(Articolo da VicenzaPiù Viva n. 6, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).
Il vice della coach alla Velcofin Interlocks Vicenza ha appeso gli scarpini al chiodo a soli 22 anni per dedicarsi alla carriera da allenatore e ha già guidato la prima squadra in occasione del successo contro Abano.
Per tutti gli sportivi, ad un certo punto, arriva il momento di appendere gli scarpini (o i guantoni o quello che sia) al chiodo. Giulio Gobbo, però, non ha atteso la fine della propria carriera di giocatore di basket: l’ha fatto quando doveva ancora compiere ventitré anni, alla fine della stagione 2021-22. Il motivo è presto detto: aveva capito che voleva diventare
allenatore e che voleva farlo subito. «Non è stata una scelta casuale» – racconta lui – «Anzi, sono sempre stato appassionato di basket a tutti i livelli. Per me è stato un passaggio naturale quello dal campo alla panchina».
Nato il 2 dicembre 1999 a Treviso, Giulio Gobbo ha chiuso la propria carriera da giocatore al Roncade Basket. Il pallino di passare in panchina era troppo importante e, appena arrivata
un’occasione, ha voluto coglierla al volo «Mi piace molto lavorare con i giovani, anche se in questo caso sarebbe giusto dire le giovani; per me è importante che la persona che mi sta davanti cresca sportivamente e anche umanamente, voglio fare in modo che chi si allena con me possa ambire al massimo livello possibile. Così, nell’estate 2022, arrivò la proposta di Ponzano e l’accettai subito.
Al di là della possibilità di stare vicino a casa, essere vice di un coach esperto come Matteo Gambarotto in una squadra di Serie A2 era troppo stimolante».
L’anno con la squadra della Marca è stato vissuto intensamente e si è concluso con la salvezza ai play-out ai danni di Trieste (poi ripescata in estate). La scelta successiva è ricaduta su una piazza importante come Vicenza, dove si è trovato inizialmente al seguito di coach Rebellato.
«Purtroppo, nei primi mesi, la squadra ha fatto fatica a fare risultato» – spiega l’assistente – «e il cambio in panchina è stato in qualche modo obbligato. Poi è arrivata Francesca e la situazione è piano piano svoltata» giocando un basket più offensivo e frizzante. «Con Francesca ci siamo intesi subito» –ci tiene a sottolineare Gobbo – «Siamo in linea su tantissimi aspetti della pallacanestro, che viviamo entrambi in modo dinamico e veloce. Per lei ho solo parole positive e per me è un onore far parte del suo staff perché mi sta dando tantissimi stimoli e mi sta aiutando a crescere. Mi coinvolge molto come assistente e questo, a mio modo di vedere, è importantissimo».
Il cambio di allenatore ha anche dato la possibilità a Giulio della sua primissima esperienza da capo allenatore in A2: «Francesca è arrivata in città il venerdì sera» – racconta Gobbo – «e non era pensabile che il sabato sera potesse già conoscere la squadra. Così mi hanno affidato la guida tecnica del gruppo per quella partita: l’emozione che ho sentito in quei giorni, vedendo le ragazze che stavano cercando di sbloccarsi da una situazione difficile e che facevano di tutto per portare a casa il risultato, è stato il massimo. Mi sono emozionato ad ogni canestro fatto e ad ogni difesa fatta bene. Aver ottenuto anche la vittoria, la prima del nostro campionato, mi ha riempito di orgoglio».
Sul suo modello, però, l’assistente biancorosso non fa nomi: «Cerco di prendere qualcosa da ciascuno. Come ho preso qualcosa da Gambarotto, l’ho presa anche da Rebellato e adesso da Francesca. Cerco di approcciarmi alle situazioni sempre in maniera diversa in modo da poter sempre fare la cosa migliore. Credo che solo così possa crescere come allenatore».
La strada imboccata sembra proprio essere quella giusta.