Green pass, Aduc: “come divieto di fumo. Frequentare solo locali che lo chiedono”

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Ricordate il divieto di fumo? La prima norma di tutela dei non fumatori venne introdotta nel 1975: si stabiliva il divieto di fumare in determinati locali e sui mezzi di trasporto pubblico. Tra i luoghi interessati dal divieto: le corsie degli ospedali, le aule scolastiche, le sale d’attesa delle stazioni, i locali chiusi adibiti a pubblica riunione, i cinema e le sale da ballo.
Nel 2003 una nuova legge estese il divieto di fumo a tutti i locali chiusi, compresi i luoghi di lavoro privati o non aperti al pubblico, gli esercizi commerciali e di ristorazione, i luoghi di svago, palestre e centri sportivi. – Afferma nel comunicato che pubblichiamo Primo Mastrantoni, segretario dell’associazione Aduc. (qui altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr).

Quale fu il grido degli addetti ai vari settori: falliremo tutti.

In verità, non è fallito nessuno, ma tant’è la protesta fu sostenuta anche politicamente. Interessi elettorali, insomma, perché la salute dei cittadini è un aspetto secondario.
Purtroppo, ancor oggi, sono oltre 93 i morti attribuibili al fumo, con costi economici diretti e indiretti di circa 26 miliardi di euro.

La stessa solfa la sentiamo per il cosiddetto green pass, cioè la certificazione dell’avvenuta somministrazione del vaccino anti coronavirus. Proprio ieri, in Parlamento, Lega e Fratelli d’Italia hanno proposto l’abolizione del green pass. Interessi elettorali, insomma, perché la salute dei cittadini è un aspetto secondario.
A fine pandemia conteremo il numero dei morti per coronavirus e i costi economici complessivi.

Noi, invece, vogliamo lanciare un appello a tutti i consumatori: frequentate solo i locali che chiedono il green pass.
Ne va della nostra salute e vita e, se permettete, anche quella degli altri.

Primo Mastrantoni, Aduc