Nella sua rubrica di commento “Invece Concita” sul quotidiano la Repubblica la giornalista Concita De Gregorio ha affrontato due indagini che raccontano i comportamenti dei giovani. “Disagi e tabù” ha intitolato il pezzo, ricordando come nell’arco di 48 ore l’agenzia Ansa (sotto i due lanci) ha dato risalto a due indagini piuttosto interessanti sul comportamento degli italiani di giovane età.
Da uno studio della Società italiana di Andrologia è emerso infatti che un giovane su tre fa sesso solo virtuale, mentre un milione e seicentomila giovani fra 18 e 35 anni non ha mai avuto rapporti sessuali. Nella stessa fascia d’età, 220mila coppie stabili dichiarano di stare insieme astenendosi dal sesso.
La seconda indagine del Ministero della Salute indica invece che l’uso di antidepressivi è aumentato del 40 per cento fra preadolescenti e adolescenti. Il maggior incremento è nella fascia fra 15 e 19 anni e il rapporto sulla salute mentale (riferito al 2022) mostra come siano state vendute 38 milioni di confezioni di farmaci, una ogni due persone, per una spesa totale di 400 milioni.
“Ho messo da parte le carte per un’inchiesta che da molto tempo ho in animo di fare – racconta De Gregorio – titolo di lavoro ‘No more sex’, sempre rinviata in favore di più clamorose e gravi emergenze. Sebbene il tema abbia una sua gravità o per meglio dire grado di interesse, soprattutto in prospettiva: porterà evidenze e conseguenze”.
“Sull’aumento di ricoveri e ricorso a specialisti per disagi mentali, soprattutto nelle persone giovani e giovanissime – aggiunge – ne ha parlato qualche giorno fa in tv Fedez. Ha fatto appello al governo perché non siano tagliati i fondi e ha nominato Franco Basaglia, di cui l’anno prossimo sarà il centenario della nascita. Sentirlo parlare di Basaglia è stato un colpo al cuore”.
“Ma ho fiducia, magari Fedez ce la fa, magari diventa un argomento popolare almeno quanto è diffuso il male“, conclude De Gregorio.
Per 1 su 3 di giovani il sesso è solo virtuale
In Italia un ragazzo su tre fa solo sesso virtuale, mentre oltre un milione e 600mila giovani 18-35enni non ha mai avuto rapporti sessuali e circa 220mila coppie stabili, della stessa fascia di età, dichiara la propria astinenza dal sesso.
Dietro il crollo delle nascite non c’è soltanto il disagio sociale ed economico, il calo della fertilità maschile, complici i cambiamenti climatici, l’inquinamento e scorretti stili di vita, ma potrebbero pesare in futuro anche alterazioni della sessualità dei giovani, sganciata da aspetti relazionale e riproduttivi, come il sesso virtuale e l’astinenza sempre più diffusi.
E’ quanto emerge dai risultati preliminari della ultima indagine promossa dalla Società Italiana di Andrologia (SIA) sui cambiamenti delle abitudini sessuali dei giovani dopo la pandemia. L’indagine promossa nell’ambito della campagna di sensibilizzazione e prevenzione andrologica, ha visto coinvolti, tra gli altri, l’Esercito Italiano, la Croce Rossa Italiana (CRI), ed è stata condotta dall’Università IULM di Milano, su un campione di 500 giovani maschi, dai 16 ai 35 anni e i loro partner.
“I risultati preliminari dell’indagine mostrano che il rapporto della Generazione Z con il sesso è complicato e contraddittorio – dichiara Alessandro Palmieri, Presidente SIA e Professore di Urologia alla Università Federico II di Napoli -. La sessualità negli under 35 appare sempre più sganciata dalla componente relazionale e riproduttiva, e questo si riflette sulla scarsa soddisfazione nei rapporti reali, 50% del campione, e sul ricorso al sesso solo virtuale per un ragazzo su tre. Questa tendenza alimenta silenziosamente il fenomeno della denatalità e comporta anche una ricaduta sui disturbi della sfera sessuale.
Moltissimi ragazzi lamentano disfunzione erettile ascrivibile alla virtualizzazione del rapporto, all’eccesso di pornografia e di autoerotismo”.
Preoccupa infatti che l’11% dei giovani dichiara di utilizzare quasi esclusivamente il mondo online per trovare partner sessuali e il 30% utilizza chat erotiche e siti pornografici quotidianamente. “Mentre il 68% dichiari di sapere chi è l’andrologo, il 58% ritenga importantissimo fare visite preventive, poi di fatto il 74% dei giovani risponde che non ha mai fatto una visita andrologica e l’83,9% dichiara di non effettuare controlli regolari”.
La depressione avanza, anche per le paure legate alle guerre
La depressione avanza tra gli italiani, complice anche una situazione situazione sociale ed economica difficile, dettata dal conflitto in Ucraina scoppiato nel 2022 e che il nuovo conflitto israelo-palestinese potrebbe contribuire ad acuire. Lo rileva una rielaborazione di Massimo Cozza, direttore del Dipartimento di Salute Mentale ASL Roma 2, tratta dall’analisi dei dati del recente Rapporto salute mentale del Ministero della Salute che ha come riferimento il 2022.
Dal rapporto emerge che è in aumento di 2 milioni la spesa lorda complessiva in regime convenzionato per gli antidepressivi, che raggiunge la quota di oltre 400 milioni (in media oltre 6 euro l’anno per ogni italiano) con un numero di confezioni erogate pari quasi a 38 milioni, una media nazionale di oltre una confezione per ogni due persone, dato che fa marcare un aumento di oltre 300mila rispetto al 2021. Un numero elevato di consumi di antidepressivi rispetto alla media nazionale si rileva in Toscana, in Liguria e in Umbria, minore invece in Friuli Venezia Giulia, Campania e Puglia. Dall’analisi emerge anche che la patologia più frequente tra i 776.829 utenti psichiatrici assistiti nei servizi territoriali è proprio la depressione, con 174.257 utenti e una crescita dell’1,6% rispetto al 2021. Comunque un dato basso se raffrontato ad una stima di quasi 3 milioni di italiani che soffrono di depressione, che nel 40% dei casi non chiedono aiuto a medici ed operatori sanitari.
“L’aumento della depressione – specifica Cozza – può essere reattivo non solo al periodo pandemico ma anche ad una situazione sociale ed economica difficile, considerando in particolare che nel febbraio 2022 è scoppiata la guerra vicino a noi con l’invasione della Russia in Ucraina. Il conflitto israeliano palestinese, se dovesse estendersi, potrebbe alimentare nuovi sentimenti di paura e depressione, in particolare per le persone più fragili dal punto di vista emotivo e sociale. La depressione può essere curata con interventi psicoterapeutici e psicofarmacologici, fermo restando i possibili interventi di carattere sociale”.
“Servirebbero – aggiunge l’esperto – più risorse, a partire da più psichiatri e psicologi psicoterapeuti, nei dipartimenti di salute mentale, per i quali viene destinato il 2,72% del fondo sanitario nazionale, a fronte del necessario 5%. In termini assoluti servirebbero quasi 3 miliardi”.