In pieno periodo Covid, con scuole e università spesso chiuse alla presenza, uno studente universitario di Marostica decide di pensare non solo al suo futuro, ma a quello di ragazzi un po’ più giovani che si trovano, in un clima ancora più incerto a causa della pandemia, a dover decidere se iscriversi all’Università ed eventualmente quale facoltà scegliere. Nasce così Unimento, un progetto di orientamento universitario che offre delle consulenze gratuite ai ragazzi delle superiori che si trovano in difficoltà nel scegliere il loro percorso universitario, con un team di più di 30 ragazzi che studiano diverse facoltà, in diverse università sparse in tutta Italia che ha aiutato già più di 180 ragazzi. Ne abbiamo parlato con il fondatore di Unimento Marco Rubbo, 23enne di Marostica che studia economia alla Bocconi di Milano.
Quando è nato questo progetto?
“È nato a novembre 2020, all’ inizio eravamo in 20 ragazzi e coprivamo 10 regioni, ora siamo più di 35”.
Come funziona e che differenza c’è rispetto all’orientamento organizzato da scuole e università?
“Le nostre consulenze sono delle vere e proprie chiacchierate con i ragazzi delle superiori, portiamo la nostra esperienza e il nostro lavoro è apprezzato anche dagli insegnanti delle superiori. Al liceo Brocchi di Bassano abbiamo svolto un incontro online con centinaia di ragazzi. È un approccio da studente a studente, individuale, il ragazzo può scegliere di parlarci quando vuole, senza aspettare gli open day, tutto è gratuito, facile, veloce”.
Cosa ti ha spinto a questo progetto? Pensi ci siano carenze nell’orientamento scolastico-universitario?
“Sto studiando a Milano e quando torno a Marostica mi capita molto spesso che mia madre, che lavora in pasticceria, mi dica che i ragazzi vorrebbero il mio numero perché non sanno come fare per entrare nella mia Università. Sembrano poco informati, molti ragazzi non sanno neanche come funzioni un esame, molte università, diciamo così, si vantano dei propri ranking, puntando sui numeri, per affascinare lo studente e aumentare il numero degli iscritti. Ma poi magari lo studente si trova di fronte a cose diverse da quelle che si aspettava. Si tratta di orientarlo nel giusto percorso rispetto alle sue aspettative e attitudini”.
C’è secondo te il rischio che i giovani, preoccupati dalle eventuali difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, possano anche rinunciare all’Università o comunque subordinare la scelta alle facoltà che offrano più prospettive lavorative indipendentemente dalle proprie attitudini?
“Noi attualmente copriamo 11 regioni d’Italia, vogliamo crescere ancora di più per arrivare a coprire tutte le regioni e tutte le facoltà, poi magari potremo dare supporto anche a chi vuole fare magistrali o dottorati. Da settembre ci occuperemo anche di informare i ragazzi sugli studenti italiani che studiano e si laureano all’estero. C’è forse la tendenza a rinunciare alla magistrale di due anni preferendo un master di un anno. Noi siamo preparati anche sul mondo del lavoro, ma per il momento siamo concentrati sul ciclo unico e sul passaggio dalle superiori all’università”.