La Corte di Giustizia dell’Ue ha confermato la multa di 2,4 miliardi di euro inflitta dalla Commissione Europea a Google per aver abusato della sua posizione dominante, favorendo il proprio servizio di comparazione di prodotti.
Il ricorso presentato da Google e Alphabet, informa la Corte, è respinto.
“Siamo delusi dalla decisione della Corte. Questa sentenza si riferisce a un insieme di fatti molto specifici. Abbiamo apportato modifiche nel 2017 per conformarci alla decisione della Commissione Europea e il nostro approccio ha funzionato con successo per oltre sette anni, generando miliardi di clic per oltre 800 servizi di comparazione prezzi”.
Ad affermarlo, interpellato dall’Adnkronos, è un portavoce di Google dopo che la Corte di Giustizia dell’Ue ha confermato la multa. La Corte di Giustizia dell’Ue ha dato quindi ragione alla Dg Concorrenza guidata da Margrethe Vestager sulla vicenda dei ‘ruling’ fiscali concordati dall’Irlanda con Apple. I giudici di Lussemburgo, informa la Corte, hanno annullato la sentenza del Tribunale dell’Unione che riguardava gli accordi di Dublino con il colosso di Cupertino.
La Corte ha deciso in via definitiva sulla controversia, confermando la decisione della Commissione, che risale al 2016: l’Irlanda ha concesso alla multinazionale californiana un aiuto illegale, che è tenuto a recuperare. “Siamo delusi dalla decisione di oggi, poiché in precedenza la Corte di Giustizia aveva riesaminato i fatti e annullato categoricamente il caso”. Ad affermarlo è il gruppo Apple interpellato dall’Adnkronos.
“Questo caso – sottolinea Apple – non ha mai riguardato la quantità di tasse che paghiamo, ma il governo a cui siamo tenuti a pagarle. Paghiamo sempre tutte le tasse che dobbiamo ovunque operiamo e non c’è mai stato un accordo speciale. Apple è orgogliosa di essere un motore di crescita e innovazione in Europa e nel mondo e di essere sempre uno dei maggiori contribuenti al mondo”.
La Commissione europea, rileva ancora Apple, “sta cercando di cambiare retroattivamente le regole, ignorando che, come previsto dal diritto tributario internazionale, il nostro reddito era già soggetto a imposte negli Stati Uniti”. Apple, infatti, secondo quanto sostiene il colosso di Cupertino, ha pagato oltre 20 miliardi di dollari di tasse agli Stati Uniti sugli stessi profitti che, secondo la Commissione, avrebbero dovuto essere tassati in Irlanda.
I profitti che secondo la Commissione Ue avrebbero dovuto essere tassati in Irlanda, secondo Apple, sono sempre stati soggetti a tassazione negli Stati Uniti. L’Irlanda e gli Stati Uniti, sostiene il gruppo Usa, sono d’accordo su questo punto. Il Tribunale ha ritenuto che le società fossero soggette a tassazione in Irlanda solo sui profitti generati dalle loro attività in Irlanda. Nel decennio oggetto dell’indagine della Commissione, 2003-2014, Apple, secondo il gruppo, ha pagato 577 milioni di dollari di tasse al fisco irlandese – il 12,5% dei profitti generati nel Paese, in linea con le leggi fiscali irlandesi.
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