La riforma della giustizia sta da diversi giorni animando il dibattito politico nazionale: il ministro veneto Carlo Nordio ha preparato un articolato disegno di riforma del Codice penale e di quello di procedura penale, oltre che dell’Ordinamento giudiziario e del Codice dell’ordinamento militare. Abbiamo messo a confronto le posizioni ben distanti di due politici vicentini, quella di Pierantonio Zanettin, senatore e capogruppo di Forza Italia in Commissione Giustizia e del deputato del Movimento 5 Stelle Enrico Cappelletti.
La posizione di Zanettin
“Nel Dna di Forza Italia e del centrodestra c’è la battaglia contro la mafia – spiega Zanettin intervistato anche da TgCom24 – è una nostra priorità e su questo non ci devono e non ci possono essere dubbi. L’intervento sul concorso esterno in associazione mafiosa al momento non è nel programma di governo, ma in ogni caso non avrebbe intaccato in alcun modo la nostra determinazione nel combattere la criminalità organizzata”.
Zanettin poi sull’abuso d’ufficio osserva che: “E’ un reato a condotta evanescente, non è chiaro il confine tra cosa sia lecito e cosa no. Il numero dei condannati si conta sulle dita di una mano, mentre ogni anno ci sono migliaia di procedimenti aperti, con una grande dispersione di energie. Questa spada di Damocle sulla testa di sindaci e amministratori deve essere cancellata”.
Infine, per quanto riguarda l’intervento sulle intercettazioni, il senatore azzurro puntualizza: “Nel ddl Nordio, che è arrivato proprio oggi al Senato, ci sono misure per eliminare la barbarie delle intercettazioni che vengono fatte circolare prima di essere vagliate da un giudice e che troppo spesso coinvolgono soggetti estranei all’indagine, colpendoli nella loro immagine pubblica”.
Il pensiero di Cappelletti
Di tutt’altro parere è Cappelletti che a Vipiu.it dice che: “Le scelte di Nordio e centro destra in tema di giustizia si potrebbero sintetizzare così: più impunità per tutti. Nordio passerà probabilmente alla storia perché alla vigilia dell’arresto di Matteo Messina Denaro
(grazie alle intercettazioni), ebbe a dichiarare che le intercettazioni dei mafiosi sono inutili perché…. non parlano al telefono: infatti, Matteo Messina Denaro ne possedeva 4 o 5…”.
“Poi – aggiunge il parlamentare pentastellato – sempre Nordio, ha invocato il superamento del concorso esterno in associazione mafiosa, voluto da Falcone. E’ notorio che la forza della mafia sta proprio nei suoi legami con i colletti bianchi, a partire dai politici. Depotenziare questo reato è semplicemente folle. Adesso il Ministro dell’(in)giustizia vuole abolire il reato di abuso d’ufficio, che è un vero e proprio reato spia, cioè un reato utile per farne emergere molti altri di più gravi. E’ il reato dei favoritismi, si pensi ad esempio agli appalti comunali per l’affidamento della gestione dei rifiuti, delle mense scolastiche, della riparazione delle strade. E’ lì che si puo’ favorire qualcuno ai danni di qualcun altro, in maniera illecita. Il reato di abuso d’ufficio e’ anche indispensabile per contrastare gli imprenditori mafiosi, il malaffare dei colletti bianchi e non lasciare i cittadini indifesi di fronte agli abusi che possono subire”.
“Se ad un prossimo concorso – spiega Cappelletti – verrà favorito il parente di questo o quel politico, non ci sarà probabilmente più la possibilità di recriminare, proprio come nel… Marchese del Grillo. Come se non bastasse, proprio ieri la maggioranza, a braccetto con la solita finta opposizione di Azione e Italia Viva, ha bocciato la direttiva Ue sulla lotta alla corruzione. Se dunque in Europa vi è la consapevolezza dell’importanza e dell’urgenza di norme efficaci in grado di contrastare un reato dannosissimo con conseguenze negative sul processo democratico stesso, in Italia il Governo va controcorrente, sottovalutando le prevedibili conseguenze sull’inquinamento della pubblica amministrazione e permettendo così l’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale. Per l’Italia della Meloni la lotta alla corruzione, evidentemente, non è più una priorità”.
“Vengono smantellati – conclude l’onorevole M5S – i pilastri della lotta ai reati contro la pubblica amministrazione, guarda caso, proprio ora, in concomitanza con l’attuazione del PNRR. E’ come se una parte della politica temesse le conseguenze delle norme anticorruzione. Lascio a voi valutare il perché, che mi sembra fin troppo ovvio. Fatto sta che, gli unici a trarre vantaggio, saranno proprio i corrotti, i corruttori e tutti coloro che fanno della gestione della cosa pubblica la gestione di una cosa privata. Chi ci rimetterà? Il cittadino onesto, che ha sempre rispettato le regole. Beffato ancora una volta da una politica che premia i furbi ed umilia gli onesti”.