La collezione di giocattoli Cavalli Rosazza lascia il Chiericati, Colombara non sa perché e battaglia contro Rucco

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Collezione di giocattoli Cavalli Rosazza
Collezione di giocattoli Cavalli Rosazza

Mi è capitato davanti agli occhi una nota su di VicenzaPiu.com in cui si legge che il prof. Raffaele Colombara, ma non credo che sia il solo consigliere di opposizione a pensarla così, “boccia” il sindaco Rucco  su tutta una serie di questioni, riguardanti alcune iniziative culturali nella nostra città tra cui quella della collezione di giocattoli Cavalli Rosazza. Non sarà certo malafede ma credo che il consigliere abbia evitato di documentarsi in maniera sufficientemente  adeguata.

La Sovrintendenza detta regole sul Chiericati

Proviamo ad affrontarne alcune. Si parla di “sfratto” della raccolta di giocattoli Cavalli Rosazza ora allestita nei sotterranei di Palazzo Chiericati. Non è  il sindaco Rucco a  non volerli al Museo Civico, ma il prof. forse non sa che vi è una precisa indicazione  in merito della Soprintendenza, ovverosia  dell’organismo, sul territorio,  che rappresenta il Ministero per i beni e le attività culturali. Con la Soprintendenza si  dialoga e si collabora, non si gioca a nascondino. Il passato ha visto un girotondo alquanto vivace e la tendenza  di andar di fretta, una fretta coperta da  squilli di trombe e rullar di tamburi.

Museo russo Puskin ospite temporaneo della collezione

Non lo sa o se ne dimentica anche l’on. Pierantonio Zanettin che rivolge una interrogazione proprio su questa vicenda allo stesso Ministero, sconvolto anche dal fatto che la raccolta potrebbe essere allestita in un prestigioso museo russo. Si tratterebbe di un prestito che nobiliterebbe la raccolta e aggiunterebbe prestigio al nostro sistema museale. Un prestito e non un regalo. Spostare la raccolta per un certo periodo in un museo russo non è altro che  fare una azione di promozione. Personalmente poi,  pur  riconoscendo la bellezza e l’importanza della raccolta dei giocattoli, non credo che una pinacoteca  sia  il luogo più adatto a ospitarla.

Il Trionfo del colore, da sinistra, Markova, Rucco, Zuffi davanti a "Il ritorno del Bucintoro all'approdo di Palazzo Ducale" del Canaletto
Il Trionfo del colore, da sinistra, Markova, Rucco, Zuffi davanti a “Il ritorno del Bucintoro all’approdo di Palazzo Ducale” del Canaletto

La “dimenticanza” sulla mostra Il trionfo del Colore: Villa la volle al Chiericati

Ancora, nella incredibile polemica sulla mostra “Il trionfo del colore” il consigliere Colombara forse non sa che l’esposizione sul Settecento Veneto, oggi allestita a al museo civico, è stata  programmata proprio per essere ospitata al Chiericati non dall’attuale assessore alla cultura ma dal precedente, ovverosia  l’ex vice sindaco Jacopo Bulgarini d’Elci con l’avallo progettuale dell’allora direttore onorario prof. Giovanni Villa, avendo i due signori destinato la Basilica ad altro compito.

Particolare, poi, dimenticato dai medesimi, come si può leggere nel sito del comune  e precisamente “ha dichiarato il vicesindaco e assessore alla crescita Jacopo Bulgarini d’Elci … Insieme al professor Villa, abbiamo strutturato un susseguirsi di esposizioni, cuore della proposta, … è stata la Basilica palladiana restaurata e riaperta al pubblico.”  Per precisare poi nel programma “2018, dicembre- 2019 aprile: Mostra “Palladio e la Maniera” (Basilica Palladiana)”.  Dal che si  evidenzia che non era proprio possibile sovrapporre le due mostre  nello stesso spazio.

Cultura e turismo, binomio non identità

Applaudirò, naturalmente, ai buoni numeri sui visitatori della mostra del Chiericati se questi  ci saranno. Ma per una azione squisitamente culturale conta molto di più il livello di questa azione, non  l’incasso che pure è importante. E il prof. Colombara me lo lasci dire:  puntare tutto sulla questione economica, ripeto pur importante e  da non trascurare, è dimostrazione  di assai poca attenzione al fattore di crescita  formativa di una società.

Ma se di numeri dobbiamo parlare credo che sarà cosa buona e giusta che il Comune di Vicenza  metta mano alle carte e  cominci a valutare cosa è effettivamente costata alla comunità l’operazione mostre, ed altro, in Basilica. Forse  qualche  gridolino di giubilo sui milioni di  ritorno che  dovrebbero esserci stati, e che certamente, in parte, ci saranno pure stati, potrebbe essere soffocato da certe cifre sui costi reali pagati dalla comunità.

Il consigliere Colombara insiste, poi, sul binomio  cultura – turismo che certamente ha una sua dimensione ma non ha affatto un legame totale come lo si vuol far credere per via dell’esperienza goldiniana. Quella, pur interessante  e da non trascurare,  parte  da concetti  e strategie che  usano la “cultura” per addivenire a esaltare il  fattore economico.

Il vero peccato originale

Per una città d’arte e per una autentica crescita culturale della società il concetto va nettamente rovesciato. Nessun peccato originale sta alla base della divisione  dell’assessorato alla cultura dalla delega del turismo. Quando, per il passato il tutto si definiva “assessorato alla crescita”, quello era il peccato originale, e i frutti, sul piano strettamente culturale  si sono visti e si  sono esplicitati dal Natale in rosso alle  vicende dell’Olimpico, ai programmi culturali fiume promessi e non mantenuti.