«Il governo ha trovato l’intesa per riscrivere la norma del decreto crescita e procedere da subito con le erogazioni. Crac BpVi, accordo sul rimborso ai truffati»: così titolava in prima pagina oggi Il Giornale di Vicenza con tanto di locandina davanti alle edicole.
Il tutto per carpire, con un “trucco” marketing, svelato da tutti gli altri titoli di ieri sul web (tra cui, ovviamente, il nostro) e di oggi sui giornali nazionali (qui Il Fatto Quotidiano, ad esempio, e Repubblica), l’interesse di qualche lettore in più che aspetta da tempo, tra mille disillusioni, gli indennizzi promessi per le azioni della Banca Popolare di Vicenza comprate e/o non vendute in tempo anche grazie ai consigli di quel giornale (il collega Francesco Bonazzi, firma di la Verità oltre che di Panorama e della stampa estera, ha detto l’11 marzo scorso: “Marino Smiderle è da prendere a schiaffi…“).
Impostati con tutti i crismi dalla legge 205 del 27 dicembre 2017, che andava solo rimpolpata, quegli indennizzi/rimborsi, ricordiamolo, sulla spinta di due associazioni autoreferenziali, quella di Ugone e l’altra di don Torta – Arman, e, nei fatti, rivelatesi spesso suggeritrici di scelte demenziali sono stati, prima, bloccati nell’attesa dei messia Di Maio e Salvini e, poi, allontanati dalla loro legge 145 del 30 dicembre 2018 che non riesce ancora ad essere concretizzata con un consequenziale decreto attuativo a tutt’oggi difficile da far digerire non solo all’Europa matrigna ma anche ai dirigenti del Mef che fossero costretti ad applicarlo.
Il titolo del Giornale di Vicenza di oggi per acchiappare qualche vendita in più (in edicola sono solo poco più di 19.000 le copie giornaliere vendute del foglio di Confindustria Vicenza) fa, però e ancora una volta, il pari con i titoli del GdV che per anni hanno intonato peana “ogni altro giorno” alle gesta di Gianni Zonin & c. (e tra i “compagni” di avventura, sventura per i risparmiatori, c’era l’altro imputato con lui, Giuseppe Zigliotto, allora ai vertici di palazzo Bonin Longare e poi premiato anche con incarichi da parte di Confindustria nazionale…).
Tra quei titoli, tra i quali tragicamente famoso è quel “Non conviene vendere” del 2015… (cfr. il nostro dossier “BPVi. Bugie Popolare Vicentine“), assurge a esempio aggiornato di corretta informazione (a meno che i colleghi del GdV continuino pervicacemente a non, voler, capire di banche e relativi disastri) quello odierno che, col relativo sommario, precede queste frasi che sono la sintesi del contenuto dell’articolo interno: “Raggiunto l’accordo sui rimborsi ai soci truffati per il crac della BpVi e delle altre banche fallite. La norma sarà inserita nel decreto crescita oggi in Consiglio dei ministri. Un successivo decreto attuativo darà il via alle erogazioni…“.
Tutto era in contrasto con quanto scritto sugli altri media cartacei oggi e sui web già ieri, tutto è ora smentito dall’esito, da tutti meno che dal GdV previsto, del Consiglio dei ministri odierno.
“Da Cdm via libera a dl crescita ma è scontro sui rimborsi“ scrive poco fa e per tutti l’Ansa… che aggiunge: “Viene rinviata, al termine di un duro scontro in Consiglio dei ministri, la decisione sui rimborsi ai risparmiatori coinvolti nelle crisi bancarie…“.
I governanti di oggi, quindi, che stanno ancora ripetendo con le banche (si vedano Carige e Banca Popolare di Bari) gli errori da loro imputati in campagna elettorale ai politici precedenti per BPVi e Veneto Banca ora in Lca oltre che per le quattro banche del centro Italia risolte (Etruria, Carife, Banca Marche e CariChieri), e che, in più, hanno bloccato un percorso per i rimborsi che poteva e doveva iniziare un anno fa, il 30 marzo 2018, con la 205, questi governati, questa è la vera notizia di oggi nota a tutti meno che al GdV, non sono ancora in grado di correggere la legge, la 145, che Di Maio e Salvini a Vicenza il 9 febbraio hanno intestato ad Arman e Ugone salvo poi impantanarsi nel guano delle promesse fatte… solo per tanti voti in più.
Ma le promesse fatte e non mantenute si pagano, prima o poi, come le notizie false o gonfiate per qualche copia in più… Ora più di allora.