A Ginevra almeno 40 veneti a sostenere Israele davanti all’UN Human Rights Council!

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A Ginevra manifestano per Israele oltre 40 veneti
A Ginevra manifestano per Israele oltre 40 veneti

E’ giunto il tempo di far sentire la voce di Israele alle Nazioni Unite. Così il 18 marzo dalle 12:30 alle 15:30 ci siamo ritrovati sulla Piazza delle Nazioni, davanti a quella si dice sia la sede dell’UN Human Rights Council.

L’evento, bellissimo e organizzato molto bene da UN WATCH, un’organizzazione no profit, con sede a Ginevra, in Svizzera, il cui mandato è di monitorare che le performance delle Nazioni Unite siano compatibili con la Carta Costituzionale.

Eravamo in tanti a protestare contro lo strapotere d’ingiustizie dell’Onu, circa cento gli italiani e il gruppo più consistente era proprio quello veneto, più di quaranta persone, non è merito mio, io ero con il gruppo di Milano-Torino. I “veneti” grazie all’enorme contributo dell’Associazione Cristiani per Israele, sotto l’egida della Dott.ssa Edda Fogarollo, dirigente nazionale. Presenti inoltre anche rappresentanti dell’Associazione Figli della Shoà di Verona.

Credo che non siano mai giunte dal Veneto così tante persone, coese per Israele. Era bello vedere assieme a noi, i Cristiani a sostegno di Israele, cristiani provenienti sì dal Veneto ma qualcuno anche di origine africana, sudamericana, orientale. E’ questo mix di origini che fortifica un comune pensiero! Spalle alla piazza, il gruppo patavino ha manifestato spontaneamente e direttamente contro gli uffici ONU, sostenendo cartelli e striscioni dal contenuto molto espressivo.

Personalmente nutro qualche dubbio che l’ONU possa capire, perché attualmente naviga in una caretta del mare, che ha affondato molti dei diritti-doveri, sui quali si è riorganizzata il 24 aprile 1945!

Perché abbiamo protestato?

 

A Ginevra per Israele anche i cristiani per la pace
A Ginevra per Israele anche i cristiani per la pace

L’UNHRC pubblicherà un rapporto di aggiornamento sulla loro lista nera delle aziende che collaborano con gli israeliani oltre la linea verde, una forma sottilmente velata di BDS anti-israeliano.L’UNHRC pubblicherà il rapporto della loro Commissione d’inchiesta “sull’assalto” israeliano su “larga scala” a manifestanti palestinesi “civili” al confine di Gaza.

L’UNHRC pubblicherà altri cinque rapporti che individuano Israele – l’unica democrazia in Medio Oriente – e tuttavia nessuno sui gravi abusi commessi da Cina, Turchia, Cuba e altri regimi peggiori del mondo.

La settimana culminerà con l’adozione di cinque risoluzioni pregiudizievoli che condannano Israele, che non farà menzione di Hamas o dell’Autorità Palestinese.

Che cosa chiediamo?

Chiediamo la fine del pregiudizio e dell’ingiustizia dell’implacabile demonizzazione delle Nazioni Unite contro lo Stato di Israele o la Nazione Ebraica, si voglia ora dire e la fine del tradimento dei valori fondanti dell’ONU.

L’incontro è stato caratterizzato dall’intervento di oratori di spicco, in seguito riportati e l’evento è stato chiuso dalla brillante performance musicale di Hagit Yaso, cantante israeliana, vincitrice di “The Israeli Idol”! E poi tutti a ballare assieme e a cantare canzoni ebraico-israeliane. Interventi di spessore e morbida musicalità sono le nostre risposte a un’ONU che dovrebbe ormai battere bandiera bianca, martoriata da compromessi interni, ostaggio della lobby islamica, dell’ignoranza, dei pregiudizi. Un’ONU contraddittoria vittima del trasformismo politico, del petrolio, del potere, della ricchezza e della corruzione.

L’ONU vuole darci lezione di morale? Qualche esempio?

 

Ginevra, fine della manifestazione per Israele
Ginevra, fine della manifestazione per Israele

La sua vice presidente si chiama Xue Hangin ed è cinese, non mi sembra che la Cina sia uno stato di diritto democratico!L’Iran parteciperà a un gruppo di lavoro di una commissione Onu che difende i diritti delle donne, meglio, dovrebbe difendere i diritti delle donne perché proprio mentre l’Iran è stata accredita all’Onu con un ruolo di responsabilità in materia, l’avvocatessa Nasrin Sotoudeh è stata condannata a una pesante pena corporale e detentiva, colpevole di difendere i diritti delle donne (pensavo fosse una fake news, ma ecco la fonte https://freebeacon.com/national-security/iran-appointed-to-u-n-womens-rights-council/). In breve la comunicazione afferma “Mercoledì scorso 13 marzo l’ONU ha comunicato che l’Iran e la Nigeria – un altro paese che non è estraneo alle violazioni dei diritti umani-  saranno promossi alla Commissione internazionale per lo status delle donne, che sovrintende agli abusi commessi da stati oppressivi.

Ricordiamo all’Onu che proprio il 18 marzo è morto il Rabbino Achiad Ettinger, padre di 12 figli assassinato come il soldato Gal Keidan da mani palestinesi, mani sporche di sangue che hanno festeggiato le morti con la distribuzione di dolcetti per le strade.  La Palestina può agire come membro effettivo Onu dal 2019.

Al Palazzo di Vetro dell’Onu siedono e coprono posizioni importanti nazioni, che secondo i dati di Amnesty, applicano la pena di morte: Decapitazione in Arabia Saudita, fucilazione in Bahrain, Belarus (Bielorussia) Cina, Emirati Arabi, Palestina, Somalia, Yemen. Impiccagione in Afghanistan, Bangladesh, Egitto, Giappone, Giordania, Iran, Iraq, Kuwait, Malesia, Pakistan, Palestina, Singapore e Sudan del Sud.

E l’Onu si arroga il diritto di criticare Israele? All’Onu il Nobel per la coerenza e la giustizia!

Speakers

Aviva Raz Schechter Ambasciatore straordinario e plenipotenziario, rappresentante permanente di Israele presso le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali a Ginevra.

Amb. Dore Gold, Presidente del Centro per gli affari pubblici di Gerusalemme, ex ambasciatore israeliano presso l’ONU.

Richard Grenell, Ambasciatore degli Stati Uniti in Germania, portavoce degli Stati Uniti per lungo periodo alle Nazioni Unite (2001-2008).

Philippe Val, autore, giornalista francese, ex redattore capo di Charlie Hebdo.

Einat Wilf, autrice, intellettuale, ex membro della Knesset (parlamento israeliano).

Col. Richard Kemp, esperto di sicurezza nazionale, ex comandante delle forze britanniche in Afghanistan.

Hillel Neuer, avvocato e  direttore esecutivo di UN Watch.

Jan Bartošek, Vicepresidente Camera dei Deputati del Parlamento ceco.

Péter Niedermüller, membro del Parlamento europeo, commissione per le libertà civili.

Joël Herzog, Président, Associazione Svizzera-Israele, sezione Genève.

Kees van der Staaij, membro del parlamento olandes.

Francis Kalifat, Presidente di CRIF (Rappresentative Council of Jewish Organisations of France), Alina Bricman, presidente dell’Unione europea degli studenti ebrei.

Tomas Sandell, direttore fondatore di European Coalition for Israel.

Carlo Benigni, Unione di Associazioni Pro-Israele italiane.

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Paola Farina
Nata a Vicenza il 25 gennaio 1954, studentessa mediocre, le bastava un sette meno, anche meno in matematica, ragazza intelligente, ma poca voglia di studiare, dicevano i suoi professori. Smentisce categoricamente , studiava quello che voleva lei. Formazione turistica, poi una abilitazione all’esercizio della professione di hostess di nave, rimasta quasi inutilizzata, un primo imbarco tranquillo sulla Lauro, un secondo sulla Chandris Cruiser e il mal di mare. Agli stipendi alti ha sempre preferito l’autonomia, ha lavorato in aziende di abbigliamento, oreficeria, complemento d’arredo, editoria e pubbliche relazioni, ha girato il mondo. A trent’anni aveva già ricostruito la storia degli ebrei internati a Vicenza, ma dopo qualche articolo, decise di non pubblicare più. Non sempre molto amata, fa quello che vuole, molto diretta al punto di apparire antipatica. Dove c’è bisogno, dà una mano e raramente si tira indietro. E’ generosa, ma molto poco incline al perdono. Preferisce la regia alla partecipazione pubblica. Frequenta ambienti ebraici, dai riformisti agli ortodossi, dai conservative ai Lubavitch, riesce nonostante il suo carattere a mantenere rapporti equilibrati con tutti o quasi. Sembra impossibile, ma si adegua allo stile di vita altrui, in casa loro, ovviamente.