Quasi due anni di pandemia hanno fortemente messo alla prova il mondo del turismo e della ristorazione. Ora la ripresa dei contagi, in prossimità delle vacanze natalizie, ripropone l’incubo delle chiusure e delle restrizioni. Si registrano, in questi giorni, disdette per pranzi, cene e vacanze, nelle stesse modalità che ci riportano allo scorso inverno. “Non è possibile lasciare da solo un settore che traina l’economia della nostra regione e dell’Italia intera. In Veneto gli albergatori, i ristoratori, e i pubblici esercizi sono già duramente provati.”. Questo è l’accorato appello del consigliere regionale Filippo Rigo (lega-Liga Veneta).
C’è da chiedersi se l’oggettivo monito a favore del sostegno ad imprese dei comparti della ristorazione e del turismo, che in buona parte sono a conduzione familiare, possa essere solo l’ennesima lodevole buona intenzione di un rappresentante del Consiglio Veneto. Ma le stanze del potere regionale, ad onor del vero, in quest’ultimo anno hanno obiettivamente stanziato numerosi fondi per confortare e aiutare queste attività produttive strategiche martoriate da quasi due anni dagli effetti del Covid 19.
Ma non può bastare. Urge l’attivazione di un sistema di azioni strutturali, finalizzate ad una perequazione dei costi di gestione d’impresa “cresciuti a dismisura”. Gli oneri aziendali balzati alle stelle, con l’aumento dei prezzi di energia e delle materie prime, di certo non possono essere alleviati con la sola rimozione del pagamento dell’addizionale Irpef attuata dal Governo regionale.
Non si possono e non si devono lasciare al “fato” le sorti economiche di queste imprese, accerchiate non solo dalla crisi economica mondiale, ma da una Pandemia di cui non si conosce la fine. In questa contingenza «è essenziale un aiuto da Roma – conclude Rigo – per permettere a ristoratori e albergatori di far fronte alle spese, per mantenere i livelli di eccellenza per cui l’accoglienza veneta è conosciuta, apprezzata e invidiata nel mondo». Quindi Venezia chiama Roma per evitare che ospitalità ed enogastronomia della piu’ importante regione turistica italiana subiscano un “lockdown finanziario”, che causerebbe drammatici effetti sociali per il nostro territorio.