Giovani e lavoro Veneto, Cisl: frenata delle assunzioni e persistenza dei contratti a tempo determinato

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job club a vicenza Giovani e lavoro Veneto

Giovani e lavoro in Veneto: la Cisl regionale riflette sul focus della Fondazione Corazzin sviluppato su dati di Veneto Lavoro. Il sindacato parla di assunzioni “pressoché ferme per giovani under 30 nel 2023, con contratti per lo più instabili: 1 solo su 10 a tempo indeterminato.

Gianfranco Refosco, segretario generale di Cisl Veneto, sostiene che, per quanto analizzato, allora il 2024 deve essere un anno decisivo. Il sindacalista pretende politiche regionali di sostegno alla buona occupazione giovanile, “e serve rispondere alle diverse specificità provinciali, ha detto, lamentando anche lo stallo nell’apprendistato, per il quale auspica un rilancio.

dal focus emerge che si ridimensiona la crescita dei nuovi contratti di assunzione stipulati in Veneto con i giovani under 30, segnando a fine settembre 2023 solo un +0,5% rispetto al 2018 (anno che aveva visto nello stesso periodo una crescita del 56% rispetto al 2013), e addirittura i dati scendono un poco dopo la ripresa del biennio post pandemia: ‒3,4% rispetto al 2022.

Al contempo, continuano preoccupantemente a rimanere bassi i contratti “stabili”, ossia quelli a tempo indeterminato e di apprendistato, insieme pari a solo un quarto dei totali stipulati nel 2023, mentre risultano essere ben 2 su 3 (59,4%) i contratti a tempo determinato.  

“Insomma – commentano dal sindacato -, il lavoro dei giovani resta fragile anche in Veneto, creando senza dubbio disaffezione verso il territorio e quindi uno stimolo all’abbandono, e questo nuovo si profila come un anno decisivo per dare il via a una svolta possibile”.

Il segretario Refosco, afferma: “Abbiamo voluto tenere lo sguardo più ampio sulle tendenze, evitando di limitare l’analisi agli ultimi due anni- Questa lettura ci conferma come serva rilanciare con forza politiche regionali di lungo respiro e strumenti efficaci per sostenere l’occupabilità dei giovani, anzitutto promuovendo il loro ingresso nel mercato del lavoro dalla porta principale, quella dell’apprendistato e dei contratti stabili.

Questo – spiega Gianfranco Refosco – anche per diventare finalmente più attrattivi per i giovani, considerate da un lato la nostra scarsa capacità di trattenerli sul territorio e dall’altro la forte crisi demografica, entrambe con un impatto non da poco sul mercato del lavoro: sempre meno giovane e pieno di disequilibri, caratterizzato da un perseverante mismatch domanda/offerta e da una ricerca resasi difficile per le imprese.

Ora che si sono raggiunti nuovamente i livelli prepandemia – aggiunge –, sarà fondamentale agire sul 2024 per rafforzare il trend di crescita rimasto costante nell’ultimo decennio, pur con gli stop e le risalite ben noti connessi alle diverse crisi, e per fare in modo che la frenata del 2023 non diventi strutturale”.

A emergere chiaramente dall’indagine anche le forti differenze tra le province venete nelle dinamiche del mercato del lavoro giovanile, dovute ai diversi assetti produttivi e occupazionali. “Ciò significa che, pur all’interno di politiche regionali con indirizzi comuni, servono interventi su misura in grado di rispondere alle specificità territoriali – continua il segretario –.

Sarà importante in tal senso portare a regime l’istituzione degli Ambiti territoriali sociali, che potranno, a nostro avviso, assumersi ruoli di governance decisivi anche per la gestione del mercato del lavoro locale, in stretta sintonia con il sistema delle imprese, con le rappresentanze sociali e con le istituzioni formative territoriali”.

Indagando le tipologie di nuovi contratti stipulati, la Cisl ritrova i tratti distintivi del lavoro dei giovani, ossia una perdurante frammentazione e quindi una minor continuità. Ben il 59,4% dei contratti stipulati con giovani under 30 è rappresentato da contratti a tempo determinato, il 17,2% da contratti di somministrazione, il 13,7% dall’apprendistato. Il contratto meno diffuso è, infine, proprio quello a tempo indeterminato utilizzato solo nel 9,7% dei casi.

“Questa fotografia dell’apprendistato ci dice quanto stenti ad affermarsi nel territorio veneto – mette in evidenza ancora Refosco –, nonostante le riforme, gli accordi istituzionali e sindacali stipulati e gli incentivi economici per le imprese. Eppure dovrebbe essere lo strumento preferito di ingresso dignitoso nel mondo del lavoro per i giovani. È necessario chiedersi il perché e attivare con urgenza politiche di rilancio di questa forma contrattuale”.