Il gruppo Fratelli d’Italia in Consiglio regionale, guidato dal primo firmatario Tommaso Razzolini ha depositato un “singolare” progetto di legge (PdL), per l’istituzione della “Giornata regionale dei giovani al servizio della Patria”.
Gioventù e Patria. Questi i pilastri dell’iniziativa legislativa n. 137 dei consiglieri regionali del Partito di Giorgia Meloni. Una proposta sicuramente molto curiosa, tanto da ricordarci – senza alcun pregiudizio – la storia europea tra i due conflitti mondiali. Dai giovani Balilla dell’Italia fascista, alla Hitler Jugend della Germania nazista, fino ai Komsomol, i giovani comunisti di Lenin, per rimanere “bipartisan”.
Un “Patria’s Day” tutto made in Veneto da celebrarsi il 15 giugno in memoria dell’eroico spirito patriottico e di abnegazione che i Ragazzi del ’99 profusero nella Prima Guerra Mondiale e in particolar modo durante la battaglia del Solstizio, tra il 15 e il 22 giugno 1918, divenuta decisiva per la vittoria dell’Italia.
«Coraggio, entusiasmo, spirito di servizio e sacrificio dei valorosi ragazzi del ‘99 a difesa della Patria» – questi gli elementi ispiratori del giovane consigliere trevigiano, «funzionali – aggiunge – ad affrontare l’emergenza educativa delle giovani generazioni, aggravata dalla pandemia».
Il disagio giovanile e le problematiche delle giovani generazioni venete, come il Bullismo e la lotta alle tossicodipendenze, secondo le “ardite” intenzioni di Razzolini e i colleghi di Partito, Joe Formaggio, Enoch Soranzo, Daniele Polato e Raffaele Speranzon, possono essere colmate «attraverso valori e principi positivi che mettano al centro il talento delle nuove generazioni nel segno della dedizione, della solidarietà e del senso di appartenenza alla propria comunità, come il volontariato, il sacrificio e l’amore verso la Patria».
È, quindi, una sorta di spirito patriottico quello che gli esponenti di Fratelli d’Italia vedono determinante nella promozione di esperienze di formazione da programmare nei periodi extra scolastici, destinate ai giovani presenti sul territorio regionale, di età compresa tra i 16 e 30 anni, ed organizzate dalle associazioni combattentistiche e d’arma, in conformità alla legge regionale n.35/2007.
Orbene c’è da chiedersi, senza spirito polemico, qual è la reale correlazione tra queste due diverse generazioni di giovani che sostanziano l’iniziativa di legge regionale?
I ragazzi del ’99 hanno combattuto la Grande Guerra mentre i giovani di oggi affrontano e “combattono” i propri disagi in un contesto socio – educativo permeato e creato dal benessere della società contemporanea, media – globalizzata.
I ragazzi del ’99, tra i quali c’era anche mio nonno Attilio, sono i “Bocia” della “leggenda del Piave”, erano giovani “abili e arruolati” velocemente per sostenere l’ultima linea del fronte prima che fosse troppo tardi.
Quei giovanissimi diciottenni, molti imberbi, cantavano con lo spirito innocente e temerario tipico dell’età e di un epoca costellata di sacrifici. Era la gioventù di un periodo lontano, che le pagine di storia studiate oggi sui banchi di scuola dai nostri ragazzi, difficilmente possono destare un pur minimo sentimento ed emozione, originati dalla memoria di questi loro lontani coetanei, protagonisti della Grande Guerra.
D’altro canto la Patria ha sempre avuto una speciale collocazione simbolica e figurativa nella rappresentazione sociale. La Festa della Patria, dell’Italia o del Veneto sono argomenti che hanno sempre riscaldato la nostra regione: dalla gente veneta che ha sempre reclamato la sua “Nation” veneta fino alla Patria della Destra italiana che si è sempre collocata storicamente ed ideologicamente tra costruzione del Regno d’Italia e la fine dell’epopea fascista per finire con la sinistra nazionale che celebra la Patria, nella giornata del 25 aprile, per la Liberazione dal Nazifascismo.
Una commemorazione quest’ultima che addirittura, alcuni anni or sono (febbraio 2017), l’ex consigliere regionale di Indipendenza Veneto Antonio Guadagnini propose di trasformare, nella nostra regione, in Festa del popolo veneto. Insomma nel nostro Paese, ed in modo speciale in Veneto, ogni italiano ha una sua individuale visione della Patria.
Del resto Seneca, con la sua profonda e non datata saggezza, aveva già precorso i tempi, da buon “cittadino romano” e, quindi allora “universale”, ricordandoci che: «tutto questo mondo è la mia patria».
Ma lo disse, e lo scrisse, di certo, con un significato ben diverso da quello assunto dalla globalizzazzione dei nostri tempi che avrebbe dovuto unire tutti, ma la cui accentuazione (e degenerazione) in termini puramente finanziari e speculativi sta producendo gli effetti drammatici che in questi ultimi mesi sono sotto gli occhi di tutti.