In una carpenteria di Zanè, un giovane di 22 anni è morto mentre lavorava, schiacciato da una pesante lastra di metallo. Una notizia tra tante, alla quale, come troppo spesso accade, si dà poco risalto … e minore attenzione …
Ma ieri non c’è stato solo questo decesso sul lavoro. No. Sono stati molti di più i lavoratori morti nei luoghi di lavoro. Sul sito dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro si può leggere questo drammatico e scarno articolo:
giovedì 28 maggio 2020
Impressionante sequenza di morti sul lavoro mercoledì 27 maggio con 8 morti sui luoghi di lavoro
C’è da rimanere a bocca aperta vedere una sequenza di morti sul lavoro di questo mercoledì 27 maggio. Un giovane saldatore a Vicenza di 22 anni ha perso la vita schiacciato da una lastra in una fabbrica di carpenteria. perde la vita un 34enne in provincia di lecce in un cantiere della TAP. è rimasto schiacciato da un macchinario. In provincia di Ferrara a Mesola in una cartiera ha perso la vita fulminato Simone Martena. Nella provincia di Messina a Venetico ha perso la vita cadendo da un ponteggio un sessantenne. sempre in Sicilia in provincia di Agrigento a Licata ha perso la vita schiacciato dal trattore un agricoltore di 58 anni. In Trentino Alto Adige, nelle province di Trento e Bolzano hanno perso la vita altri due agricoltori schiacciati dal trattore. In provincia di Roma un allievo aviatore ha perso la vita annegando nel Tevere
Otto morti in 24 ore. Una guerra vera e propria che ha ricominciato a mietere vittime con ancora più brutalità rispetto al periodo precedente alla pandemia.
Da inizio anno sono 212 i lavoratori morti per infortunio nei luoghi di lavoro (436 con i decessi in itinere).
Si dovrebbe agire, fare qualcosa, non limitarsi alle condoglianze (dolorose e doverose) o a qualche frase di circostanza. Noi continuiamo a ripeterlo, inascoltati da chi dovrebbe agire e avrebbe la forza di farlo.
Personaggi che sono attenti ad altro, ai giochi di potere. Personaggi che, evidentemente, ritengono la sicurezza sul lavoro qualcosa di secondario. Qualcosa simile a un “fastidio”. Questa indifferenza è la vera “questione morale” del nostro tempo.
Noi possiamo solo denunciare un sistema crudele che, di fatto, ritiene il lavoro un costo e nulla più. Un sistema per il quale coloro che vivono del proprio lavoro sono solo parti di un meccanismo che serve solo a produrre profitto per pochi. Ricambi che possono essere scartati e che è “naturale” si possano usurare e rompere.
Proviamo a pensare che tutto questo non sia giusto né umano. Rispondiamo a chi ritiene che tutto debba essere guadagno, che la vita stessa debba essere controllata dal “dio mercato” che non può essere così. E che è necessario cambiare il modello di sviluppo dalle radici.
Riappropriamoci della coscienza che il lavoro non debba essere una condanna ma che possa contribuire a una vita migliore.
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