Oggi 15 associazioni su 17 hanno approvato la proposta di Giuseppe Conte a nome del Governo per risarcire i risparmiatori, che, tramite un decreto legge da varare nell’ambito del decreto Crescita domani in Consiglio dei ministri, modificherà la Legge di bilancio per consentire rimborsi automatici a chi aveva meno 35 mila euro di reddito nel 2018 oppure non più di 100 mila euro di patrimonio mobiliare (titoli), cioè il 90% degli interessati; il restante 10% della platea interessata potrà ottenere i rimborsi tramite procedura di valutazione singola ma semplificata.
A questa soluzione, su cui si è astenuta la Casa del Consumatore di Schio, si sono opposte, legittimamente ma ancora una volta con la richiesta ostruzionistica di un ulteriore rinvio, le due associazioni, quella di don Torta Arman, vicina ai 5 Stelle, e quella di Ugone, prossima alla Lega, che, pure, il 9 febbraio avevano raccolto l’applauso di un’assemblea a Vicenza con Di Maio e Salvini a cui non avevano ammesso, oltre alla stampa indipendente e non osannante (VicenzaPiù), la maggior parte delle associazioni non allineate col loro pensiero e in cui i due vice premier avevano sbandierato agli adepti sugli spalti che entro il 16 febbraio tutto si sarebbe risolto.
Bene oggi la soluzione, in una riunione indetta a Palazzo Chigi con tutte le associazioni, è stata finalmente prospettata (per il 90% subito e per il restante 10% tramite una corretta verifica) da Giuseppe Conte e dal ministro del Mef Giovanni Tria, alla presenza del Ministro per i rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, i sottosegretari Massimo Bitonci e Alessio Villarosa, ma…
Ma, mentre Andrea Arman ha fatto subire una generale contestazione al povero don Enrico Torta, che, intervenuto per rappresentare… il legale trevigiano, aveva chiesto un rinvio della decisione (poveri soci, in primis quelli vecchi meno o come lui), Luigi Ugone ha tentato di esibirsi nel suo immancabile show dichiarando la sua “disponibilità ad approvare la proposta di Conte ma solo dopo aver letto la sua formulazione scritta“.
Ma l’avvocato e accademico Giuseppe Conte oggi non cercava i facili, ma inconcludenti, applausi vicentini dei suoi due vice in perenne campagna elettorale e a quella che era un’accusa di inaffidabilità ha reagito non da raccatta voti ma da rappresentante delle Istituzioni mostrando un pesante “rosso” al capopopolo Ugone, che, vedendo il video della strigliata che vi proponiamo (e, se vorrà, anche riascoltando l’audio di quello che lui aveva detto provocando la reazione del premier), forse comincerà a riflettere su una frase che il suo referente principale Matteo Salvini ama dire quando viene criticato da qualcuno, anche dal ragazzino Ramy, e che tradotta oggi suona così: “prima arrivi a farsi nominare presidente del Consiglio, poi parli da premier!“.
Dopo aver dovuto far notare, educatamente, a chi aveva ammesso a palazzo Chigi che non sapeva “quanti altri presidenti del Consiglio l’avrebbero ascoltato più volte” e che se Ugone era libero di valutare le proposte non si poteva di certo permettere di dire a chi aveva trovato e stanziato 1.5 miliardi che le avrebbe firmate solo dopo averle lette mettendo in dubbio le sue affermazioni e, soprattutto, il ruolo delle Istituzioni, Giuseppe Conte ha incassato il consenso delle 17 su 19 associazioni e si è diretto a Milano dove aveva altri impegni di elevato profilo.
E a Milano ha dichiarato ai giornalisti (Radiocor): “Sui rimborsi non ha vinto la linea Tria ma la linea dei truffati. Abbiamo fatto tutti i massimi sforzi per consentire una erogazione che sia la più diretta possibile per quanto riguarda le somme che, ricordo, sono già state stanziate. Quello con le associazioni è stato un incontro franco e in piena trasparenza, come è nella cultura di questo governo. Abbiamo dato delle possibili soluzioni. Una in particolare, quella scelta dalle associazioni, consente una modalità di rimborso efficace e rapida. È basata sulla distinzione sopra e sotto soglia, ma le soglie sono molto aperte consentendo di soddisfare il 90% della platea. Per il restante 10%, poi, non e’ previsto un arbitrato ma una modalità affidata a una commissione tecnica. Mentre l’arbitrato presuppone due parti in conflitto, e cioé i risparmiatori e le banche, nel caso della commissione non c’e’ l’impresa bancaria come controparte ma solo la richiesta del risparmiatore. L’obiettivo del governo è quello di vagliare le richieste in modo omogeneo senza fare istruttorie. Una commissione tecnica garantirebbe indennizzi celeri“.