Il Pm Serena Chimici ha chiesto il rinvio a giudizio dell’editore vicentino Giovanni Jannacopulos per le presunte minacce nei confronti di Carlo Bramezza, direttore generale dell’ULSS 7. Una decisione in tal senso o in senso contrario è attesa per il 10 ottobre 2023, quando è in calendario la prossima udienza del procedimento in fase preliminare.
Lo riferisce il Corriere del Veneto oggi in edicola. La difensa del proprietario di Medianordest ha fin qui avanzato la tesi del mancato beneficio diretto all’indagato dalle azioni che gli vengono contestate. Ovvero le pressioni per indurre il dg sanitario Bramezza a compiere atti contrari ai doveri di ufficio. Davanti al rifiuto di quest’ultimo, l’editore avrebbe orchestrato una campagna denigratoria sulle sue “Rete Veneta” e “Antenna Tre”.
Dalle indagini della guardia di finanza coordinate dalla Procura della Repubblica di Vicenza erano inoltre emerse pressioni di Jannacopulos sulla politica veneta per ottenere la rimozione di Bramezza.
Di conseguenza, le autorità avevano emanato un’ordinanza applicativa della misura cautelare del divieto di esercitare l’attività di impresa di editoria attraverso le emittenti, poi revocata su istanza della difesa e la Cassazione ha poi rigettato il ricorso della procura contro il provvedimento del Riesame.
“Ma sullo sfondo – scrive il CdV – resta sempre quella domanda, perché ‘perseguitare’ Bramezza? Era il diritto di critica a spingere Jannacopulos o una pulsione più pressante, ossia l’esercizio stesso del potere? Le carte della procura raccontano sì dei tentativi di pressione politica per rimuovere il dg che proprio non ne voleva sapere di fare quello che chiedeva l’editore (spostare, promuovere, rimuovere personale a seconda di interessi ancora poco chiari), ma racconta anche di una ‘rete di informatori’ creata in ospedale, che ‘gli comunicavano informazioni in virtù della soggezione che nel tempo ha incusso nel personale medico’, ma anche che lo usavano come ‘potenziale soggetto che poteva ottenere in ambito sanitario e ospedaliero riscontri concreti, anche amministrativi alle aspettative dello stesso personale’.
Insomma un po’ lo temevano e un po’ gli faceva comodo quell’editore che li metteva in mostra nei tg e che raccontava di agganci con l’assessora della Regione Veneto alla Sanità Manuela Lanzarin (che in realtà non ha mai assecondato le sue richieste).
Ma a quanto pare c’era anche un immediato tornaconto personale dell’editore, che in più di qualche caso ha contrattato direttamente con i medici, oltre alle interviste, anche l’esito rapido di alcuni test Covid 19 o esami medici per lui e i suoi famigliari. Lo riporta l’informativa finale della guardia di finanza di Bassano che ha indagato sul caso. Va comunque precisato che i medici non sono indagati per abuso d’ufficio, segno che la procura non ha ritenuto che questi comportamenti costituissero un reato.
Ma va anche sottolineato come quelle conversazioni virassero presto in richieste di aiuto dei dottori che si affidavano all’editore per sollecitare l’arrivo di un robot esercitando pressioni su Bramezza: ‘Non preoccuparti da domani cambierà? dice Jannacopulos parlando delle decisioni che sarebbero state assunte dal direttore generale.
Poi, riferendosi a Luca Zaia che non esaudisce i suoi desideri dice: ‘Non è finita, stasera un altro colpo e poi ogni giorno, comincia a capire’. E ancora, c’è un dottore che chiede a Jannacopulos di coprire con le tv l’evento letterario organizzato dalla moglie e in cambio fornisce informazioni sul clima che si respira in corsia. La Finanza riporta inoltre tutte quelle informazioni sul concorso interno spostato, di cui Jannaocpulos conosce i dettagli che spiega a una dottoressa, e c’è anche quell’altro medico che vuole un trasferimento e chiede all’editore di ‘andare dalla Lanzarin a sensibilizzarla’.
Insomma sembra proprio che in ospedale ci fosse una corrente di medici ostile a Bramezza, che usava lo stesso Jannacopulos per uno scopo comune all’editore: farlo fuori il prima possibile. Infine si riportano anche le pressioni sui giornalisti della redazione che chiedono costantemente a Jannacopulos se ‘a parte Bramezza ci sono altri bollini rossi’, temi che però non riguardano la procura ma la deontologia professionale”.