A Maria, Madre di Gesù, furono sempre tributo un importante culto, iperdulia, e furono composte nel corso dei secoli numerose preghiere, a partire dalla salutatio angelica (Ave Maria) con la recita del Santo Rosario, è la più diffusa, sino a quelle predisposte per la celebrazione liturgica, memoria, della Festa della Beata Vergine Maria Madre della Chiesa, che per volere di papa Francesco è stata stabilita per il rito romano il lunedì di Pentecoste, come decretato dalla Congregazione per Il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti l’11 febbraio 2018.Un culto questo già indicato da papa Paolo VI al termine del Concilio Vaticano e l’appellativo inserito nelle Litanie Lauretane da papa San Giovanni Paolo II. Con il recente decreto la “memoria” si inserisce nel calendario Liturgico e nella Liturgia delle ore.
Il Cristianesimo ed in particolare la Chiesa Cattolica, ha indicato sempre nel culto mariano una delle fonti della vita religiosa dei credenti. Lo ha compiuto anche con la definizione dogmatica, quelle dell’appellativo a Maria di “Madre di Dio”, definito come verità di fede (dogma) dal Concilio di Efeso nel 431 d.C. Seguirono i dogmi sulla Perpetua Verginità esplicitamente ammessa dal Concilio Costantinopolitano II 8 553 d.C.) e da quello Lateranense del 649 d.C. A questi si sono aggiunti quello dell’Immacolata Concezione, definito e poi proclamato da papa Pio IX l’8 dicembre 1854 con la Bolla la bolla Ineffabilis Deus, e dell’Assunzione al Cielo, proclamato da papa Pio XII il 1 novembre 1950, Anno Santo, con la Costituzione Apostolica: Munificentissimus Deus.
L’invocazione alla Madre di Dio non manca mai nelle celebrazioni della Santa Messa, che spesso si conclude con un inno cantato dedicatoLe, il più noto è il Salve Regina. Il numero di questi inni è indefinibile, talora di uso locale e spesso con una grande valenza di religiosità popolare, che ben si esprime nei tantissimi santuari mariani sparsi in tutto il mondo, più o meno celebri, tra quelli nella provincia di Vicenza da ricordare quello di Monte Berico e quello di Scaldaferro. Ricordiamo anche che molte encicliche pontificie, al termine, invocano Maria a aiuto della Chiesa stessa e del magistero con la bella espressione del Concilio Vaticano II (Lumen gentium, III,60-69): Maria che “precede tutta la Chiesa sulla via della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo” ottenga a tutti noi anche questo “frutto”, nell’anno che abbiamo dedicato a lei, alle soglie del terzo millennio della venuta di Cristo, che san Giovanni Paolo II pose a chiusura della Mulieris dignitatem del 1988. Papa Benedetto XVI, ricordando il celebre testo di San Luigi Maria Grignion de Montfort Trattato della vera devozione alla Santa Vergine degli inizi del 1700, ma scoperto nel 1842 2 stampato l’anno successivo ricordò che la devozione alla Santa Vergine è un mezzo privilegiato “per trovare Gesù Cristo perfettamente, per amarlo teneramente e servirlo fedelmente”.
Il culto mariano è immenso e le numerose apparizioni, tra cui quella ora ben accetta anche da papa Francesco di Me_ugorje e tutta la cristianità, talora con accenti diversi, mostra precisa devozione.
Non solo la Chiesa nei suoi contenuti, nelle sue liturgie, nelle preghiere, inni e canti ha particolarmente a cuore Maria, Madre di Dio e della Chiesa, ma anche il mondo dell’arte nelle sue varie declinazioni ha celebrato il valore della Madre di Gesù. Contare tutte le opere artistiche che hanno come contenuto “Maria” è recensione quasi impossibile: a partire dalla prima, un affresco in una chiesa di Dura-Europos, antica città della Mesopotamia, situata oggi in Siria (in prossimità del villaggio di Salhiyah), sino a quelle recenti in mosaico presso il santuario vicentino di Scaldaferro. Non si contano poi le statue, le chiese e i santuari, le piccole raffigurazioni di ricordo dei vari santuari. Accanto le composizioni musicali e le poesie. Tra tutte piace ricordare quella di Dante Alighieri nella cantica Paradiso (canto XXXIII della Divina Commedia:
“vergine madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,
Tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura…”
Non dimentichiamo nemmeno quella di Giacomo Leopardi:
A Maria.
E’ vero che siamo tutti malvagi,
ma non ne godiamo, siamo tanto infelici.
E’ vero che questa vita e questi mali
sono brevi e nulli, ma noi pure
siam piccoli e ci riescono lunghissimi
e insopportabili. Tu che sei già grande
e sicura, abbi pietà di tante miserie.
Tenera la poesia di Trilussa, che ricorda quanto diceva Santa Teresa del Bambin Gesù: “se non sai che fare…recita un’Ave Maria”.
Alla Madonna
“Qann’ero ragazzino,
mamma mia me diceva:
Ricordati, fijolo,
quanno te senti veramente solo
tu prova a recità n’Ave Maria.
L’anima tua da sola spicca er volo
e se solleva, come pe’ magìa.
Ormai so’ vecchio, er tempo m’è volato;
da un pezzo s’è addormita la vecchietta,
ma quer consijo nun l’ho mai scordato.
Come me sento veramente solo,
io prego la Madonna benedetta
e l’anima da sola pija er volo!”.
Tra i tanti poeti anche il vicentino Giacomo Zanella (Chiampo (VI) 9 settembre 1820- Cavazzale di Monticello Conte Otto (VI) 17 maggio 1888), oltre ad aver dimostrato grande attenzione a Maria come sacerdote, cfr. La purificazione di Maria (“Il Berico” XVIII, n.236, pp.1-2- 14/15 ottobre dove denuncia “Noi viviamo in tempi, O Signori, che il culto della materia va pigliando forza sopra il culto dello spirito..) e come storico Notizie storiche sul santuario di Maria Vergine del Monte Berico di Vicenza (Venezia, Tip. Emiliana, 1875), a Lei ha dedicato molte poesie alla Madonna e ha tradotto anche alcuni inni.
Tra le poesie di grande valore è la parafrasi della Salve Regina a chiusura della prima parte nella poesia Milton Galilei, che fu anche musicata da D. Urmacher (1798?- 1875) e da Paolo Avella O.S.T. (1897- 1939); rimando al mio Il verso si fa musica Giacomo Zanella, Vicenza, Editrice Veneta, 2016. A questa si aggiungono Ad un’antica immagine della Madonna; Alla Madonna di monte Berico in Poesie (Vicenza, Neri Pozza, 1988), il sonetto XLI Ave Maria della silloge Astichello (Vicenza, Editrice Veneta, 2013), musicata da Giorgio Golin (1933 – 2006). Diverse altre composizioni sono in Poesie rifiutate-Disperse-Postume- Inedite (Vicenza, Neri Pozza, 1991): due A Maria; Ai popolani di Cornedo esultanti per il trasporto solenne dell’immagine di Maria Vergine; Preghiera O de’ cieli Regina…
Il poeta vicentino fu impegnato anche nella traduzione del Salterio mariano di San Bonaventura, che però non portò a termine (S. Rumor, Di una versione inedita del Salterio Mariano, Verona, G. Franchini, 1896) della Preghiera a Maria della Dama inglese di origine magiara Eulalia Fodor di Fodoroz e dell’ Inno della chiesa alla Vergine-Ave maris stella, pubblicato in Faustissime nozze Peli-Clementi, Vicenza, Tip. Rumor, 1902, pubblicato a cura di G.C. Veronesi e nella Dedica ricorda che la versione di Zanella fu fatta nel 1875 in occasione della sua predicazione del mese di maggio nella Chiesa di San Marco (Scalzi) e in quella di Cavazzale o Polegge, vicine alla sua “villetta”, non disdegnano di utilizzare anche il dialetto “visentin”, per meglio farsi intendere e senza tante colte citazioni, che pur avrebbe potuto fare.
L’inno Ave, maris Stella…è una preghiera che alcuni attribuiscono a Venanzio Fortunato (530-609 d.C.) o a Paolo Diacono (?- 799 d.C.), il celebre autore della Historia Langobardorum. Fu anche ritenuta opera o del re francese i Roberto il Pio (972-1031) o a San Bernardo di Chiaravalle (1090-1153). L’inno è sempre recitato durante l’ufficio divino e l’ufficio della Beata Vergine Maria, nei Vespri e nelle feste mariane.
Il testo, sette quartine non rimate, chiede alla Madre di dio e della chiesa di dare luce ai fedeli e scacciare i mali per un’esistenza innocente e mite e per questo termina proprio con la lode di Dio, Trinità Infinita.
Il testo latino è tradotto in varie lingue, proporremo quella in italiano dello Zanella e fu anche musicato da grande Autori: Orlando di Lassoufay, Claudio Monteverdi, Girolamo Frescobaldi, Antonio Vivaldi, Johann Sebastian Bach, Antonín Dvo_ák, Franz Liszt, Monsignor Lorenzo Perosi, Nino Rota, Juris Karlsons e altri. Germain Nouveau (1851 – 1920), del movimento simbolista ha composto una poesia, pubblicato nel 1912, con lo stesso nome, traendo ispirazione da questa preghiera.
L’Ave maris Stella è anche l’inno ufficiale dell’Acadia, area dell’America settentrionale sulla costa dell’Oceano Atlantico che comprende le province marittime del Canada (Nuova Scozia, Nuovo Brunswick e Isola del Principe Edoardo) e la parte del Québec inclusa nel Canada francese.
Ave maris Stella
Versione di Giacomo Zanella
Ave, del mare luminosa Stella,
Di Dio beata, eccelsa Genitrice,
E dopo il parto ancor Vergine bella,
della reggia del ciel porta felice.
Tu che di Gabriel dalla verace
Bocca udisti quel dolce: – Ave Maria –
Noi, Tuoi figli, rafferma in salda pace;
D’Eva il nome nel Tuo cangia, o Maria.
Sciogli pietosa i rei dalle catene;
La strada col Tuo lume a’ciechi addita;
Discaccia i nostri mali, ed ogni bene
Impetra a noi nell’una e l’altra via.
Mostra che sei dell’uom Madre cortese;
Per Te le nostre preci accolga in cielo
Colui che, quando a liberarci scese,
In Te degnò vestirsi il nostro velo.
Vergine, che d’ogni altra il vanto oscuri
La più mite di tutti e più pudica,
Fanne a Tua somiglianza e miti e puri,
Rotto il legame della colpa antica.
D’ogni fango ne serba immacolati,
Il cammin ne assicura in questo esiglio,
Tal che possiam per ogni età beati
Goder la vista del Divin Tuo Figlio
Gloria al Celeste Padre intuoni il canto;
All’Eterno Unigenito ogni core
Gloria risponda e allo Spirito Santo:
A’ tre per tutti i tempi un solo onore.
Coordinatore de “La voce del Sileno” Italo Francesco Baldo
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