Il Consiglio di Stato ribalta la sentenza del Tar Veneto con cui nel 2013 era stata annullata la delibera del Comune di Vicenza, che imponeva almeno 500 metri di distanza tra le sale giochi e i luoghi sensibili come scuole e chiese. I giudici di Palazzo Spada, spiega Agipronews, cambiano le carte in tavola rispetto alla decisione di primo grado – che aveva accolto i ricorsi di tre società di gioco – secondo cui era necessaria una pianificazione nazionale per definire la ricollocazione delle sale.A distanza di cinque anni, si legge nella sentenza del Consiglio di Stato, «risulta del tutto smentita l’affermazione del primo giudice secondo la quale “gli strumenti pianificatori di contrasto alla ludopatia devono essere decisi a livello nazionale o comunque essere inseriti nel sistema della pianificazione nazionale”». Un giudizio frutto dell’«evoluzione della giurisprudenza amministrativa» in materia di giochi: più volte, nel corso degli ultimi cinque anni, sia la Corte Costituzionale che il Consiglio di Stato hanno avuto modo di chiarire che le norme sul “distanziometro” non rientrano nel campo della sicurezza pubblica, di esclusiva competenza statale; i regolamenti sulle distanze minime sono in realtà misure socio-sanitarie per la tutela della salute pubblica, settore che invece concede più spazio agli interventi degli enti locali come Regioni e Comuni. Nel caso di Vicenza, i «limiti comunali posti nella materia in questione hanno finalità di carattere socio-sanitario», e dunque non è possibile sostenere «che il principio di libera iniziativa economica possa prevalere sulla tutela della salute».
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