Giovanni Dalla-Valle e Andrea Arman, dopo un evento pro vittime banche venete scontro legale tra ex amici. Lo psichiatra accusa di tentato omicidio l’avvocato, che non risponde. E don Torta non pacificherebbe

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Pubblicato il 15 alle 23.05, aggiornato il 16 alle 9.40. Il 18 settembre scorso veniamo contattati da Giovanni Dalla-Valle, uno psichiatra veneto e indipendentista (avevamo scritto venetista, ma ha precisato di essere “indipendentista”, ndr) che da anni esercita a Londra e che si qualifica come direttore della fondazione, appunto indipendentista, Venetian Ambassador, che, leggiamo in numerosi articoli e sul suo sito, è “l’organizzazione internazionale non-profit che promuove l’immagine, il lavoro e gli interessi dei Cittadini Veneti nel Mondo e di chiunque venga in contatto con loro…“. Dalla-Valle assurge anche alle cronache del Guardian (ne riferisce da noi Il Giornale di Vicenza) come espressione dell’autonomismo correlato con quello scozzese.

 

Ci scrive, dice, perché, avendo letto alcuni nostri articoli sull’avvocato Andrea Arman in cui svelavamo qualcosa di meno nobile della sua “commendevole” battaglia per i risparmiatori vittime di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, vuole documentarci su quello che lui definisce senza mezzi termini come un tentativo di omicidio da parte dell’avvocato di cui ci racconta, prima via mail, poi per telefono dall’Inghilterra e, quindi, inviandoci anche copie di querele e contro querele.

Ciò, afferma lo psichiatra direttore di Venetian Ambassador, lo fa per mettere in guardia tutti su alcuni aspetti meno noti della personalità di Arman di cui lui stesso ci dice di essere rimasto, negativamente, sorpreso visto che entrambi avevano fatto battaglie comuni per l’indipendenza del Veneto, che erano amici e che lui, Dalla-Valle, era stato vicino al mondo di don Enrico Torta come testimoniano anche le interviste a lui concesse da Caterina Baratto, il braccio destro del presidente del Coordinamento Banche venete di don Enrico Torta, e da Elisabetta Gatto, un’altra nota attivista per i soci vittime delle banche vicina alle posizioni di Arman oltre che a quelle di Ugone e Bertelle.

La questione è delicata, cerchiamo e troviamo alcune conferme sulla credibilità di quanto raccontato dallo psichiatra ora con passaporto inglese, anche perché, se i video (che pubblichiamo qui insieme), confermano la sua vicinanza precedente ad Arman e tutto sulla sua professione lo si legge sui media che prima di noi ne hanno scritto, c’è chi di lui non è propriamente invaghito tra i diversi sostenitori delle diverse “parrocchie” dell?autonomia veneta, e, infine, aspettiamo di incontrarlo di persona.

Giovanni Dalla-Valle a Vicenza, direttore della fondazione Venetian AmbassadorsCosa che avviene venerdì scorso a ora di pranzo in Corso Palladio (vedi foto) in cui Dalla-Valle ci racconta altri particolari, tipo un suo controllo all’aeroporto di Venezia che sarebbe stato particolarmente accurato a seguito di passi legali che avrebbe compiuto Arman, in risposta a quelli intrapresi dal direttore di VA, e, soprattutto, dell’esito negativo di un incontro con don Enrico Torta a cui avrebbe chiesto, senza esito, di comporre la vicenda.

Tutto questo ma, soprattutto, gli antefatti, che secondo noi meritavano di essere raccontati, richiedeva riscontro anche presso l’avvocato Arman, che, prima che osassimo metterne in discussione alcuni suooi passi, ci “amava” anche se, ultimamente, pare si diverta  a denigrarci (come fa con l’ex amico Dalla-Valle?).

Ebbene già giovedì, prima dell’appuntamento a Vicenza con il suo “accusatore” proviamo a contattarlo alle 15.38: “Buon pomeriggio avvocato, siamo stati contattati dal dr. Giovanne Dalla Valle, presidente di Venetian Foundation, che ci ha raccontato e in parte documentato un suo atto di violenza asseritamente da lui subito a Verona ai margini di un evento di beneficenza per soci vittime delle banche organizzato dal Dalla Valle stesso. Prima di pubblicare gradiremmo un suo intervento chiarificatore al riguardo. La ringrazio e la saluto . Giovanni Coviello“.

Alle 18.55 Arman ci messaggia. “Sì informi in procura a Treviso alla quale trasmetterò anche questa gradita sua“.

Alle 18.55 rispondiamo: “Prendo atto che una richiesta di conoscere la sua posizione la irrita”

Quasi 24 ore dopo, venerdì alle 18.02 Arman ci scrive: “No per niente. La procura ha in corso un indagine sull’agire del Sig Dalla Valle quindi meglio chiedere a loro”.

La risposta la inviamo appena letto il messaggio, cioè alle 18.45: “Noi non possiamo chiedere alla procura mentre fa indagini se le ha disposte, possiamo chiedere a lei la sua versione e deontologicamente lo abbiamo fatto. Se lei non la invia noi abbiamo fatto quel che dovevamo“.

Nulla fino ad oggi, ecco, quindi, di seguito lo scritto, che per maggior precisione e anche per fargli attenuare alcuni passaggi abbiamo chiesto al dr. Giovanni Dalla-Valle (non pubblichiamo i documenti legali in nostro possesso per tutelare la privacy degli asseriti testimoni dei fatti, ndr).

Non sta a noi fare valutazioni se non quelle già fatte, ma di certo la luce intorno a questa vicenda è troppo tenue perché non si attendano con ansia conclusioni illuminanti su accuse inquietanti da parte di chi di dovere. Nell’attesa siamo pronti a valutare altre informazioni da chiunque provenissero.

 

Caro direttore, ho letto anche il suo ultimo articolo-intervista con Francesco Celotto (“Il mondo di mezzo di associazioni e legali intorno a BPVi, Veneto Banca ecc…, parte III: il primo check su Andrea Arman accusato di usura da Celotto e non solo e in odore di aver fatto un affare vendendo azioni BPVi“, ndr) su VicenzaPiù sul caso Andrea Arman. Volevo informarla che le cose stanno molto peggio di quanto da lei descritto. Sono stato (purtroppo) anche io amico di Arman fino alla tarda sera del 19 settembre 2017, quando tento’ di uccidermi, dopo avermi preso a pugni, calci (in testa) e tentato di strangolarmi d’improvviso e senza che me l’aspettassi dopo l’evento che la Fondazione Venetian Ambassadors (di cui sono direttore esecutivo) aveva organizzato a Verona per promuovere il referendum sull’autonomia del Veneto. Fui salvato dalla sua furia omicida per l’intervento di un nostro collaboratore. Pare fosse furioso perché la nostra fondazione aveva eletto a beneficiaria della raccolta fondi di quella sera una povera ragazza, orfana di padre e con la madre gravemente ammalata, la cui famiglia era stata truffata da BPVi ma che apparentemente non era nella lista dei “”tutelati” da Arman e quindi avevamo dato i soldi raccolti direttamente a lei e non a lui. Io, in buona fede, avevo invitato Andrea quella sera e la sua associazione (Don Torta) per dare loro visibilità e spazio per parlare del crack bancario durante un’occasione in cui sarebbero intervenuti molti politici veneti di primaria importanza (vennero esponenti di quasi tutti i partiti) e anche storici ed intellettuali di livello internazionale. Con Andrea ero amico da anni e (ingenuamente) mi fidavo ancora di lui. Avevo invitato anche Patrizio Miatello (che fu pure contento di venire) e Luigi Ugone (pure presente). Avevamo rintracciato la beneficiaria della donazione appunto tramite Miatello e Ugone e stava alla nostra fondazione (visto che finanziavamo tutto noi) decidere come organizzare la serata. Tra l’altro, la stessa vittima mi aveva riferito che era comunque iscritta anche all’associazione Don Torta (forse la cosa sfugge a certuni ma molte vittime sono iscritte da più parti e ricevono e-mail da tutti). Ovviamente, essendo noi un’associazione di professionisti e imprenditori Veneti emigrati all’estero, e completamente disconnessi dalle vostre dinamiche politiche, non eravamo al corrente dell’esistenza di “partiti” persino tra le vittime di tragici eventi come quelli delle truffe bancarie. Così avevo invitato tutti in perfetta buona fede. La raccolta fondi andò benino, anche se sotto le aspettative, ma comunque riuscimmo a raccogliere più di mille euro per quella povera ragazza. La nostra associazione invece perse un ben maggiore quantità di soldi per organizzare l’evento (più sapevano che eravamo una non-profit più ci spennavano fino al midollo). Arman porto’ una cinquantina dei “suoi” (in totale vennero circa 130 persone quella sera, lo so bene perché raccogliemmo feedback con moduli appositi). Andrea mi aspettò a fin serata quando tutti più o meno erano andati via, tranne alcuni collaboratori e, dopo aver tentato di estorcermi 2.000 euro e avermi minacciato pesantemente, al mio rifiuto, mi pesto’ a sangue (ore di sanguinamento da un taglio alla fronte). Ci furono diversi TESTIMONI che assistettero allo svolgersi di quel drammatico episodio e assistettero anche al tentativo di omicidio di Andrea. Ce n’era abbastanza per spedirlo in galera per qualche annetto e farlo radiare dall’ordine degli avvocati di TV per sempre (specie perché ha già avuto una sospensione in passato per attività di usura, cosa di cui io venni a sapere solo dopo). Commisi l’errore di non denunciarlo subito, sperando che, essendo stato un amico per anni, mi chiedesse scusa e potessimo riconciliarci. Inoltre non volevo danneggiare l’immagine pubblica dell’associazione Don Torta e recare un danno alle vittime rappresentate e anche per considerazione dell’età e delle condizioni di Don Torta. Viste le circostanze pensavo che dargli una chance per scusarsi fosse una decisione più ragionevole. Invece non si scuso’ mai, anzi mi denuncio’ lui il 16 dicembre 2017, per aggressione (???), forse per cercare di “neutralizzare” in qualche modo ogni mia azione penale contro di lui (si noti che era già in corsa per le elezioni nazionali con M5S). Solo che, quando i testimoni iniziarono a parlare, si spaventò, capì che aveva lanciato un boomerang e (a fine gennaio 2018) ritiro’ la querela (ho copia del suo atto di ritiro). Speravo di aver chiuso la storia per sempre con quell’elemento. Invece a fine febbraio, un mio amico, che e’ anche tra le vittime di BPVi ed è rappresentato da Andrea mi passa una sua e-mail in cui Andrea mi diffama chiaramente con tutti i soci che lui rappresentava (immagini lei l’enorme numero di recipienti della sua comunicazione). Al che francamente non potevo più tollerare oltre e così lo querelai per diffamazione. Nella denuncia, però, si illustrano bene anche i fatti del tentato omicidio di settembre. La mia querela risale al 26 marzo 2018 e non ho ancora avuto notizia di alcuna indagine da parte della procura di TV, dove lui è sicuramente ben conosciuto. Non contento per tutti i danni arrecatimi, Arman mi ha poi contro-querelato in giugno, come si fa spesso in questi casi per tentare di neutralizzare una querela per diffamazione. Io penso che lui semplicemente non voglia che la gente venga a sapere quello che ha fatto quella sera del 19 settembre a una persona che gli era stata amica per anni e che aveva soltanto commesso lo sbaglio di coinvolgerlo in un atto di beneficenza. So che ha aspirazioni politiche di alto livello e aveva tentato di farsi eleggere anche in senato alle ultime elezioni nazionali. Mi dispiace per il partito, che lo appoggia, per cui ho molto rispetto, ma credo una persona così sia facilmente fonte d’imbarazzo. Soprattutto credo che Andrea non sia adatto per rappresentare i diritti di così tante vittime delle truffe bancarie. Lui stesso, come giustamente ha scritto lei, ha spesso colluso con quel sistema bancario in passato, con presunti massoni e gente molto “chiacchierata”. Ricordo che mi aveva anche presentato un ex-massone da cui la nostra fondazione prese immediatamente le distanze dopo che aveva tentato di convincermi a vendere un bond messicano del 1838 del valore di tre miliardi di dollari (robe da film di Toto’ quando cerca di vendere il Colosseo, lo cacciai entro dieci secondi dal ricevimento della proposta). Don Torta mi ha detto che Andrea fa queste cose come volontario ma in realtà mi hanno spiegato che alle vittime è stato chiesto all’inizio di pagare mille euro di cauzione a studi legali che sono indicati da lui (tramite la fondazione Don Torta di cui e’ diventato presidente), in attesa che le cause vengano (si spera) vinte e quindi, immagino, si possa raccogliere il resto del pagamento delle parcelle. Non ho idea di come funzioni la cosa e quanto ci intenda ricavare alla fine Andrea, ma e’ chiaro che, trattandosi di migliaia di vittime, si prospetta una vera e propria miniera d’oro. Fra i suoi collaboratori mi dicono esserci un altro avvocato già sospeso dall’ordine degli avvocati. Sono venuto a sapere di queste cose solo dopo quella violentissima aggressione e ne sono rimasto sconvolto. Mai e poi mai l’avrei contattato se avessi saputo di queste cose prima. Personalmente non vedo l’ora di confrontarmi in tribunale con questo personaggio, affinché tutti sappiano finalmente quello che mi ha fatto la sera del 19 settembre 2017 e la ferocia con cui mi ha perseguitato dopo, per evitare che parlassi. La nostra e’ un’associazione di persone per bene, dedicata a progetti di natura etica e umanitaria. Abbiamo il massimo rispetto per brave persone come don Enrico Torta ma non intendiamo assolutamente mischiarci con “avvocati” che combinano cose del genere.

Dr Giovanni Dalla-Valle, Direttore Fondazione Venetian Ambassadors