“L’obbligo del green pass diffuso nei luoghi di lavoro, per come è stato normato, ha creato una serie di problemi tecnici che potevano assolutamente essere evitati”. A pochi giorni di distanza dall’entrata in vigore del decreto-legge emanato dal governo, prende posizione nella nota che pubblichiamo Franco Bastianello, presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro della provincia di Vicenza.
“Noi consulenti del lavoro – dice – abbiamo trascorso gli ultimi 15 giorni rispondendo ai clienti, datori di lavoro che ci hanno sottoposto le casistiche più disparate che avrebbero potuto verificarsi in azienda. Questo, cercando di allineare il nostro buon senso con l’aggiornamento delle faq via via pubblicate sul sito del governo”. Pur senza entrare nel merito della spinosa questione del green pass e dei suoi risvolti politici e sociali, Bastianello sottolinea come le modalità di gestione di questo obbligo mettano in seria difficoltà le imprese e chi gestisce la produzione.
“Tralasciando il fatto, già di per sé discutibile, del boom di certificati medici per le più svariate ragioni pervenuti all’Inps nella prima giornata d’obbligo, il 15 ottobre, la prima cosa che lascia sgomenti – afferma Bastianello – è come di fatto si sia ignorato che alla base del rapporto di lavoro c’è un contratto sottoscritto tra azienda e lavoratore, in cui il dipendente si obbliga a prestare la propria opera a fronte di una retribuzione. Ebbene, la disposizione in questione mette il dipendente nella condizione di negare la sua opera giorno dopo giorno, non recandosi al lavoro a causa dell’impossibilità di esibire il green pass. Il che può anche essere dovuto, come ci è stato riferito in questi ultimi giorni, al fatto che le farmacie che effettuano il tampone non hanno posto in agenda, ma potrebbero averlo nei giorni successivi. Difficile, se non impossibile, organizzare la produzione – prosegue la nota del presidente dei consulenti del lavoro – senza la certezza della forza lavoro disponibile. Poco importa all’azienda dal punto di vista economico se il lavoratore rimane a casa senza retribuzione, come qualcuno sottolinea, dato che la sua assenza incide non sui costi, ma sulla produzione stessa. Il che non fa che rendere ancora una volta meno attrattivo dal punto di vista industriale il nostro Paese. Da ultimo – chiude Bastianello – mi chiedo se i lavoratori sono consapevoli che l’assenza ingiustificata senza retribuzione significa anche perdita dell’anzianità ai fini contributivi e, quindi, pensionistici”.