Giornata dell’Autonomia celebrata in Veneto, Rifondazione Comunista: “Nulla da festeggiare”

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Prima giornata dell’autonomia celebrata a Venezia? Non c’è nulla da festeggiare per lavoratrici e lavoratori. La pensa così il Comitato regionale Veneto di Rifondazione Comunista che interviene sull’evento, promosso da Giunta e Consiglio regionale, in programma domani, martedì 22 ottobre 2024, alle 10 a Venezia. Ovvero “Prima Giornata dell’Autonomia – Verso la concreta attuazione della volontà popolare”, al quale sarà presente il presidente Luca Zaia (ne abbiamo scritto qui).

Per rifondazione la celebrazione del referendum “autonomista” del 2017 e la realizzazione dell’autonomia differenziata incardinata oggi nella Legge Calderoli. “Una legge – viene detto – che divide ulteriormente il Paese e mina i principi di uguaglianza nell’accesso ai diritti fondamentali previsto dalla costituzione: le basi stesse dell’unità della Repubblica.

Che a questo avrebbe portato la modifica del titolo V della Costituzione, voluta dal centrosinistra, lo avevamo già compreso nel 2001 votando allora contro quella proposta in Parlamento, e facendo successivamente opposizione alla campagna plebiscitaria per la cosiddetta autonomia del Veneto voluto da Zaia e dalla Lega, e colpevolmente sostenuto dal PD e dal Movimento 5 stelle.

Martedì 22 – prosegue il Comitato regionale Veneto di Rifondazione Comunista – non ci sarà nulla da festeggiare in realtà. La campagna della Lega e dei suoi alleati per l’autonomia differenziata in Veneto si accompagna alla falsa narrazione delle ‘straordinarie performance’ realizzate dal governo del centrodestra della nostra regione e dei suoi pretesi primati. Una narrazione che nega la drammatica realtà delle giovani e dei giovani che ogni anno se ne vanno, in una misura percentuale addirittura superiore alla Campania, dei bassi salari sia nel settore della manifattura come nei servizi, dei disastri prodotti dallo sfruttamento intensivo del territorio e di tutte le sue risorse.

Un progetto di autonomia che oltre a dividere il Paese concentra il potere, il governo reale della regione nelle burocrazie, a discapito delle comunità locali delle forme più autentiche di partecipazione che hanno le loro basi nelle istituzioni più vicine ai cittadini: i Comuni.

Un progetto che accompagna e rafforza un modello di sviluppo che concentra risorse e investimenti nelle aree centrali penalizzando periferie e territori marginali; che contrasta con la necessità, resa ogni giorno più evidente dalla crisi di importanti settori della manifattura, che non può essere risolta se non con una capacità di programmazione e pianificazione quantomeno a livello nazionale.

Non abbiamo alcuna nostalgia per il centralismo burocratico che la Repubblica ha ereditato dallo stato post risorgimentale – concludono da Rifondazione -, ma ancora meno consideriamo un passo in avanti il suo spacchettamento in 20 staterelli in competizione tra di loro”.