Terminiamo la cronaca ragionata del convegno “Il secolo della giustizia: una promessa da concretizzare” organizzato a Roma il 26 marzo dall’associazione Meritocrazia Italia (alias L’Italia che Merita) con gli interventi del deputato vicentino Pierantonio Zanettin, componente per Forza Italia della Commissione giustizia della Camera e del senatore di Nola Francesco Urraro (Gruppo Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d’Azione), componente della Commissione Giustizia e della Commissione Bicamerale Antimafia.
Innanzitutto Zanettin ha sottolineato la necessità di analizzare il dato della media europea dei magistrati (21 magistrati per 10.000 abitanti) con precisione e in relazione al contesto: “interessa poco che la Bulgaria ne abbia 28 per 10.000 abitanti; la Francia, che forse è l’ordinamento con cui è più facile confrontarci, ne ha dieci meno di noi: in Francia ve ne sono 10 per centomila abitanti, mentre l’Italia ne ha 11,4 ogni centomila abitanti”.
Per il deputato vicentino, membro anche della Commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario oltre che presidente della Commissione di inchiesta su David Rossi il punto è quindi un altro: “fermo restando la produttività dei magistrati documentata da statistiche, quello che noi abbiamo non comparabile con il resto d’Europa e soprattutto con gli ordinamenti con i quali noi dobbiamo confrontarci è il carico eccessivo perché in Italia abbiamo domanda patologica di giustizia”. Da qui la proposta di Zanettin di ricorrere ad istituti come la mediazione per ridurre l’eccesso di cause.
Poi una battuta per estremizzare quelli che, secondo Zanettin, sono i rischi che stiamo vivendo nel sistema di carriera dei magistrati: “nel percorso tradizionale in primo grado mandiamo i magistrati più giovani che devono fare esperienza, quando maturano li mandiamo in Corte d’Appello e i magistrati più bravi, quelli più preparati, li mandiamo in Cassazione”. Al contrario: “con un sistema in cui il processo di primo grado diventa quello di merito dovremmo mandare in primo grado i più bravi, poi quelli un po’ meno bravi e in Appello e in Cassazione quelli che devono solo pronunciarsi sul rito”.
Sul tema della legge elettorale a sorteggio del CSM l’onorevole Zanettin ha respinto decisamente i rilievi di incostituzionalità definendoli dogmatici e, comunque vada, da verificare attentamente alla luce di quello che verrà poi deciso legislativamente. Per Zanettin l’opinione pubblica è delusa dai grandi scandali per questo, a suo parere, “se non si cerca di dare dei segnali di rinnovamento profondo, di discontinuità pesante rispetto al contesto si perde un’occasione”. L’onorevole ha quindi ricordato che il sistema alternato elezione-sorteggio era quello che portava all’elezione del Doge a Venezia. Si trattava di un sistema che serviva proprio per attenuare il potere delle grandi famiglie veneziane.
Riguardo alle porte girevoli Zanettin ha dichiarato di portare avanti una soluzione drastica: “chi ha svolto attività politica ed è stato magistrato non torna più a fare il giudice”. Tra i percorsi possibili per l’onorevole: i ministeri, il fuori ruolo, l’avvocatura di stato, lo scivolo pensionistico… Il tutto per il deputato vicentino è motivato dal fatto che “il cittadino possa pretendere che il giudice oltre ad essere imparziale appaia imparziale e quando il magistrato si è spogliato di quell’aurea sacrale di terzietà il cittadino ha il diritto di non ritenerlo tale”. Per Zanettin il principio forte è quindi quello della separazione delle funzioni insieme all’idea che il magistrato possa mutare le sue funzioni solo una volta (oggi 4) e nei primi 5 anni della carriera.
Infine il senatore di Nola Francesco Urraro (Gruppo Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d’Azione), componente della Commissione Giustizia e della Commissione Bicamerale Antimafia, si è focalizzato sul tema del contributo unificato che a suo parere rappresenta un diniego di accesso alla giustizia. Per Urraro “la giustizia non può essere per censo, ma è un bene comune” e per questo ha assicurato “uno sforzo anche sotto il profilo ispettivo e sotto il profilo dell’esame che è nelle nostre facoltà sulla destinazione delle spese di giustizia rispetto al Fug, al fondo unico e alla contropartita in termini di servizi”.
Il senatore ha poi ricordato che sfruttando le risorse del PNRR sono stati fatti numerosi sforzi in termini economici per rinnovare l’“ecosistema giustizia”: ufficio del processo (2 miliardi 280 milioni di euro), digitalizzazione (50 milioni di euro), riqualificazione del patrimonio immobiliare (411 milioni di euro). Urraro ha quindi aggiunto che “in alcune realtà territoriali c’è una impossibilità di gestione e regolamentazione delle udienze per aver avuto accorpamenti che includono in una maniera scriteriata utenze anche per 200.000 – 300 000 abitanti per uffici del giudice di pace”.
Infine, il senatore Urraro ha valutato positivamente l’orale rafforzato per gli avvocati, la necessità di intervenire sugli errori giudiziari (“un costo sociale che un paese civile e con una civiltà giuridica come la nostra non può consentirsi”) e l’urgenza della riforma della magistratura onoraria che vede in un ruolo consolidato oramai 5.000 persone, da rivalutare. Urarro ha chiuso la tavola rotonda assicurando “il dialogo e l’interlocuzione, soprattutto nella fase della raccolta date e spunti”.