Nonne, mamme, mogli, compagne, figlie sono anzitutto donne. Spesso vilipese nella loro dignità, private del rispetto e, non di rado, sfregiate o uccise. Le Acli di Vicenza vogliono che l’attenzione continui a rimanere alta e che la società e le istituzioni s’impegnino a fare molto di più. “Non possiamo lasciare che passi la Giornata delle Donne – commenta il presidente provinciale delle Acli di Vicenza,
Carlo Cavedon – e voltare le spalle a quella che viene definita l’altra metà dell’uomo.
La donna ha una sua identità ed un ruolo sociale che, anche storicamente, è sempre stato fondamentale per la coesione, non soltanto familiare.” Di fronte ai sempre più frequenti fenomeni di sfruttamento, di violenza tollerata o considerata tollerabile, in quanto divenuta parte di comportamenti legittimabili, occorre esprimersi e reagire. “Reputare certi atteggiamenti, anche sul lavoro – prosegue il presidente Cavedon – un modo scherzoso di esprimere la propria simpatia per il gentil sesso o, ancor peggio, sfruttare la propria posizione dominante, dal punto di vista gerarchico, non può essere tollerato.” Ma a queste situazioni se ne aggiungono altre, che portano la donna a soffrire, sopportare abusi e soprusi ogni giorno, spesso senza che la giustizia reagisca come si dovrebbe. E trovano ampio spazio anche espressioni volgari e sessiste, come avvenuto nei giorni scorsi da parte di un noto allenatore di calcio, già avvezzo a queste pratiche. “Le istituzioni e le forze dell’ordine devono poter contare su strumenti certi e la giustizia – conclude il presidente Cavedon – deve tutelare la parte debole, non portarla a doversi giustificare nel momento in cui decida di uscire allo scoperto e denunciare. Oggi, invece, chi denuncia viene spesso etichettato, quasi mai protetto e, nel peggiore dei casi finisce sfregiato o ucciso. Auspichiamo che questa tendenza possa rapidamente cambiare direzione.”
Carlo Cavedon, presidente provinciale delle Acli di Vicenza