Global Health Summit, Mondosanità: le richieste dei pazienti ai vertici della sanità mondiale

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Ursula von der Leyen e Mario Draghi (nella foto d'archivio al Global Health Summit)
Ursula von der Leyen e Mario Draghi (nella foto d'archivio al Global Health Summit)

In vista del Global Health Summit che si è tenuto a Roma il 20 maggio, Mondosanità ha organizzato un Talk web Verso il Global Health Summit coinvolgendo gli esponenti di alcune associazioni di pazienti che rappresentano malattie croniche purtroppo molto diffuse sul territorio nazionale.

Il Summit rappresenta un’opportunità per il G20 e per tutti i leader invitati per condividere le esperienze maturate nel corso della pandemia. Non si può però non ascoltare le esigenze e le richieste che arrivano direttamente dai pazienti. La speranza di tutti è che si rafforzi la cooperazione multilaterale e le azioni congiunte per prevenire future crisi sanitarie mondiali, ma anche che le malattie croniche siano sempre più al centro del dibattito politico.

In Italia oltre 3 milioni e 200mila persone hanno il diabete, quasi 400.000 nuove diagnosi di tumore l’anno, mentre sono 185.000 le persone che vengono colpite da ictus ogni anno. Considerando inoltre l’invecchiamento della popolazione in Italia possiamo ben capire come il tema della cronicità debba essere al centro del dibattito politico. Puntare sul ruolo del territorio, investire nella prevenzione e non solo nella cura, ottimizzare le risorse che già ci sono e quelle che arriveranno, riformare la medicina territoriale, digitalizzare in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale sono le priorità emerse nel corso del talk web.

Secondo Annamaria Parente, Presidente della 12 Commissione permanente (Igiene e Sanità) del Senato della Repubblica “il Covid ci ha insegnato che dobbiamo riformare la Sanità, dobbiamo fare investimenti seri sulla ricerca e sviluppo, riformare la medicina territoriale e considerare la Sanità come un investimento e non più come un costo, dare risposte concrete e rapide al problema del precariato in sanità. Abbiamo imparato che senza la salute non c’è economia e occupazione e dobbiamo fare tesoro di questi insegnamenti.”

Per Francesco De Lorenzo, Presidente FAVO (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) “Ci vogliono i fondi per il piano oncologico nazionale in questo modo si sarà in linea anche con il piano oncologico europeo. Ritengo necessario pensare ad un ruolo centrale dello Stato in Sanità, che coordini le Regioni. Ci vuole un coordinamento centrale forte”

“Bisogna puntare l’attenzione sul ruolo del territorio, che è mancato durante questa epidemia. Dobbiamo fare una rivoluzione culturale, ribaltando la concezione della sanità che oggi è ospedalocentrica, con grandi disparità sul territorio nazionale” ha dichiarato Lorenzo Latella, Segretario Regionale Cittadinanzattiva Campania.

Nicoletta Reale, Presidente A.L.I.Ce. Italia ODV ha affermato “Speriamo che l’Italia aderisca velocemente allo Stroke Action Plan for Europe, che vuole migliorare l’intero piano di cura dell’ictus, dalla prevenzione alla presa in carico delle persone con ictus. Gli obiettivi del piano per il 2030 sono 4: ridurre del 10% tutti gli ictus, trattare il 90% o più delle persone colpite da ictus nelle stroke unit, avere piani nazionali per l’ictus che incorporino l’intera catena di cure dalla prevenzione primaria alla vita dopo l’ictus; avere piani nazionali che favoriscano stili di vita sani. Ovviamente questo piano dovrà essere accompagnato da un adeguato budget”

“La revisione della medicina territoriale e della rete ospedaliera è un’opera impossibile da realizzare senza la digitalizzazione di tutte le procedure. Cineca, con la potenza del supercalcolo, si candida a essere attore decisivo in questo passaggio” ha affermato Elisa Rinieri, responsabile area Sanità della Struttura Complessa Università e Ricerca Cineca.

Secondo Rita Lidia Stara, Membro del Comitato direttivo di Diabete Italia e Presidente della Fe.D.ER Federazione Diabete Emilia Romagna “Bisogna potenziare il ruolo del medico di medicina generale e investire di più sulla prevenzione e non solo sulle prestazioni. Se noi investiamo nella prevenzione ridurremo il numero dei malati e potremo investire di più su coloro che sono già malati”.