Ecowas sul piede di guerra, ma il golpe in Niger è supportato dal popolo. E da Burkina Faso e Mali

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Manifestanti pro golpisti in Niger con la bandiera russa e cartelli contro la Francia
Manifestanti pro golpisti in Niger con la bandiera russa e cartelli contro la Francia

Il golpe in Niger, realizzato nella notte tra il 26 e 27 luglio, ormai sembra essere definitivo. La Francia e altri Paesi occidentali, tra cui anche l’Italia, hanno portato a termine l’evacuazione dei propri cittadini. Ma l’Ecowas (Economic Community of West African States) ha posto un ultimatum con scadenza domenica 6 agosto per riportare al potere Mohamed Bazoum, ex presidente democraticamente eletto, minacciando, in alternativa, l’utilizzo della forza.

Ora che l’evacuazione dei cittadini immigrati in Niger è terminata, la ministra degli esteri francese Catherine Colonna dichiara che le minacce da parte dell’Ecowas, Paesi della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, sono più che credibili. Infatti, con le sanzioni e la scadenza dell’ultimatum alle porte, il Senegal sarebbe pronto ad intervenire a favore dell’intervento armato.

Ci sarebbe stata anche una richiesta da parte di Bola Tinubu, Presidente delle Nigeria, al proprio Senato per l’approvazione del dispiegamento delle proprie forze armate oltre che di altre sanzioni. Come risposta Burkina Faso e Mali si sono espressi a favore dei golpisti, affermando che qualsiasi intervento militare sarebbe una dichiarazione di guerra ad entrambi. Nel frattempo la giunta militare ha nominato Moussa Salaou Barmou Capo dello Stato Maggiore, dopo il suo ruolo cruciale come comandante delle forze speciali durante il rovesciamento del governo. 

Revocati gli accordi militari, perché è così importante il Niger?

Il nuovo governo ha revocato gli accordi militari con la Francia, la quale ha 1500 soldati nella regione, a cui si aggiungono un migliaio di americani, 350 italiani e un centinaio di tedeschi, per la lotta al terrorismo. Inoltre, nell’ex colonia francese, è presente Orano: azienda francese dedita all’estrazione e all’arricchimento di uranio. Il Paese infatti è il sesto esportatore al mondo e fino al 2021 era il principale fornitore dell’Europa, poi superato dal Kazakistan. Ad oggi ancora il 24% dell’import europeo di Uranio deriva dalla regione: dai dati stimati da Orano si sono calcolate 2.186 tonnellate estratte dai due siti attualmente funzionanti del Somair e Imouraren. 

Golpe a favore della Russia, ma non ci sono prove del coinvolgimento

Nonostante non ci siano prove del coinvolgimento della Wagner e della Russia, durante le manifestazioni del popolo si sono viste sventolare molte bandiere della Federazione Russa. Il nemico dell’Ucraina, se la situazione dovesse rimanere così, raggiungerebbe, direttamente o indirettamente, il controllo del 60% dei giacimenti di uranio al mondo grazie all’Uzbekistan ed al Kazakistan, ex-repubbliche sovietiche che sono tra i primi produttori di uranio al mondo. Malgrado ciò la Russia si è dichiarata a favore della democrazia durante il consiglio di sicurezza dell’Onu.

Golpisti sostenuti dal popolo per via della situazione economica

Il colpo di stato è riuscito a trovare sostenitori senza molta fatica, soprattutto grazie alle condizioni economiche del Paese. Infatti, benché sia ricco di risorse, la popolazione è povera, costretta ad un’agricoltura di sussistenza o al lavoro in miniera. A tutte le varie difficoltà dovute alle siccità tipiche della regione, si aggiungono i vari casi di malattie dovute alle radiazioni. Di fatto, una parte della popolazione abita in case costruite con pezzi riciclati di impianti di estrazione dell’uranio, a cui si aggiungono le fuoriuscite di gas radon.