Da tifoso del Napoli nel calcio, con la “scusante” di aver portato in alto i colori biancorossi nella pallavolo femminile, la vecchia Minetti Vicenza, per 15 anni (coniugando sport con innovazione fummo anche i primi a “sponsorizzare” le sedute del palasport, cosa oggi proposta per salvare il Vicenza Calcio), ho scoperto oggi due cose: che il club partenopeo è stato fondato nel 1926 (e molti miei ricordi positivi, sportivi, professionali e personali, hanno a che fare col numero 26) ma, soprattutto, che il fondatore e primo presidente del Napoli, Giorgio Ascarelli, era ebreo (nella foto Giorgio Ascarelli col campione Attila Sallustro). Dedico a lui e al Giorno della memoria l’articolo oggi diffuso dal collega Nicola Lombardo, responsabile della comunicazione degli azzurri. Il direttoreI visitatori della nostra mostra “Il Napoli nel mito” al Museo Nazionale Archeologico di Napoli, noteranno una figura di grande rilievo, nella parte che racconta la nascita del Napoli. Si tratta di Giorgio Ascarelli, il primo Presidente del Napoli, quello che, il 2 agosto 1926, nelle stesse ore in cui veniva sottoscritta la Carta di Viareggio che organizzava il mondo del calcio italiano a livello nazionale, decise di riunire i soci dell’Internaples per annunciare che da quel giorno nasceva il Napoli. Ascarelli era un giovane industriale ebreo napoletano, che non solo fece nascere un Napoli che negli anni 30 per ben due volte chiuse al terzo posto, ma soprattutto fu il primo Presidente italiano ad avere uno stadio di proprietà, il Vesuvio, inaugurato nel 1930 contro la Triestina, 4-1 il risultato finale, e che, pochi mesi dopo, a causa della morte improvvisa di Giorgio Ascarelli a soli 36 anni, venne intitolato proprio a lui. Lo stadio Vesuvio diventò lo stadio Ascarelli.
“Ma quel nome durò poco” ci racconta Adam Smulevich, scrittore dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che ha realizzato un saggio bello ed emozionante, “I Presidenti”, la storia di come con le leggi razziali i fondatori di Napoli, Casale e Roma vennero resi indesiderati “E Ascarelli viene discriminato dopo la sua morte, perchè il Regime, in occasione dei mondiali di calcio in Italia del 1934, decide che lo stadio non può essere intitolato a un ebreo, Ascarelli, soprattutto perchè proprio all’Ascarelli dovrà giocare la Germania di Hitler che nella finale per il terzo posto batterà l’Austria (ancora, a quei tempi, non annessa alla Germania) 3-2. Il Regime decise che lo stadio Ascarelli doveva cambiare nome e diventare Stadio Partenopeo. Anche se, per tifosi e gran parte della stampa, lo stadio continuò a chiamarsi “Ascarelli”.
“Il Napoli è al primo posto tra le squadre che stanno lavorando contro le discriminazioni, di ogni tipo, e lo dimostrano lo splendido convegno organizzato insieme all’Uefa al Liceo Agnesi di Milano per sostenere #equalgame e il vostro contributo, importantissimo, alla manifestazione aperta alle squadre di calcio per il Giorno della Memoria, sempre a Milano” dice Smulevich. “Avete compreso quanto importante sia il vostro mondo, il mondo del calcio, per educare la gente e soprattutto i giovani, e nel caso specifico del Giorno della Memoria, per non dimenticare”.
Il rischio più grande è proprio quello di dimenticare, di poter, con il tempo, pensare che forse non è del tutto vero quello che si racconta. Sbiadire una tragedia che solo la memoria potrà tenere viva affinchè non si ripeta. “Mai come oggi è fondamentale il ricordo per far si che quello che è stato non avvenga più” sottolinea Smulevich. “Il mondo del calcio può fare tantissimo. Il mio libro vuol dire proprio questo. Attraverso tre personaggi straordinari, arrivare, attraverso di voi, a parlare a centinaia di milioni di persone. Il calcio è un eccezionale strumento di dialogo”.
“Il Napoli – aggiunge Smulevich-, ha avuto un grande Presidente fondatore, che per certi versi ricorda il grande Presidente che avete oggi, Aurelio De Laurentiis. Entrambi geniali, entrambi fondamentali nella storia del vostro club. Ascarelli infatti fu lungimirante nel dare al Napoli un ruolo di rappresentanza, facendo in modo che Napoli fosse emblema di tutto il Sud, riuscendo a far fare alla squadra (e di conseguenza anche alla città) un salto di qualità. E De Laurentiis, oltre a essere un innovatore, è un uomo sensibile al sociale e al ruolo del calcio in questo senso”.
E infatti, nel giorno della memoria, noi vogliamo confermare che ci siamo, che vogliamo vincere sul campo ma anche fuori, perchè vincere contro le discriminazioni è la vittoria più bella e più importante.
Nicola Lombardo
Responsabile della Comunicazione del Napoli