Luigi Gino Colaussi, all’anagrafe Luigi Colàusig (il cognome era stato cambiato d’ufficio ai tempi in cui il regime vietava i nomi stranieri) nacque a Gradisca d’Isonzo il 4 marzo 1914 e fu il Paolo Rossi del Mondiale 1938, come scrisse Bruno Perucca su “La Stampa” del 27 dicembre 1991, quando Colaussi morì nella sua Trieste dopo mesi di battaglia contro una malattia. Lo si ricorda come il Paolo Rossi del ‘38, perché i suoi gol furono determinanti come quelli di Pablito nell’82 in Spagna. Tenuto a riposo precauzionale del commissario tecnico Vittorio Pozzo nella prima partita con la Norvegia a Marsiglia, Colaussi giocò nelle vittorie successive contro Francia e Brasile e segnò una doppietta alla finale con l’Ungheria. Tre partite, quattro reti e vittoria della Coppa Rimet, come si chiamava allora.
Colaussi iniziò a carriera in serie A con la Triestina e giocò tre campionati con la maglia del Vicenza dal 1942 al 45 con 47 presenze e 23 reti (in entrambe le foto da Il Nobile Calcio Colaussi è il primo giocatore in piedi a destra). Nell’annata 1948-49 fu giocatore e allenatore del Thiene, come ricorda Giuseppe Joe Bonato e concluse la sua carriera di giocatore-allenatore ad Olbia nel campionato 1951-52. Colaussi continuò quindi solo come allenatore.
Intelligenza, fantasia, ragionamento, scatto, tiro e disciplina. Queste le qualità che Vittorio Pozzo riconosceva pubblicamente a Colaussi. Come per Paolo Rossi la sua partecipazione era in dubbio e fu il ct a chiedergli, rivolgendosi anche alla fidanzata, di rinviare le nozze per allenarsi al mondiale del ‘38. “Mi bastano pochi tuoi minuti per partita”, gli disse il commissario tecnico di allora.
Di minuti Colaussi ne giocò 270. Per diventare l’unico italiano a siglare una doppietta in una finale del campionato del mondo di calcio.