Gianmaria Gasparri, Patricia Labee: galeotto fu il palazzetto di Vicenza, la prima di tante storie sportive “in rosa”

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Patricia Labee e Gianmaria Gasparri
Patricia Labee e Gianmaria Gasparri

(Articolo da VicenzaPiù Viva n. 5, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).

Uno cestista, l’altra pallavolista, si sono conosciuti nel 2004 quando lei venne a giocare per
la Minetti. Da allora, la loro relazione è cresciuta vivendo lo sport a 360 gradi: dal circuito
mondiale di beach volley, al loro marchio di vestiti, fino alla cura dei figli, che oggi seguono
le orme dei due genitori.

Lui: giocatore di basket, appassionato di sneakers e di tutti gli sport in generale, reduce dagli anni ruggenti della Pallacanestro Vicenza degli anni ’90, con la doppia promozione in A2 e il titolo ceduto successivamente alla Snaidero Udine. Lei: giocatrice di pallavolo in massima serie olandese, la valigia in mano pronta a tentare l’avventura nel campionato migliore del mondo, quello italiano.
Inizia così la storia di Gian Maria Gasparri e Patricia Labee, che ormai da vent’anni condividono tutto delle loro vite, da quando si conobbero al palazzetto dello sport Città di Vicenza senza mai lasciarsi.
Il tutto, ma altre storie sportive in «rosa» tutte nate a Vicenza vi racconteremo, comincia nell’estate del 2004 quando, direttamente da Ridderkerk, cittadina olandese di 40 mila abitanti appena fuori Rotterdam, arriva a Vicenza Patricia Labee. Ha appena lasciato la terra natia per cercare stabilità nella pallavolo italiana: all’epoca le giocatrici in Olanda non erano retribuite a sufficienza e far combaciare studio, lavoro, allenamenti e partite era diventato troppo faticoso. Così, ottenuto da Giovanni Coviello uno stage alla Minetti Vicenza, si fa subito apprezzare come una giocatrice di banda efficiente e capace, guadagnandosi la conferma per la stagione a venire, quella 2004-2005.

Patricia Labee in azione da beacher
Patricia Labee in azione da beacher

«Avevo iniziato a giocare molto tardi, su insistenza di una mia professoressa.» – racconta Patricia – «Prima praticavo ginnastica artistica, ma ero troppo rigida per questioni di muscolatura. Una volta iniziato a giocare a pallavolo però, mi ritrovai immediatamente in squadre di A1 e A2 olandese. Ci sono rimasta per dieci anni, ma ad un certo punto la situazione si era fatta insostenibile a causa dei bassi rimborsi. Così, chiamai il mio procuratore per trovare una squadra in Italia o in Francia per potermi concentrare solo sul campo ed è così che sono arrivata a Vicenza».
È proprio tra le mura dell’allora PalaCia (fu il nostro attuale direttore ad inaugurare a Vicenza la stagione delle denominazioni sponsorizzate del palasport per cercare finanziamenti vitali per il volley, ndr) di Vicenza che Patricia fa la conoscenza di Gian Maria, appena entrato come collaboratore nella società di pallavolo. «Avevo giocato nella squadra promossa in A2 con Dalmasson nel 2000.» – spiega lui – «Poi avevo continuato giocando in varie squadre in giro per l’Italia, prima di rientrare a casa. In quegli anni avevo aperto un negozio di scarpe And1, marchio di sneakers da pallacanestro che in quel momento spopolava, visto che i brand di calzature sportive maggiori (Nike e Adidas su tutte) avevano deciso di puntare sul calcio. Avevamo uno dei due store in Italia di And1 e avevamo un giro di clienti da tutto il Nord. Questa mia intraprendenza mi portò a fare la conoscenza di Giovanni Coviello, che mi chiese di collaborare con la società per lavorare nel marketing e nella comunicazione della Minetti Vicenza, tramite la quale poi ci siamo conosciuti».
Non fu comunque un colpo di fulmine immediato: «Inizialmente non frequentavo le giocatrici, o almeno non spesso.»- spiega lui – «Il mio compito era quello di fare promozione all’interno delle scuole e di far conoscere le atlete alle bambine che potevano appassionarsi. Poi, piano piano, passando tempo insieme, le cose sono successe naturalmente».

Patricia Labee, la prima seduta da destra nella foto di squadra della
Patricia Labee, la prima seduta da destra nella foto di squadra della Minetti Vicenza

Una stagione particolare, quella della Minetti Vicenza 2004-05: «Mi ricordo che quando arrivai era una squadra in ricostruzione» – spiega Patricia – «ma il livello del gruppo era altissimo. Erano arrivate in estate Sanja Starovic, Ivana Ðjerisilo, Valentina Borrelli, Frauke Dirickx, in effetti un ritorno dopo aver vinto a Vicenza Coppa Cev e Supercoppa nel 2001, e Rikka Lehtonen, e in gruppo c’erano già atlete formidabili come Paccagnella, Zilio e De Gennaro. La squadra era in gran parte nuova ma avevamo talento, anche se forse non ottenemmo quanto potevamo».
La stagione, infatti, non iniziò con il piede giusto e qualche sconfitta di troppo costò la panchina a Simonetta Avalle, sostituita da Giuseppe Nica. «Riuscimmo a recuperare in classifica in primavera» – dice ancora Labee – «e a qualificarci per i play-off come ottave. Purtroppo, però, contro Bergamo non ci fu nulla da fare e ci eliminarono subito».
Tuttavia, l’impressione che ebbe Patricia fu quella che il campionato italiano era qualcosa di diverso: «Era già passata Maurizia Cacciatori e quelli erano gli anni del boom di Francesca Piccinini; c’erano atlete per cui arrivavano centinaia di bambine ogni domenica al palazzetto. Una dimensione che in Olanda, a livello di popolarità, non avevamo assolutamente».
«Quella della Minetti, però, era un’organizzazione di prima classe» ci tiene a sottolineare Gasparri «Il palazzetto dello sport, in assenza di altre squadre di vertice di altri sport, era completamente dedicato alla pallavolo e la squadra poteva tenere sempre allenamenti specifici o individuali. A inizio anno la squadra veniva presentata alla fiera in diretta televisiva e il settore giovanile era una vera e propria potenza, capace di rifornire la prima squadra e non solo. La macchina della Minetti era veramente formidabile».
L’esperienza di Labee nel campionato italiano però dura solo un anno, ma non per volontà della società: «Quell’estate venni chiamata da una mia amica, Mered De Vries, anche lei giocatrice, che mi fece una proposta molto allettante: entrare nel mondo del beach volley per cercare di qualificarci alle Olimpiadi» – spiega l’ex banda di Vicenza «Così, scelsi di tornare in Olanda e di cercare di coronare il sogno di andare a Pechino 2008, lasciando la pallavolo da palazzetto».

Gianmaria e Patricia con i figli Gianmarco e Charlotte
Gianmaria e Patricia con i figli Gianmarco e Charlotte

Una scelta, tra i rimpianti anche del pubblico locale per la sua bravura e il suo «fascino», che, nonostante la relazione fosse ancora fresca, Gian Maria scelse di supportare non solo emotivamente, ma anche fisicamente, trasferendosi con la sua compagna in Olanda. «Sentivamo di voler provare a restare insieme e allora andai con lei.» – racconta lui – «Lasciai il negozio e trovai posto nel campionato olandese, in A2, con gli Astronauts Asterdam. Giocavo con la squadra dei giovani in seconda serie, mentre la prima squadra giocava in massima serie e partecipava all’Eurocup. Questo mi permetteva di continuare a giocare mentre Patricia si allenava e di seguirla poi per il resto del mondo quando iniziava il circuito».
Sì, perché come nel tennis, il beach volley poggia su un calendario internazionale, che porta le atlete a disputare tornei in ogni angolo del mondo: dal Sudafrica agli Stati Uniti, dall’Europa al Brasile alla Thailandia, costringendo a una vita di continuo pellegrinaggio. Situazione, però, non favorita dalla federazione olandese: «Non eravamo supportate, né economicamente né sportivamente.» – spiega Patricia . «Dovevamo arrangiarci per tutti i viaggi e le spese e ricevevamo qualche rimborso solo in caso di piazzamenti importanti ai tornei. Così, quando magari avevamo la giornata storta e uscivamo al primo turno, ci ritrovavamo da qualche parte nel mondo senza avere aiuti di sorta».
«Facevamo una vita low cost comunque» – aggiunge lui – «cercavamo di viaggiare in maniera economica e di darci una mano con gli amici che ci eravamo fatti in giro per il mondo. Per fortuna, facendo quel tipo di vita, abbiamo trovato tante persone splendide con cui teniamo ancora rapporti. Una su tutte Rikka Lehtonen, che giusto qualche mese fa ci ha invitato in Finlandia per la sua festa di addio alla pallavolo».
Nonostante il grande sforzo profuso, il sogno olimpico di Patricia non si concretizzò. Così, nel 2008, la coppia decise di rientrare in Italia, a Vicenza. «La ritenemmo la soluzione più comoda» – dice Gian Maria – «Un po’ perché qui comunque avevamo una rete più solida, un po’ perché per me trovare da lavorare in Olanda sarebbe stato difficile. Ci dedicammo subito di nuovo allo sport. Patricia giocava in Serie C a Castelfranco; io girovagai per qualche squadra del territorio, fino a che non mi ruppi il crociato e
non iniziai a collaborare con la Pallacanestro Vicenza. Fui assistente di Giugni, Deanesi e Tisato nella doppia promozione in Serie B e tornai come assistente di Silvestrucci l’anno successivo, prima di lasciare il mondo dei grandi e di dedicarmi ai piccini con la mia scuola di minibasket.
Sono stati anni bellissimi ma preferisco concentrarmi sui bambini: ad oggi il Minibasket Vicenza vanta collaborazioni sia con la squadra maschile che la femminile, facendo da linfa ai rispettivi settori giovanili».
È proprio in quel momento che, quasi per gioco, i due decidono di lanciarsi nel settore del vestiario sportivo. «La cosa era nata come uno scherzo, ma presto ci rendemmo conto che poteva diventare qualcosa di più: avevamo capito per primi che il futuro delle magliette degli sportivi passava per la sublimazione, ovvero la possibilità di personalizzarsi in tutto e per tutto il vestiario.
Piano piano ci siamo creati un nostro giro e oggi riforniamo squadre di basket, pallavolo e beach volley in tutto il mondo, nonostante le dimensioni dell’azienda siano ancora molto ridotte».

Gianmaria Gasparri con la palla a spicchi
Gianmaria Gasparri con la palla a spicchi

Il brand della coppia si chiama Star e il nome nasce da un concetto molto semplice: «Vogliamo che chiunque indossi i nostri vestiti si senta una stella.» – dice Patricia – «Quindi, Star Sport, perché non serve giocare a livelli altissimi per sentirti una stella. Ad oggi,  lavoriamo soprattutto per i tornei di beach volley delle federazioni (Olanda, Germania, Lussemburgo, Francia). Riforniamo il torneo di Palma di Mallorca, che è uno dei più grandi del mondo, e siamo stati tra i primi a lanciarci nel mercato dei sensors, ovvero i calzari specifici per la sabbia che si usano nel beach; siamo stati anche i primi ad aver creato un pantaloncino brevettato specificatamente per la pallavolo sulla sabbia, una retina che ti permette di pulire immediatamente le mani dopo ogni azione».
Per una coppia di sportivi così, però, la grande soddisfazione è quella di avere due figli appassionati come loro: «Gianmarco ha dodici anni» – dice Gian Maria – «ed è patito di pallacanestro. Ora gioca nel vivaio della Pallacanestro Vicenza con i ragazzi più grandi di un anno. È già alto un metro e ottanta a dodici anni e si impegna tantissimo. Avrebbe delle mani perfette anche per la pallavolo, ma al momento non ha interesse; anzi, ogni domenica devo accompagnarlo al palazzetto a vedere giocare la prima squadra».
«Charlotte è come me da bambina invece» – dice sorridendo Patricia – «Come me fa ginnastica artistica e si allena veramente tantissimo, anche a casa da sola. È molto determinata ma, come me, è molto alta e fatica a fare i piegamenti e i movimenti che le servono per questioni di muscolatura. Abbiamo visto però che anche lei ci sa fare con le mani: gioca a basket una volta a settimana e secondo noi potrebbe essere capace anche di giocare a pallavolo.
Non la forziamo però: il suo desiderio al momento è di fare ginnastica e la lasciamo continuare». Ad oggi quindi, la vita di Gian Maria e Patricia è concentrata sui figli e su Star Sport, anche se ovviamente si prendono il tempo per rilassarsi: «Ogni estate passiamo tantissimo tempo in una roulotte che affittiamo a Jesolo in un residence specifico per il beach volley e passiamo tre mesi a giocare». D’altronde, impossibile pensare che due così riescano a stare lontani dal pallone, da volley o da pallacanestro che sia.