Goletta Verde e inquinamento coste venete, tre foci di fiumi oltre i limiti

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Sono 11 i punti campionati dai volontari e dalle volontarie di Goletta Verde lungo le coste del Veneto, dal 19 al 26 luglio: 8 foci, (delle quali 2 sono sbocchi a mare di due diverse lagune), 2 prelievi in mare e 1 direttamente in laguna. 3 sono risultati oltre i limiti di legge: la foce del fiume Sile a Cavallino Treporti (VE) e la foce del fiume Brenta in località Isola Verde a Chioggia (VE) e la foce del fiume Adige in località Rosolina Mare a Rosolina (RO).

Ne hanno parlato questa mattina, nella conferenza stampa che si è svolta presso la Sala Rappresentanti del Comune di Caorle, Maurizio Billotto, Vice Presidente Legambiente Veneto, Francesca Cugnata, Responsabile di Goletta Verde, Giovanni Comisso, Vice Sindaco di Caorle, Paolo Giandon, Direttore Ambiente e Transizione Ecologica – Regione Veneto, Fabio Strazzabosco, Arpav, Direttore Unità Operativa Qualità Acque Interne e (ad Interim) Direttore Unità Operativa del Mare e delle Lagune, e Alessandro Berton, Presidente Unionmare Confturismo Veneto.

Anche quest’anno Goletta Verde si avvale del sostegno dei suoi partner principali: CONOU, Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati, e Novamont, azienda leader a livello internazionale nel settore delle bioplastiche e dei biochemicals. Media partner è La Nuova Ecologia.

GLI OBIETTIVI DEL MONITORAGGIO DI GOLETTA VERDE
I monitoraggi lungo le coste che Goletta Verde effettua da anni non vogliono sostituire i dati ufficiali, ma vanno ad integrare il lavoro svolto dalle autorità competenti. I dati di Arpa sono gli unici che determinano la balneabilità di un tratto di costa a seguito di ripetute analisi nel periodo estivo. Le analisi di Goletta Verde hanno invece un altro obiettivo: andare ad individuare le criticità dovute ad una cattiva depurazione dei reflui in specifici punti, come foci, canali e corsi d’acqua che sono il principale veicolo con cui l’inquinamento generato da insufficiente depurazione arriva in mare.

Le analisi sono state eseguite da laboratori individuati sul territorio veneto. La presenza di batteri di origine fecale (enterococchi intestinali ed escherichia coli) è un marker specifico di inquinamento dovuto a scarsa o assente depurazione.

I PUNTI RISULTATI OLTRE I LIMITI DI LEGGE
Sono risultati inquinati la foce del fiume Sile a Cavallino Treporti (VE) e la foce del fiume Brenta in località Isola Verde a Chioggia (VE), mentre è risultata fortemente inquinata la foce del fiume Adige in località Rosolina Mare a Rosolina (RO).
“La situazione generale delle acque del Veneto è complessivamente positiva, ma, come sempre, le foci dei fiumi rappresentano punti critici del nostro sistema depurativo. Dobbiamo lavorare per raggiungere gli standard che ci impone la Commissione Europea sulla depurazione dei reflui, ed efficientare il sistema di depurazione delle acque – dichiara Maurizio Billotto, vice presidente Legambiente Veneto. La foce del Sile continua a risultare fuori dai limiti di legge, e questo dato costantemente negativo dimostra che dobbiamo ancora lavorare per efficientare la depurazione. Un altro dato che allarma è quello sull’erosione costiera, infatti dall’inizio degli anni 2000 la situazione erosiva è costantemente peggiorata nonostante i numerosi interventi che si sono susseguiti, sia di ulteriori opere rigide, sia di importanti e ripetuti ripascimenti delle spiagge. Caorle è una delle zone più colpite dall’erosione costiera, insieme a i Jesolo, Eraclea e Bibione. Gli ultimi dati regionali riportano la presenza di 52 km di tratti di litorale in erosione. Stiamo parlando del 37% del totale, con una perdita di arenile stimata in 870.000 metri quadrati. Il faro di Bibione, nel Comune di San Michele al Tagliamento, rappresenta un chiaro esempio di come l’erosione stia interessando il nostro territorio: si trova oggi a meno di 45 metri dal mare mentre 35 anni fa era a una distanza di 160 metri. Occorrono interventi di monitoraggio e tutela delle coste e del mare, che devono passare per l’efficientamento dei sistemi depurativi e il monitoraggio frequente della morfologia costiera”.

TUTTI I DATI NEL DETTAGLIO DEI CAMPIONAMENTI EFFETTUATI
8 i punti campionati in provincia di Venezia, dei quali 2 sono risultati inquinati: la foce del fiume Sile a Cavallino Treporti e la foce del fiume Brenta in località Isola Verde a Chioggia. I punti risultati entro i limiti di legge sono la Bocca di Porto Falconera in località Porto Falconera a Caorle, la foce del fiume Piave in località Lido di Jesolo a Jesolo, lo sbocco della laguna presso la foce del Canale dei Lovi sulla spiaggia della Brussa, la spiaggia presso Piazza Marco Polo a Caorle, la Laguna del Mort a Eraclea Mare, Eraclea e lo sbocco della laguna presso Punta Sabbioni a Cavallino Treporti.
Dei 3 punti campionati in provincia di Rovigo la foce del fiume Adige in località Rosolina Mare a Rosolina è risultata fortemente inquinata; da notare che secondo il portale acque (un’applicazione realizzata dal Ministero della Salute che offre informazioni aggiornate sullo stato di balneazione di tutte le coste italiane) quel tratto ha una qualità delle acque “sufficiente”, a dimostrazione che delle criticità lungo quel tratto di costa sono risapute. La foce del Po di Maistra in località Boccasette e la spiaggia a destra della foce del Po di Tolle in località Barricata a Porto Tolle sono risultati entro i limiti di legge.

INFORMAZIONE AI CITTADINI E CITTADINE SULLA QUALITÀ DELLE ACQUE

Nelle 8 foci monitorate i volontari e le volontarie di Goletta Verde hanno notato il cartello di divieto di balneazione solo due volte, presso la foce del Piave e del Sile, mentre in nessun punto è stato visto il cartello sulla qualità delle acque obbligatorio per legge da più di 5 anni.
“Goletta Verde solca i mari italiani da 35 anni alla ricerca delle criticità della mancata depurazione e restituisce un’istantanea puntuale sulla qualità delle acque costiere – spiega in un comunicato Francesca Cugnata, Responsabile di Goletta Verde. Non ci vogliamo sostituire alle autorità competenti ma denunciamo situazioni di inquinamento che sono lo specchio del ritardo cronico del nostro Paese sul tema della depurazione. Migliorare i sistemi di depurazione e la lottare contro gli scarichi illegali deve essere una priorità nazionale visto che ben 1 italiano su 4 non è servito da un sistema di depurazione efficiente. Non è un caso – continua Cugnata – che due delle quattro procedure di infrazione europee si siano tramutate in condanne e che ora stiamo pagando salatissime multe per il mancato adeguamento alla direttiva europea sui reflui, invece di utilizzare quelle risorse per pianificare in maniera rapida e concreta un efficientamento dei sistemi di depurazione e di risoluzione degli scarichi abusivi. Dobbiamo continuare a lavorare per efficientare il sistema depurativo, e questo deve essere una delle grandi opere pubbliche necessarie per il Paese, non più rinviabile, da realizzare anche con le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.”

Anche quest’anno il Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo dal 1984 anni, il CONOU garantisce la raccolta e l’avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale: lo scorso anno in Veneto il Consorzio ha recuperato 26.661 tonnellate di questo rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa perché grazie alla filiera del Consorzio, può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 98,8% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti. Un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa. “La difesa dell’ambiente e in particolare del mare e dei laghi rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione”, spiega il Presidente del CONOU, Riccardo Piunti. “Il Consorzio, paradigma di circolarità, dovrà continuare a fornire il massimo contributo possibile verso gli obiettivi di economia circolare, che resta il pilastro fondamentale della battaglia per ridurre lo sfruttamento delle risorse naturali del Pianeta e quindi contrastare il cambiamento climatico”.

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I prelievi di Goletta Verde vengono eseguiti da tecnici, volontari e volontarie di Legambiente. L’ufficio scientifico dell’associazione si è occupato della loro formazione e del loro coordinamento, individuando laboratori sul territorio. I campioni per le analisi microbiologiche sono prelevati in barattoli sterili e conservati in frigorifero, fino al momento dell’analisi, che avviene lo stesso giorno di campionamento o comunque entro le 24 ore dal prelievo.
I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo. Il numero dei campionamenti effettuati viene definito in proporzione ai Km di costa di ogni regione.
INQUINATO = Enterococchi intestinali >200 UFC/100 ml e/o Escherichia Coli >500 UFC/100ml.
FORTEMENTE INQUINATO = Enterococchi intestinali >400 UFC/100 ml e/o Escherichia Coli >1000 UFC/100ml.