Giovani, lavoro e Pandemia. La colpa delle alte percentuali di precariato e disoccupazione giovanile è davvero imputabile a Covid-19? Per provare a rispondere si può partire dall’analisi dei dati pubblicati dall’Ufficio Statistica della regione Veneto nella Statistica Flash intitolata “Il futuro (è) dei giovani”.
Dalla statistica si evince che nel 2008 il tasso di occupazione dei veneti tra i 20 e i 29 anni era più alto rispetto a quello della popolazione in età attiva, 67,4% contro il 66,4%, e il tasso di disoccupazione non superava il 7%. Con il 2009 il quadro è mutato, portando il tasso di disoccupazione nel 2015 al record del 18%. Nel 2019 il valore sembrava sceso ai livelli pre-crisi, ma è arrivata la pandemia a scombinare nuovamente lo scenario. Nel 2020 la situazione occupazionale dei 20-29enni è precipitata: il tasso di occupazione è inferiore dell’11% rispetto al 2008 e del 10% rispetto a quello della popolazione in età attiva cioè nella fascia 15-64 anni.
Inoltre, i giovani non solo hanno difficoltà nell’accesso al mercato del lavoro, ma devono fare i conti anche con condizioni più sfavorevoli, tra precariato e lavoro a bassa intensità. Secondo l’analisi dell’Ufficio statistiche della regione Veneto, quindi, la crisi pandemica ha deteriorato una dinamica già esistente trasformandola da strutturale ad allarmante. Infatti, si legge ancora tra i dati, dal 2008 al 2020 la quota di occupati giovani a tempo determinato è cresciuta di 17 punti percentuali a discapito delle forme di lavoro più stabili, e il part time involontario è salito di 25 punti.
La Pandemia ha determinato anche un aggravamento della situazione scolastica. Nel 2021 la quota di studenti veneti che non raggiungono un sufficiente livello di competenze è salita al 32% in italiano (22% nel 2019) e al 38% in matematica (24% nel 2019). Tra i giovani dai 20 ai 29 anni poco meno della metà ha concluso gli studi e lavora, il 7% studia e al contempo lavora, il 7% cerca lavoro e il 26% studia. I Neet sono il 10%, di cui 14% femmine e 7% maschi, numeri che fanno registrare al Veneto una delle quote più basse tra le regioni italiane.
Nel 2020 in Veneto dopo la scuola superiore la metà dei ragazzi prosegue gli studi. Fra i percorsi di laurea più gettonati negli atenei veneti c’è quello linguistico, umanistico e arte (22%), politico-sociale e comunicazione (16,5%), ingegneria e architettura (16%), mentre fanalino di coda sono le materie ICT (3%), scienze motorie, turistiche e sportive (3%). Nell’anno 2019-2020 si contano solo 9 mila studentesse universitarie iscritte nell’area STEM rispetto a oltre 19.500 maschi, divario che è il risultato di condizionamenti sociali, culturali, educativi.
Ultimi due elementi menzionati dal report: apprendistato e ITS Academy. In Italia infatti l’apprendistato è una tipologia di contratto particolarmente diffusa fra i giovani in età 15-19 anni (il 24% dei giovani che lavorano è assunto in apprendistato) e nella classe di età successiva; coinvolge in percentuali maggiori giovani diplomati ed è utilizzata soprattutto nel settore dell’industria. Per quanto riguarda invece l’ITS Academy si tratta dell’istruzione tecnica superiore, una nuova strategia riconosciuta anche nel PNRR che risponde alla domanda delle imprese di nuove ed elevate competenze tecniche.
Prendendo in esame i dati europei pubblicati da Eurostat, nel secondo trimestre del 2020, rispetto al quarto trimestre del 2019, prima della pandemia, il tasso medio in Ue dei giovani occupati è diminuito di 2,1 punti percentuali, passando dal 33,3% al 31,2%. Complessivamente, in sostanza, tutti gli Stati membri ad eccezione della Germania hanno registrato una diminuzione dell’occupazione giovanile. A segnare il record negativo è la Slovenia (-8,1%, da 32,3% a 24,2%), seguita dall’Irlanda (-6,5%, da 41,7% a 35,2%). Le variazioni più contenute si sono invece registrate in Italia e in Grecia (-1,3 punti percentuali per entrambe) che però detengono i due tassi di occupazione giovanile più bassi d’Europa: rispettivamente del 16,9% e del 13,5%.
Il PNRR e la Strategia regionale per lo Sviluppo Sostenibile nella Macroarea 3 prevedendo interventi mirati. Saranno il punto di svolta per l’Italia e e per tutta l’Europa?