“Sì al green pass nelle aziende ma regolamentato con apposite disposizioni e non lasciato alle valutazioni dei singoli datori di lavoro” così Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, interviene nel dibattito sull’obbligatorietà della certificazione nei luoghi di lavoro.
Sostanziale accordo, quindi, con le posizioni espresse in questi giorni dai sindacati “È un campo troppo delicato, per discrezionalità e responsabilità – dice ancora Scordamaglia – che non può essere lasciato in una zona grigia e affidato alle iniziative delle singole aziende”. E sui tempi di applicazione il consigliere delegato non ha dubbi “Non si proceda con il piede sull’acceleratore, serve gradualità, non possiamo rischiare di aggravare la carenza di manodopera: una repentina imposizione del green pass causerebbe, almeno per il settore agroalimentare, il rischio di interruzione della produzione”.
Intanto… “Calo del 25% negli accessi ai ristoranti al chiuso, 1 italiano su 4 ha desistito e come prevedibile sono state soprattutto le famiglie con minorenni al seguito a rinunciare” Così Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, commenta le prime stime sugli ingressi al ristorante che mettono a confronto i dati di ieri, dopo entrata in vigore del green pass, con quelli dello scorso venerdì: “Ancora troppo bassi i tassi di vaccinazione per i giovani sotto i 18 anni, senza contare che 8 euro ogni 48 ore per per i tamponi sono troppi per buona parte degli italiani che scelgono di andare in vacanza nonostante redditi più bassi” dice Scordamaglia che aggiunge “Serve gradualità nell’introduzione della nuova norma, continuiamo a pensare che bisogna esentare subito la fascia d’età 12/18 anni almeno fino a settembre per sostenere la ripresa e non infliggere una nuova penalità a un settore in difficoltà a cui sin dall’inizio sono stati richiesti i sacrifici maggiori”.