Oggi si celebra la giornata mondiale delle api istituita per decisione delle Nazioni Unite e finalizzata a richiamare l’attenzione su questo importantissimo insetto utile anzi indispensabile per la nostra vita, la cui esistenza è a rischio per opera dell’uomo e del clima. Il Veneto ha il maggior numero di apicoltori d’Italia, secondo i dati dell’ultimo censimento 31/12/2020, sono 7.676 apicoltori che gestiscono 106.359 alveari e producono circa 2.658 tonnellate di miele in media 25 Kg per alveare, condizionato dal clima. Nella provincia di Vicenza sono 1.623 gli apicoltori tra professionisti e hobbisti, sparsi in tutta la provincia, anche in città e riescono a produrre circa 400 tonnellate di miele.
Molti praticano il nomadismo, un lavoro difficile e faticoso, ma unico sistema per riuscire a produrre del miele e consiste nell’inseguire le fioriture, spostando i propri alveari nei luoghi di fioritura. Perché le fioriture sono diverse in ogni zona, sia per periodo che per genere. Il tarassaco fiorisce presto in pianura, marzo aprile mentre nell’altopiano di asiago a maggio, e quest’anno la stagione secca ha ridotto la produzione ad 1/5 in pianura, mentre in montagna il freddo e la neve l’ha compromessa. L’acacia in pianura e collina fiorisce a maggio ma la produzione a causa del vento e delle piogge si è azzerata. Per il castagno è necessario spostare le casette in collina e montagna, mentre il tiglio in città o collina. Solo una grande passione porta a fare l’apicoltore. Ma l’Italia e anche la nostra regione ha una varietà di mieli incredibili, secondo l’osservatorio nazionale del miele vengono prodotti almeno 30 tipi di miele monofloreale (unico fiore), e una molteplicità di millefiori. Nella provincia di Vicenza ricca di pianure colline e montagne abbiamo una grande varietà di mieli. Pianure e colline ci regalano acacia, millefiori, tiglio, castagno, trifoglio, colza, corbezzolo, melata, girasole, ciliegio, tarassaco e molti apprezzati millefiori. Nell’altopiano di Asiago viene prodotto il miele di tarassaco che è la prima dominante fioritura che si presta alla raccolta di nettare da parte delle api, il miele di millefiori, ricavato dagli innumerevoli fiorellini di specie diverse presenti nei prati; è un miele delicato, dal gusto rotondo e dal colore ambrato. È molto pregiato perché contraddistinto da un particolare sapore, dipendente dal tipo di fioritura dell’Altopiano di Asiago. Grazie ad altitudini diverse e alla grande varietà di specie botaniche che presentano una fioritura scalare tipica delle zone collinari e montagne del Grappa dell’altopiano di Asiago e del Pasubio , che vanno da un’altitudine di 100 metri fino ai 1700 m dell’alta montagna si produce il miele “multiflora di collina e il miele “alta montagna” (prodotto da nettare di fioriture di altitudine superiore ai 1000 m. Una grande ricchezza da tutelare e valorizzare, che spesso combatte con il miele a basso costo importato dall’estero.
L’Italia con 22.000 tonnellate di miele prodotte nonostante sia il quarto paese al mondo per apicoltori, non è autosufficiente ed è il sesto importatore di miele estero in particolare importa da Cina, Ucraina e Argentina ecc. “Come apicoltori combattiamo ogni giorno con il clima, lavoriamo tutto l’anno per preparare i nostri alveari al raccolto che si sviluppa in quattro mesi aprile-luglio, ma una stagione come questa vanifica i nostri sforzi – afferma in un comunicato l’imprenditore vicentino Gerardo Meridio, presidente dell’Associazione Regionale Apicoltori del Veneto -. Oppure apriamo l’alveare e troviamo le api morte per colpa del trattamento contro le le zanzare o il pesticida nel campo e lo sconforto ci attanaglia. Ma siamo anche consapevoli che se non svolgessimo questa attività ne risentiremmo tutti, senza le api il mondo cambierebbe, quindi senza apicoltori il mondo cambierebbe. Per questo credo sia necessario che le istituzioni, i Comuni abbiano un’attenzione particolare per questo mondo, basta poco facciamo diventare i nostri paesi e città dei giardini per le api. Prestiamo attenzione ai prodotti che usiamo per i trattamenti.
Ma sono ottimista perché vedo le centinaia di ragazzi che frequentano i nostri apiari didattici e le scuole avere sempre maggiore attenzione per le api, vedo alcuni comuni attivi nel favorire una nuova cultura sul mondo apistico, dedicando appositi spazi per apiari didattici. Ne sono esempio gli accordi con la nostra associazione, dei Comuni di Vicenza, Bassano del Grappa, Marostica, Longare, la provincia di Vicenza e ViAcque e l’attenzione e sensibilità della Regione Veneto. Vedo molti giovani partecipare ai corsi base per l’apicoltura, quest’anno 170 solo nella nostra provincia. Vedo maggiore sensibilità verso le api – conclude Meridio – e forse loro riusciranno ad essere protagoniste di quel cambiamento che ha visto spesso il fallimento dell’uomo e della politica”.