Green Deal, il parlamento europeo si divide sul gas fossile. Ma c’è accordo positivo per l’Italia

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Green Deal, un accordo sull’ambiente con forti ripercussioni economiche. I soldi a disposizione del Fondo di transizione devono aumentare rispetto al budget inizialmente stanziato nel Qfp 2021-2027, da 11 miliardi a poco più di 25 miliardi. È quanto hanno chiesto i deputati della commissione per lo Sviluppo regionale (Regi) del Parlamento europeo che hanno approvato – lo scorso 7 luglio – la relazione sull’istituzione del Just Transition Fund (Jtf).

A questa cifra si aggiunge poi quella prevista dallo strumento di ripresa europeo, del valore di circa 32 miliardi. Quindi la dotazione totale del Fondo di transizione sale da 40 a circa 57 miliardi.

Si è poi sollevata una questione relativamente all’utilizzo del gas fossile: se infatti Commissione Ue e Stati membri si erano già espressi nel senso di un divieto ai finanziamenti di progetti che prevedono l’uso di combustibili fossili (nucleare o gas naturali), la commissione Regi ha proposto una deroga per i gas.

Prevedendo la possibilità di introdurre “Piani territoriali per una transizione giusta”, i deputati vorrebbero valutare la possibilità di “investimenti in attività legate al gas naturale per le regioni fortemente dipendenti dall’estrazione e dalla combustione di carbone o lignite”.

Spetterebbe alla Commissione valutare di volta in volta se le attività si qualificano come “sostenibili dal punto di vista ambientale” in conformità con il Regolamento sulla tassonomia e “se soddisfano ulteriori condizioni cumulative”.

La scelta ha provocato una spaccatura all’interno del Pe. Secondo alcuni si impedirebbe in questo modo alle regioni ad alta intensità di carbonio di effettuare la transizione verso la neutralità climatica. Anche parlamentari italiani hanno criticato la decisione, considerandola “un passo indietro sul regolamento del Just Transition Fund. Dal punto di vista ambientale, la proposta di inserire i progetti legati al gas fra i possibili beneficiari dei fondi è peggiorativa rispetto a quella presentata dalla Commissione europea”.

Dal punto di vista italiano, positivo è invece il coinvolgimento obbligatorio dei territori, riferimento previsto nel regolamento approvato dalla commissione Regi. Con l’aumento del budget a disposizione del Fondo, all’Italia spetterebbero 2,8 miliardi di euro anziché 2,1 e la possibilità è a questo punto di poter coinvolgere altri territori oltre alla Puglia e la Sardegna, fin dall’inizio considerate le regioni più bisognose di aiuto per la riconversione.

Fonte: PublicPolicy