Per la prima volta l’opera “Giuditta II” di Gustav Klimt ha lasciato la Galleria internazionale d’arte contemporanea Ca’ Pesaro di Venezia. Da domani, infatti, sarà esposta nella Basilica Palladiana di Vicenza nell’ambito della mostra “Ritratto di donna. Il sogno degli anni Venti e lo sguardo di Ubaldo Oppi”. L’inaugurazione ufficiale si è svolta questo pomeriggio nel capoluogo berico, alla presenza tra gli altri anche del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, oltre che dei primi cittadini di Vicenza Francesco Rucco e di Treviso Mario Conte, dell’assessore regionale Elena Donazzan e dell’europarlamentare Alessandra Moretti.
“Stiamo inaugurando una mostra di respiro metropolitano cui noi partecipiamo con la ‘nostra’ Giuditta II di Klimt – ha dichiarato Brugnaro – Un’opera che ritrae la forza della libertà della donna che, astraendola, rappresenta la forza e la libertà di una Venezia unita. Il Leone di San Marco che si trova a pochi metri da noi è stato posizionato nella Basilica Palladiana proprio perché tutti si riconoscevano in una storia comune. Allora è giusto – ha continuato – che un quadro di tale importanza venga prestato alla città di Vicenza. Anzi, sarebbe opportuno lanciare una Biennale metropolitana aprendola a tutti i territori che si riconoscono in Venezia. Unendoci, infatti, potremmo veramente costruire quella realtà metropolitana in grado di competere con l’intera Europa. Con Berlino, con Londra, con Parigi. Realtà come Bassano, Vicenza, fino a Chioggia o Pellestrina – ha sottolineato Brugnaro – sono parti di un unico territorio unito dal Leone di San Marco, che non a caso poggia due zampe sull’acqua e due sulla terra. Questa è la storia di Venezia, solo dividendoci saremo più deboli. Il quadro di Klimt è assolutamente consono a questa mostra – ha affermato il primo cittadino – Giuditta ha ottenuto la libertà usando le armi della seduzione per poter poi ammazzare il suo carnefice. Ma la donna è anche Venezia, simbolo di libertà. Dalle nostre tradizioni culturali comuni dobbiamo imparare a leggere il nostro possibile futuro – ha concluso Brugnaro – Il futuro dell’Italia, infatti, passerà anche da qui, da questi territori. E’ per questo che abbiamo deciso di dimostrarvi la nostra amicizia con il quadro di Klimt. Uniti si è più forti”.
La mostra, curata dalla docente di Ca’ Foscari Stefania Portinari, costituisce il primo atto di un trittico di grandi esposizioni promosse dall’Amministrazione comunale di Vicenza in collaborazione con CISA Andrea Palladio, Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza e Accademia Olimpica, che verranno allestite nei prossimi mesi all’interno della Basilica Palladiana.
In “Ritratto di donna” si concentra l’attenzione sugli anni immediatamente successivi alla Prima guerra mondiale, quando le donne cominciano a conquistare sempre più spazio e influenza nella società. Una trasformazione storica immortalata passo, passo dal pittore Ubaldo Oppi, cresciuto a Vicenza ma formatosi tra Vienna, Parigi e Venezia, fino a stabilirsi a Milano. Una donna “nuova” che appare anche nel centinaio di opere esposte fino al 13 aprile 2020 nella Basilica Palladiana.
L’esposizione è curata da Stefania Portinari, docente di storia dell’arte contemporanea all’Università Ca’ Foscari di Venezia, affiancata da un comitato scientifico composto tra gli altri da Luca Massimo Barbero (Fondazione Giorgio Cini di Venezia), Alessandro Del Puppo (Università degli Studi di Udine), Nico Stringa (Università Ca’ Foscari di Venezia), Valerio Terraroli (Università degli Studi di Verona), Gabriella Belli (direttrice della Fondazione Musei Civici di Venezia), Elena Pontiggia (Accademia di Belle Arti di Brera, Milano), Elisabetta Barisoni (Fondazione Musei Civici di Venezia), Giuseppina Dal Canton (Università degli Studi di Padova), Sergio Marinelli (Università Ca’ Foscari di Venezia) e Sileno Salvagnini (Accademia di Belle Arti di Venezia).
L’opera “veneziana” Giuditta II, realizzata da Gustav Klimt nel 1909, rappresenta uno dei pezzi forti della mostra: ritrae Giuditta, giovane vedova ebrea, che, durante l’assedio della città di Betulia da parte degli assiri, entrò nel campo nemico e, dopo aver avvicinato il comandante Oloferne, sedotto dalla sua bellezza, lo decapitò nel sonno. Giuditta diventò così, attraverso l’arte di Klimt, un’allegoria della donna moderna, che vuole decidere della propria esistenza. Proprio come le altre figure femminili esposte in “Ritratto di donna”.