In un mondo in cui le tematiche ambientali ricoprono un ruolo sempre più centrale, sono soprattutto i millennial e i collaboratori più giovani a pretendere che la propria azienda agisca in maniera responsabile.
Si tratta di un fenomeno che sta coinvolgendo numerose imprese e organizzazioni a livello internazionale: da una recente indagine statunitense pubblicata dalla CNBC è infatti emerso che l’86% dei millennial accetterebbe una riduzione del proprio stipendio pur di lavorare per un’azienda rispettosa dell’ambiente e che applichi concrete politiche di CSR. E ancora, secondo una ricerca di GreenBiz, 2 giovani su 3 non lavorerebbero per un’azienda che non abbia un forte impegno in campo ambientale e l’85% vorrebbe avere l’opportunità di farsi promotori del raggiungimento di obbiettivi legati alla CSR.
Ma non è tutto, perché il modo in cui un’azienda gestisce le sue relazioni sociali, economiche e ambientali presenta un forte impatto sul suo successo: da una ricerca americana pubblicata su Forbes è infatti emerso che le politiche di responsabilità sociale porterebbero a un aumento del 30% del capitale annuo. Ma quali sono i consigli degli esperti per agire in maniera più responsabile, attrarre i migliori talenti e trasformare i propri collaboratori in vettori di cambiamento? Le aziende dovrebbero integrare più a fondo la responsabilità sociale d’impresa in tutte le funzioni organizzative coinvolgendo in prima linea i dipendenti nelle politiche di sostenibilità ambientale e recuperando in questo modo la loro fiducia.
È quanto emerge da uno studio condotto dal Gruppo Sodexo sui Work Place Trend e diffuso in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, proclamata nel 1972 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e celebrata ogni anno il 5 giugno. Lo studio, consultabile gratuitamente al link , evidenzia come i collaboratori possano rappresentare i nuovi vettori di cambiamento per l’azienda.
“Al giorno d’oggi, per eccellere, le organizzazioni devono prestare attenzione non solo agli aspetti economici della propria attività ma devono farsi promotrici del cambiamento nei confronti di problemi sociali e ambientali, posizionando i collaboratori in prima linea – afferma Stefano Biaggi, Amministratore Delegato di Sodexo Italia, leader mondiale nei Servizi di Qualità della Vita – Per questo motivo continueremo a monitorare i nostri progressi in termini di responsabilità sociale con il nostro programma Better Tomorrow 2025, contribuendo alla creazione di un domani migliore per le persone, le comunità e l’ambiente. In termini di riduzione degli sprechi, ad esempio, Sodexo è partner fondatore dell’International Food Waste Coalition, associazione non profit che riunisce imprese di tutto il mondo impegnate nella riduzione dello spreco alimentare. Ma non solo, ci impegniamo concretamente anche per la fornitura di servizi che consentano di ridurre le emissioni di carbonio: a sostegno di questo impegno abbiamo recentemente rinnovato la partnership con SeDiciAlberi, per sostenere un importante piano di riforestazione in Nicaragua”.
L’importanza del coinvolgimento dei collaboratori come nuovi vettori di cambiamento è un pensiero condiviso da Pedro Tarak, presidente e co-fondatore di Sistema B International, un’organizzazione globale dedicata alle nuove economie che promuove la creazione di “B Corp”, ovvero aziende socialmente responsabili: “Chi dirige un’attività deve riconoscere che gran parte della forza lavoro pensa che lo scopo delle aziende non sia solo aumentare i profitti. La nuova sfida per essere competitivi non è essere i migliori del mondo, bensì migliori per il mondo. Le aziende devono rapportarsi con i collaboratori a livello umano, consentendo loro di essere se stessi e continuare a offrire l’opportunità di sostenere i programmi e le cause che ritengono importanti”. Dello stesso avviso è Jon Duschinsky, innovatore canadese con oltre vent’anni di esperienza nell’ambito delle ONG: “I collaboratori puntano i propri valori sul lavoro ed è per questo che vogliono vedere la propria azienda agire nel rispetto dell’ambiente e del progresso sociale”.
Nonostante la volontà di fare del bene, molte aziende devono affrontare un’ondata di sfiducia da parte dei lavoratori e del mercato globale sui temi di responsabilità sociale. Da un’indagine pubblicata su The Guardian è infatti emerso che il 63% dei lavoratori ritiene gli amministratori delegati poco credibili e poco attenti a questa tematica. Pensiero condiviso da Fabian Dattner, nota attivista australiana e socio fondatore di Dattner Grant: “Compiere scelte responsabili per il bene comune non è più sufficiente perché fiducia e leadership sono in crisi. Le aziende devono lavorare sulla ricostruzione della fiducia, sedendo al tavolo con i diversi team e accettandone le critiche anche se dure”. Dello stesso avviso è Marion Darrieutort, CEO di Edelman: “La fiducia è il cuore di ogni attività e sta collassando ovunque. Per questo motivo è necessario creare una cultura aziendale dove business e responsabilità sociale siano allineate, dando ai collaboratori i giusti mezzi per far sì che il cambiamento avvenga”.
Ecco infine le 3 principali aree individuate dagli esperti sulle quali le aziende devono focalizzarsi per avere un impatto migliore sul futuro:
Ridefinire il significato di azienda socialmente responsabile
Le organizzazioni dovrebbero rendere conto del proprio impegno in materia di CSR sulla base di indicatori come l’impatto economico, la trasparenza e il benessere dei propri collaboratori.
Coinvolgere e ispirare i collaboratori
Le aziende dovrebbero impiegare le proprie energie in programmi globali che consentano ai collaboratori di entrare in contatto con colleghi e organizzazioni in tutto il mondo e avere un ruolo attivo nella ricerca delle soluzioni.
Superare la crisi di sfiducia
Le aziende devono intervenire per modificare il diffuso clima di sfiducia creatosi negli ultimi anni, permettendo ai collaboratori di diventare reali agenti del cambiamento sociale.