“La fiamma della commemorazione e del ricordo delle vittime delle foibe e di tutti gli esuli italiani costretti ad abbandonare le proprie case, merita ed esige di essere mantenuta viva ed accesa costantemente; questa giornata è stata istituita solo nel 2004, per fatti avvenuti dal 1943 al 1947 e, ad oggi, la truce vicenda degli “infoibati” non crea quella coesione politica e sociale che, purtroppo, meriterebbe di avere. Siamo di fronte ad un’immensa distesa di vittime innocenti troppo spesso dimenticate, massacrate da assassini politici ed ideologici che hanno dato sfogo alla propria brutalità: non c’è spazio per giustificazioni o tacite complicità”.
Usa queste parole Silvia Rizzotto, capogruppo in Regione per la Lista Zaia, nel giorno del ricordo delle vittime delle foibe, che nel secondo dopoguerra furono barbaramente torturate, uccise e poi gettate nelle foibe dagli uomini di Tito e chi non venne ucciso, fu costretto a fuggire ed abbandonare le abitazioni in Istria e Dalmazia.
“Esattamente come tre settimane fa, quando abbiamo commemorato i milioni di morti della Shoah, ebrei e non solo, oggi ci ritroviamo a commemorare centinaia di migliaia di civili, militari, uomini delle forze dell’ordine, italiani ferocemente discriminati dalle ideologie comuniste titine. Almeno 10.000 morti, forse anche oltre, e tra i 250.000 ed i 350.000 sfollati; con il condizionale d’obbligo sulla completezza dei dati, perché tutte queste persone, uccise da questa becera brutalità, muoiono di nuovo ogni giorno sotto la cultura del revisionismo, anche politico!”
“A Trieste, Istria e Dalmazia, la liberazione dal secondo conflitto mondiale, che ha tanto restituito gioia e respiro a tutta l’Italia, ha invece dato il via ad un vero e proprio incubo – prosegue Rizzotto – insabbiato da interessi di politici accondiscendenti che hanno addirittura minimizzato gli eventi. I primi a finire negli inghiottitoi che noi chiamiamo “foibe” furono carabinieri, poliziotti e finanzieri, poi le loro famiglie. Le prime vittime di una lunga scia di sangue sulla quale dobbiamo smettere tutti di camminare ad occhi chiusi, ieri, oggi e domani”, chiude la Rizzotto.