La Grotta Breuil (Circeo) fa luce sulle abitudini dei Neanderthal

1952
Grotta Breuil (Circeo)
L'ingresso della Grotta Breuil. Fonte: wikipedia.

Il Circeo è molto più di un semplice monte. È un luogo sospeso a metà tra il passato più antico ed il presente, una finestra importantissima sulla storia più remota del basso Lazio e della razza umana. La sua anima è un agglomerato di aperture e anfratti da esplorare e, in tantissimi di questi, le scoperte fatte da studiosi e appassionati hanno dato un prezioso contributo ai manuali di archeologia del futuro e alle nostre conoscenze in materia di ere geologiche e uomini di Neanderthal.

Le grotte del Circeo.
Le grotte del Circeo. Fonte: ParcoCirceo.it.

A circa un’ora e mezza di cammino dalla famosa Grotta Guattari, probabilmente la più importante all’interno di questo contesto, c’è un altro piccolo antro, oggi raggiungibile solo via mare ma, al tempo dei nostri più lontani antenati (possiamo dire così senza rischio di commettere errori, visto che è stato dimostrato che i Neanderthal si sono a lungo incrociati con i Sapiens), accessibile anche da terra: la Grotta Breuil.

Da dove arriva questo nome così strano?

Breuil sta per Henri Breuil. Ordinato sacerdote (gesuita) a soli 23 anni, è stato anche un entusiasta studioso della preistoria. Nella sua Francia gli furono affidate diverse grotte su cui “indagare”: in quelle occasioni, capì quanto fosse grande la sua passione per l’arte rupestre. Essendo oltretutto anche un abile disegnatore, fu lui a riprodurre le pitture che scoprì in questi antichi anfratti. Non a caso, l’Abate Breuil verrà ricordato come “il Papa della preistoria“. Nel 1936 (e, quindi, 3 anni prima che venisse scoperta la Grotta Guattari), insieme all’archeologo e antropologo tedesco Hugo Obermaier, allo studioso Luigi Cardini e al prof. Alberto Carlo Blanc (un po’ il “padrino” di tutte queste campagne di scavo condotte nelle grotte del Circeo), si ritrovò ad esplorare proprio questa piccola insenatura (12 metri di larghezza nella parte centrale, con estensione da ovest verso est per 35 metri) a sud ovest del “precipizio” del monte (come viene chiamata la parete scoscesa che si trova su quel versante). Era la prima volta che quella cavità veniva investigata, scoperta proprio in contesto di una esplorazione, e ne avrebbe rivelate di cose…

Il rifugio degli ultimi Neanderthal –  Il deposito della grotta suscitò subito grande interesse. Ci furono numerosi sopralluoghi successivi a quello della scoperta ma, purtroppo, lo scavo sistematico del giacimento iniziò solo molti anni dopo, quando Breuil e Blanc erano già scomparsi. Il merito fu dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana, in collaborazione con la sezione di Antropologia del Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo dell’Università “La Sapienza” di Roma: una campagna cominciata nel 1986 e che dura a tutt’oggi. I rinvenimenti restituiti da quest’insenatura misteriosa sono stati tantissimi, soprattutto resti faunistici, umani e di industria litica (pietra lavorata).

I reperti litici della Grotta Breuil.
Reperti litici della Grotta Breuil. Fonte: Fondazione Marcello Zei.

Mettendo al microscopio tutto questo materiale (in particolare, un frammento di parietale e due denti molari provenienti da un adulto e da un bambino di circa 13 anni) è emerso che la Grotta Breuil, come tante sue “vicine”, è stata certamente abitata dall’Uomo di Neanderthal, che qui ha lavorato migliaia di piccoli manufatti in selce e selezionato gli animali conquistati durante le battute di caccia (soprattutto stambecchi e cervi, scelti in maniera quasi “moderna” in base al sesso e all’età, prediligendo femmine giovani); anche le carcasse subivano un particolare trattamento, in parte spellate e in parte consumate dopo averne estratto il midollo.

La frequentazione umana appare meno intensa nel terzo strato in cui la distribuzione spaziale dei reperti faunistici, che appare più casuale nello strato frequentato dai carnivori, si rivela meno organizzata.

Andando ancora più a fondo in questo studio, esaminando gli stadi di eruzione ed usura dei denti degli animali cacciati, si è persino capito che la grotta veniva maggiormente occupata tra l’autunno e l’inizio della primavera, durante l’inverno. Concentrandosi sull’avifauna attraverso i resti fossili, poi, si è risaliti anche al clima che doveva interessare quelle stagioni del Circeo del passato: temperate ma decisamente più fresche di quelle che conosciamo oggi.

La sequenza stratigrafica rinvenuta parla essenzialmente di tre strati più rilevanti, in ognuno dei quali si è riscontrata una fauna diversa (legata al diverso clima): i carnivori di taglia grande (iena, lupo, orso), ad esempio, si trovano negli strati più alti, mentre quelli inferiori sono appannaggio dei mammiferi più piccoli (volpe).

La stratigrafia della Grotta Breuil
La stratigrafia della Grotta Breuil. Fonte: ISIPU (Istituto Italiano di Paleontologia Umana).

Nel sesto strato della grotta sono state osservate tracce di usura relative ad una attività di macellazione, raschiatura delle pelli e lavorazione del legno, nonché ad una pratica di desquamazione dei pesci attraverso dei particolari utensili. La datazione alla “Risonanza elettronica di spin” (ESR) parla di un’età di circa 33mila anni, cioè di un insediamento Neanderthal molto recente, relativo all’ultima fase della sua esistenza; una fase in cui, come abbiamo già avuto modo di capire attraverso le altre grotte del circondario, l’Homo Sapiens era già presente, e da millenni, soprattutto nell’Italia settentrionale. Presto, di queste due specie ne sarebbe rimasta soltanto una.

Grotta Breuil
Grotta Breuil, dettaglio. Fonte: a4mani.