Gli eletti M5S, Il Fatto: in parlamento sbarcano avvocati, medici, militari. E ora i capi temono la loro ?autonomia?

573

Un esercito di avvocati. Tanti medici, ingegneri, insegnanti. Un bel po’ di professori, perfino giornalisti, militari. Eccoli, i nuovi parlamentari a 5Stelle: spesso competenti, quindi potenzialmente autonomi. Ed è già un pericolo, per i vertici del M5S. Il primo prezzo per arrivare al Movimento 2.0 voluto dal candidato premier Luigi Di Maio, con la benedizione di Davide Casaleggio: quello della “svolta moderata”, fondamentale per succhiare voti al Pd, secondo l’istituto Cattaneo di Bologna. Una valanga con oltre 250 nuovi eletti su 333, di cui il Movimento in queste ore studia biografia, curriculum, dichiarazioni (nella foto Antonio Del Monaco – Colonnello dell’esercito, è stato eletto a Caserta).
Per controllarli, certo, e blindarli da offerte del centrodestra, come anticipato da Il Fatto mercoledì scorso. Ma anche per capire dove collocarli, in quali commissioni. E per cominciare a capire se e come utilizzarli in tv. Perché ora servono nuovi volti da affiancare ai veterani: personaggi da raccontare, per dipingere il M5S come trasversale e pieno di professionisti. Quindi, via alla caccia di altri protagonisti: che partirà ufficialmente oggi, con l’assemblea degli eletti a Roma, presso un hotel ai Parioli che era stato la base del Movimento nella notte elettorale.

Cinque ore in cui gli eletti verranno catechizzati con consigli pratici. E soppesati. Perché ai piani alti c’è anche un’altra paura: che nella massa di docenti e professionisti si annidi una possibile, naturale fronda, fatta di donne e uomini con una forte indipendenza economica e professionale. Pronti a far valere le proprie idee. “Non sarà facile gestirli” ammettono. Perché molti non vogliono essere gestiti: alcuni candidati nei collegi uninominali lo hanno già dimostrato in campagna elettorale, ignorando i suggerimenti. Per questo, vale la pena di guardare dentro la carica dei nuovi 5Stelle

 

Dai tribunali e dalle corsie

In certi collegi rappresentano metà degli eletti, in assoluto sono decine. La categoria più rappresentata tra i parlamentari a 5Stelle è quella degli avvocati. E spiccano alcuni casi. Come quello di Giuseppe D’Ippolito, eletto nel collegio uninominale Catanzaro-Lamezia Terme. Docente universitario, ha ricoperto varie cariche pubbliche. Ma soprattutto è stato l’avvocato di Beppe Grillo, con cui ha collaborato anche per molti spettacoli teatrali. Però è stato anche per dieci anni tra i legali del Monte dei Paschi di Siena. Dettaglio che ha tenuto fuori dal curriculum diffuso per la candidatura, e che è valso accuse di ipocrisia a Di Maio e al Movimento: sempre in forte contrasto con Mps. Però ha funzionato. Come è stata una buona idea accogliere nelle liste medici: tanti. Come la neurologa bergamasca Fabiola Giovanni. Ma il grosso dei camici bianchi a 5Stelle è al Sud, con chirurghi, pediatri e ortopedici. E tra questi c’è Nicola Provenza, chirurgo salernitano, appassionato di calcio (ha il patentino di allenatore di I° categoria). L’uomo che ha battuto il figlio di Vincenzo De Luca, Piero, nel collegio uninominale per la Camera. Ma ci sono anche diversi ingegneri, nella nuova geografia del M5S: come Salvatore Rospi, presidente dell’ordine di Matera.

 

Dall’università docenti e ricercatori

Di Maio ne aveva fatto un’ossessione: “Servono professori”. E sono arrivati. Tanto che il Movimento ha eletto due pezzi pesanti come il professore di Diritto civile a Napoli Ugo Grassi e il suo concittadino Franco Ortolani, geologo, ex docente alla Federico II. Ma ci sono anche diversi ricercatori. Come la neo-senatrice campana Maria Assunta Castellone, oncologa, ricercatrice presso il Cnr, tra i nomi più ostentati per gli uninominali. Ma nell’elenco spunta anche Marco Bella, ricercatore in chimica organica alla Sapienza di Roma, eletto alla Camera a Pomezia (Roma). Blogger del fattoquotidiano.it, due anni fa sul sito rimproverò il blog di Beppe Grillo per aver dato spazio a post sul metodo Di Bella contro i tumori: “È una pessima idea – scriveva – dare credito a pseudocure, perché la salute non ha colore politico”. Ora sarà in Parlamento.

 

Agli ordini: spazio alle divise

Tra i segnali più evidenti della mutazione del M5S c’è il gruppetto di militari candidati. Un’innovazione, per un Movimento nato come antimilitarista, e con un fondatore, Grillo, che in un video sognava “un’Italia fuori della Nato”. Ma ora il M5S, che ha indicato come ministro dell’Ambiente il generale di Brigata dei Carabinieri Sergio Costa, farà entrare delle “divise” in Parlamento. Come il colonnello dell’esercito Antonio Del Monaco, eletto a Caserta, e Maurizio Cattoi, carabiniere, ex comandante del Corpo forestale di Pesaro.

 

Quei cronisti che non sono nemici

Un tempo il blog era tutto una gogna, con il “giornalista del giorno” additato al pubblico, grillino ludibrio. Ma il M5S del 2018 avrà in Parlamento parecchi giornalisti. Tutti sanno di Emilio Carelli, Gianluigi Paragone e Primo Di Nicola. Ma di giornalisti ne entreranno anche altri. Per esempio, il sardo Pino Cabras, già in corsa nel 2014 per la Regione Sardegna nella lista di Michela Murgia. Però il M5S, che pure da regolamento avrebbe dovuto escludere i candidati in altre liste dopo il 2009, è stato di manica larga. E allora via libera a Cabras, storico collaboratore di Giulietto Chiesa. Ce l’ha fatta anche l’olbiese Nardo Marino, ex corrispondente dell’Agi. E ci sono anche giornalisti di tv locali, come la tarantina Rosalba De Giorgi.

 

Contrordine compagni: viva il Movimento

Si parla molto del M5S che ha saccheggiato voti a sinistra. Ma anche nelle liste sono piovuti ex dem e “rossi” vari. È il caso di Vittoria Casa, segretario del Pd a Bagheria del 2008, ex assessore con il sindaco Vincenzo Giuseppe Lo Meo (eletto per il Terzo Polo). Rosso fuoco è invece il passato del neo-senatore calabrese Giuseppe Auddino, candidatosi nel 2010 alle Comunali con la lista Rilanciamo Polistena, contrassegnata dal simbolo con falce e martello. Ma anche sul suo caso il M5S ha chiuso tutte e due gli occhi. Proprio come per l’avvocato sardo Mario Perantoni, che sempre nel 2010 aveva corso per la Provincia con i Comunisti italiani. Però è diventato ugualmente deputato.

di Luca De Carolis e Lorenzo Giarelli, da Il Fatto Quotidiano