaci Rosse

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Giacomo Matteotti, se ne parla alle Fornaci Rosse
Giacomo Matteotti, se ne parla alle Fornaci Rosse

Ieri, 3 settembre, alle 18, sul palco di Fornaci Rosse, a Vicenza, il Segretario nazionale del PSI Vincenzo “Enzo” Maraio, ha approfondito con Giovanni Diamanti la figura di Giacomo Matteotti, evidenzia Luca Fantò, segretario PSI Vicenza – sez. Bandini..

Martire socialista e antifascista, Giacomo Matteotti combatté per il Socialismo, la Democrazia e la Pace. Per questo suo impegno, in diversi momenti della sua breve esistenza, fu mandato al confino, rapito e torturato. Infine barbaramente ucciso dai fascisti.

Oggi il suo esempio deve essere di monito. Giustizia sociale, solidarietà, uguaglianza, valori che caratterizzano il Socialismo, devono tornare ad essere l’essenza dell’azione politica in un’Europa in cui risorgono i movimenti filonazisti, in cui le forze conservatrici e reazionarie prendono il potere.

Ai tempi del martirio di Matteotti, le forze di opposizione al fascismo non seppero essere unite, se il martire socialista ci ha insegnato qualcosa, è il momento di non ripetere l’errore. Senza veti, in Europa, in Italia e anche in Veneto, le forze progressiste, liberali e socialiste, devono marciare insieme.

Brevi cenni su Giacomo Matteotti

Giacomo Matteotti (nato a Fratta Polesine il 22 maggio 1885 e morto a Roma il 10 giugno 1924) è stato un politico, giornalista e antifascista italiano, nonché segretario del Partito Socialista Unitario, fondato a seguito di una scissione del Partito Socialista Italiano durante il Congresso di Roma nell’ottobre del 1922.

Il 10 giugno 1924, Matteotti fu rapito e assassinato da una squadra fascista guidata da Amerigo Dumini, in risposta alle sue denunce delle illegalità perpetrate dalla nascente dittatura di Benito Mussolini. Il suo corpo fu ritrovato il 16 agosto 1924, circa due mesi dopo l’omicidio.

Il 3 gennaio 1925, Benito Mussolini, durante un discorso alla Camera dei deputati, si assunse pubblicamente la «responsabilità politica, morale e storica» per il clima che aveva portato all’assassinio di Matteotti. Successivamente, nel giro di due anni, furono approvate le cosiddette leggi fascistissime, e i deputati che avevano preso parte alla secessione dell’Aventino come forma di protesta per il delitto Matteotti furono dichiarati decaduti.