Conte bis, Luc Thibault (Usb Privato): cambiare tutto per non cambiare nulla con De Micheli, Bellanova e…

146
I ministri del governo Conte 2 giurano (foto Ansa)
I ministri del governo Conte 2 giurano (foto Ansa)

Gentile direttore, dalle pagine della Stampa sorride un volto di donna: è Paola De Micheli, che nel governo Conte bis è la nuova ministra PD alle infrastrutture e ai trasporti. Dietro di lei si intravede lo schienale dell’alto scranno su cui siede, davanti a lei un riquadro della scrivania, “enorme, di mogano” specifica il giornalista, così capiente da offrire un buon rifugio al figlioletto della ministra , un bimbo di tre anni e mezzo che trotterella per la sala, giocando a nascondino tra mobili e sedie. Atmosfera idilliaca, immediatamente smentita dalle parole della stessa ministra, dure, decise, che non lasciano dubbi, Ad una domanda del giornalista, la risposta è secca: “ Sui cantieri ora basta con i NO politici. Avanti con la TAV e la Gronda a Genova”.

Questa signora di ferro ha le idee chiare: sono quelle del suo partito, campione del SI politico a tutte le grandi, male, inutili opere, al quale ella ribadisce assoluta, acritica fedeltà. Liquidato con un colpo di spugna il NO tutto tecnico dell’analisi costi-benefici che certificava, oltre che l’inutilità, l’antieconomicità della Torino-Lyon (costi superiori ai benefici di ben sette miliardi), la neo-ministra decreta che “ora l’opera deve procedere il più rapidamente possibile”.
Non una parola sui bisogni relativi all’esistente, sull’urgenza di manutenzione e messa in sicurezza delle infrastrutture ferroviarie e non, sulla necessità di ripristinare linee e servizi di trasporto pubblico essenziali per la mobilità a breve e media distanza, sui tre quarti del paese condannati all’isolamento da una politica succube ai grandi sporchi interessi del Mercato, che garantisce diritto di circolazione a merci e capitali e lo nega alle persone. Eloquente anche la questione “Concessioni governative” a favore dei grandi privati, tornata tragicamente alla ribalta in seguito al crollo del ponte Morandi a Genova. La promessa revoca della concessione ad Autostrade, cavallo di battaglia del passato ministro 5Stelle, era evidentemente frutto di un errore lessicale. Lo spiega bene la neo-ministra: “Nel programma di governo c’è scritta una parola precisa e molto diversa: non “revoca” ma “revisione”…. “rimandare”, dunque, non “bocciare”, rimandare alle calende greche, alle sabbie mobili dove viene inghiottito ogni progetto di ritorno alla proprietà e all’esercizio pubblico di beni e servizi.
Idem a proposito della sicurezza e dei migranti: nell’intervista è ribadita fedeltà al decreto Minniti-Orlando, padre nobile del decreto Salvini, da quest’ultimo peggiorato, ma non stravolto.

Insomma, il partito trasversale degli affari sta saldamente in sella: come sempre. “Tutto deve cambiare perché tutto resti come prima”, la morale dei gattopardi è salva e siede sicura nei luoghi dove si esercita quella sovranità che dovrebbe appartenere al popolo, ma che, invece, è incatenata al carro del capitale.

Che non ci siano governi amici non è solo uno slogan del movimento NO TAV. E non è certo il caso di scoraggiarsi, ma di essere consapevoli che non dobbiamo delegare ad altri la nostra lotta. Il potere che ci ha scippato risorse e saperi, facendo della natura e della vita umana vile merce da usare e da gettare, non può che essere per noi un nemico da combattere, collettivamente, senza tregua e senza illusioni, a difesa delle generazioni che verranno.

Si riparte dunque…. da dove c’eravamo lasciati con il primo governo Conte. Ecco nuovamente la fiera delle illusioni e delle promesse. Gettano l’amo sperando che l’elettore sprovveduto abbocchi.
Così, al proclama di fare una “politica economica espansiva” fa seguito la garanzia, opposta, di non “mettere a rischio la finanza pubblica”: gli entusiasmi delle borse e di personaggi come Monti, la Marcegaglia o Cristine Lagarde la dicono lunga sul ruolo filopadronale che ha assunto, sin da subito, il nuovo governo. Detto questo, sia chiara una cosa per i lavoratori: il problema non è questo o quel governo, ma chi realmente comanda e detta la linea politico-economica al governo di turno. Nessun governo, nel quadro dello sfruttamento, può fare altro che servirli.

Per finire dobbiamo dire una parola sulla ministra Teresa Bellanova:

Non è sul suo titolo di studio. Non è, ovviamente, neanche il suo aspetto e ancora meno come si veste, a noi non ci interessa in fico secco! Non cadremo negli attacchi misogini volgari e fuori luogo.

Il problema è che si tratta di una sindacalista della Cgil, l’ennesima, che ha lavorato violentemente contro coloro che avrebbe dovuto proteggere: i lavoratori. La Bellanova è stata un’accanita sostenitrice del Jobs Act e dell’abolizione dell’Articolo 18. Cioè di uno dei cardini dello Statuto dei lavoratori.

Sosteneva, addirittura, che «col Jobs act i diritti vengono estesi a chi ne era privo»*.

«Sono convinta che il testo approvato è l’esito di un lavoro importante e di un punto alto di mediazione» ha detto, «già soltanto sfoltire l’enorme fattispecie contrattuale e rendere poco interessante per l’impresa il lavoro precario mi sembrano elementi enormemente significativi».

Non solo.La Bellanova è stata anche con Calenda al tavolo che ha portato a uno dei licenziamenti collettivi più gravi degli ultimi anni. Quello Almaviva. 1.666 lavoratori licenziati. In quell’occasione portò avanti una vera e propria strategia di terrorismo verso i lavoratori e le loro rappresentanze sindacali.

Strategia che le valse una denuncia per tentata estorsione**.

Come non possiamo dimenticare che la signora Teresa Bellanova come Giugliano Epifani, Giorgio Airaudo, Pier Luigi Bersani, Paolo Gentiloni, Maria Elena Boschi, Cesare Damiano, Cofferati. Luisa Albanella, Patrizia Maestri, Cinzia Maria Fontana, tuti della CGIL!!! Hanno votato per l’abolizione dell’articolo 18

[* https://www.adnkronos.com/…/bellanova-con-jobs-act-diritti-…

** https://ilmanifesto.it/almaviva-denuncia-per-estorsione/]

 

Luc Thibault USB Privato