Il giornalismo vero non è opinionismo. Tommaso De Beni (ViPiu.it) scrive a partecipanti PCTO Liceo Bisceglie

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Tommaso De Beni, PCTO giornalismo
Tommaso De Beni, PCTO giornalismo

Credo che per spiegare il giornalismo sia utile partire da tutto ciò che esso non è. Non è, o comunque lo è solo in una parte molto più piccola rispetto a quanto sembri da fuori, opinionismo. Quando avevo la vostra età avvennero alcuni eventi che hanno segnato la storia ultra-contemporanea come gli attentati dell’11 settembre, il G8 di Genova, le guerre in Iraq e Afghanistan. Inoltre la situazione politica italiana era caratterizzata dallo scontro tra berlusconismo e anti-berlusconismo. Insomma, era difficile non avere un’opinione forte e guardando i vari talk-show politici condotti da giornalisti come Santoro e Floris o leggendo il giornale Repubblica allora diretto da Scalfari mi sono appassionato al giornalismo. Ma non ci si può appassionare di calcio guardando solo la finale di Champions.

Come dicevo prima, fare giornalismo non significa scrivere in un italiano corretto e fluente la propria opinione. Per quello ci sono i blog o i libri. Le opinioni che leggete sui giornali sono di firme illustri. Normalmente invece si parte dalla gavetta. Il giornalismo è comunicazione e informazione su quello che accade attorno ai vostri lettori. Nella maggior parte dei casi essi saranno più interessati al meteo, all’incidente d’auto, al gossip sugli influencer, piuttosto che alla vostra opinione sul nuovo presidente del Cile o sull’ultimo film di Spider-Man. Quindi bisogna capire bene che cosa vi interessa e vi piace davvero e una volta acquisita questa consapevolezza calarla nel contesto.

Un quotidiano locale è diverso da uno nazionale, se vi interessa un tema specifico che può essere lo sport, la musica, la moda o il cinema, cercate di rivolgervi magari a riviste specializzate. Tenete inoltre presente che nel cartaceo capita di seguire una sola sezione, la cronaca, la cultura, lo sport etc., mentre nel giornalismo online può capitare di dover seguire tutte le sezioni e con un ritmo elevato, di conseguenza si riduce lo spazio per la creatività.

Un altro aspetto, se vogliamo paradossale, ma importante, è il rapporto tra scrittura e giornalismo. Al Corriere del Veneto mi dissero: «oggi il giornalista fa tutto tranne che scrivere», quindi se vi piace scrivere potreste rimanere delusi: il giornalismo è comunicazione, contatto, ricerca, indagine, curiosità, c’è poco spazio per la riflessività e il bello stile. C’è poi il giornalismo televisivo, se vi interessa fare video e riprese o se vi piace parlare in pubblico.

L’ultimo aspetto su cui mettervi in guardia è quello economico: così come solo uno scrittore su dieci raggiunge il successo col bestseller che gli porta un sacco di soldi, anche nel giornalismo quelli famosi e di successo sono ben pochi. Quindi dovete stare attenti a non crearvi aspettative troppo alte, anzi dovete sapere che c’è molta precarietà e insicurezza economica in questo lavoro che vi possono anche portare a far fatica ad arrivare a fine mese, a fronte dei rischi di minacce e denunce.

Da un punto di vista tecnico forse vi può interessare che non serve una laurea per diventare giornalista: dopo due anni di retribuzione continuativa dei vostri pezzi, anche come collaboratori, potere iscrivervi all’ordine dei pubblicisti, mentre per diventare professionisti si deve sostenere un, duro, esame.


Questo articolo è il frutto della collaborazione tra il giornale Vipiù.it e il Liceo Scientifico, Scienze Applicate, Linguistico e Coreutico “Da Vinci” di Bisceglie (BT) per i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO). Qui troverai tutti gli articoli del PCTO del Liceo “Da Vinci” di Bisceglie (BT).