Giustizia, c’è tanto “Vicentino” nel ddl Nordio con Zanettin (Forza Italia) e Stefani (Lega)

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Domani, martedì 9 gennaio 2024, il ddl del ministro della giustizia nel governo Meloni, Carlo Nordio, giunge al voto degli emendamenti in commissione Giustizia al Senato. Ci sono contributi importanti da parte di due politici vicentini, entrambi avvocati.

A partire dal senatore vicentino e capogruppo al Senato in commissione Giustizia per Forza Italia Pierantonio Zanettin che, in attesa che arrivi al Senato l’emendamento di Enrico Costa di Azione sull’ordinanza di custodia cautelare (bavaglio alla stampa, ndr), ne ha presentato uno per introdurre una multa da 7 a 35mila euro contro “chiunque pubblica o diffonde o concorre a pubblicare o diffondere atti di indagine, anche parziali o per riassunto, fino al termine dell’udienza preliminare”.

La senatrice leghista di Valdagno, Erika Stefani, chiede di aggravare la “responsabilità civile di chiunque abbia pubblicato o pubblichi intercettazioni relative a soggetti diversi dalle parti”.

Come è noto, queste e altre misure oggetto del Ddl Giustizia di Nordio sono fortemente dibattute in ambito politico e giornalistico, perché da una parte ritenute restrittive del diritto all’informazione.

Oggi, la collega Liliana Milella ha intervistato per Repubblica.it proprio Zanettin sui temi caldi che saranno votati domani in commissione giustizia. Qui vi riportiamo alcuni passaggi salienti, rimandandovi al contenuto originale per approfondire (clicca qui).

L’abuso d’ufficio, l’Europa ce lo chiede, assieme al traffico d’influenze, e voi cancellate il primo e depotenziate il secondo, un’assurdità…

L’abuso d’ufficio – ha risposto il senatore Zanettin – è un reato a condotta evanescente, che intasa le procure e non produce effetti pratici, risolvendosi nella maggior parte dei casi in archiviazioni e proscioglimenti. La sua cancellazione è invocata dai sindaci di centrodestra come da quelli di centrosinistra”.

Immagino che da avvocato sia favorevole alla stretta sulla pubblicabilità dell’ordinanza di custodia lanciata da Costa.

La norma votata alla Camera ripristina la situazione ante 2017. Non mi pare che in passato si gridasse alla censura nei confronti della stampa. In nessun Paese del mondo le ordinanze di custodia cautelare finiscono pubblicate sui giornali”.

La progressiva stretta sui giornalisti, all’insegna della presunzione d’innocenza, che vedo anche qui al Senato, non è un danno per tutti gli italiani? Volete tenerli all’oscuro delle malefatte della politica?

La presunzione d’innocenza è un diritto sancito dalla Costituzione, e riguarda gli imputati eccellenti, al pari dei comuni cittadini. Si vuole evitare di trasformare agli occhi del lettore un mezzo di prova, che dev’essere ancora vagliato dal giudice, in una sentenza anticipata di condanna”.

Intercettazioni: dopo la lunga inchiesta della commissione insisterà sul filone, che sta a cuore a Nordio, di non trascrivere quelle “irrilevanti” delle terze persone coinvolte e comunque di non pubblicarle mai fino al processo?

Mi spieghi lei piuttosto perché delle intercettazioni “irrilevanti” di soggetti terzi estranei all’inchiesta dovrebbero finire trascritte e inserite nel fascicolo processuale. Solo per alimentare il voyerismo dell’opinione pubblica?”.

Con Bongiorno lei propone che, senza nuovi spunti investigativi, i pm non possano neppure chiedere proroghe….

Questa norma stabilisce semplicemente che le proroghe successive alla prima non possono essere concesse se, nel corso degli ultimi due periodi di intercettazione precedenti, non siano emersi elementi investigativi utili alle indagini. E mi pare proprio una norma di buon senso, che responsabilizza i pm, in linea tra l’altro con le conclusioni dell’indagine conoscitiva sulle intercettazioni”.

Alla Camera in settimana potrebbero già votare la nuova prescrizione, che in realtà torna all’antico. Un altro regalo degli avvocati, che pullulano in Parlamento, e ai loro assistiti?

Evitiamo giudizi sprezzanti, e che non aiutano un sereno dibattito giuridico. Si torna a una prescrizione sostanziale, com’è sempre stato nel nostro ordinamento, dopo le fughe in avanti del “fine processo mai” di Bonafede e la prescrizione processuale della ministra Cartabia”.