Nella direzione di dar concretezza a una nuova finanza sostenibile, capace di creare valore nel lungo periodo indirizzando i capitali verso attività sostenibili, trova oggi largo seguito il ricorso ai cosiddetti Green bond (obbligazioni emesse da Stati o società private, i cui proventi vengono utilizzati per finanziare progetti, ben identificati e rendicontabili, diretti a fonti rinnovabili, efficienza energetica, trasporti, prevenzione e controllo dell’inquinamento, economia circolare, tutela dell’ambiente e biodiversità, ricerca). Oggi, a livello mondiale, gli emittenti di green bond sono 375, di cui 104 con prima emissione solo nel 2020, per un totale di 800 miliardi di dollari – afferma nel comunicato che pubblichiamo Walter Mauriello, presidente di di Meritocrazia Italia (qui le altre note su ViPiù.it dell’associazione, ndr). La credibilità e la liquidità di questi strumenti sono favorite soprattutto da emissioni governative (gli Stati emittenti sono attualmente 16; la prima è stata la Polonia nel 2016, seguita da Francia, Germania e, dal 3 marzo 2021, anche dall’Italia, che ha collocato il primo BTP Green). Se il 60% dei bond è in euro, anche gli Stati Uniti dichiarano l’obiettivo di investire due trilioni di dollari nella transizione energetica, oltre a fare rientrare gli USA nell’accordo di Parigi.
Le prospettive di sviluppo del mercato sembrano essere ottime, ci si attende di superare il traguardo di un trilione di dollari di Green bond nel 2021. La sostenibilità è il fulcro della ripresa dell’UE dalla pandemia Covid-19 ed il settore finanziario sarà di fondamentale importanza per conseguire gli obiettivi del Green Deal europeo.
Non si può omettere di evidenziare, però, che, oltre ai comuni rischi degli investimenti, che sempre più spesso vengono collegati anche alle cause climatiche e ambientali, nel caso dei Green bond si aggiunge l’eventualità del c.d. greenwashing, sì che alcune società possono emettere questi bond motivate più da scopi di reputazione che da reali obiettivi ambientali, come peraltro emerso recentemente in relazione ad alcuni istituti bancari italiani.
È evidente che i progetti di investimento sostenibili possono effettivamente svolgere un ruolo cruciale, contribuendo a riassorbire l’eccesso di risparmio ed aumentare il potenziale produttivo, delineando un percorso di crescita in grado di ridurre le criticità sociali e di contrastare i rischi climatici. Tuttavia si rivela fondamentale vigilare sull’effettivo impegno degli Stati e delle società finanziarie nel perseguire concretamente gli obiettivi di sostenibilità.
Meritocrazia Italia auspica pertanto, affinché la sostenibilità possa essere anche un’effettiva opportunità di ripresa,
– un’integrazione di disposizioni normative che promuovano e facilitino l’accesso agli strumenti finanziari da parte di PMI e consumatori per una reale e concreta transizione green (in linea con il dettaglio tecnico delle proposte già condivise negli scorsi mesi);
– che il sistema economico e finanziario riesca sempre più a gestire i rischi che incombono sulla sostenibilità;
– che, tramite un’adeguata vigilanza, venga garantita l’integrità del sistema finanziario dell’UE e internazionale, monitorandone la transizione ordinata verso la sostenibilità
Meritocrazia Italia è da sempre parte attiva nella costruzione della cultura di una finanza etica, diretta a riconciliare la ripresa e lo sviluppo economico con i valori ambientali, etici e sociali.