Antri preistorici del Circeo: i segreti della Grotta del Fossellone

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Grotta del Fossellone, Circeo
L'entrata della Grotta del Fossellone. Credits: umbertobossoli.it.

Il promontorio del Circeo non è solo un incredibile agglomerato di sentieri da percorrere per godersi i suoi panorami e perdersi nella natura selvaggia della macchia mediterranea: l’anima rocciosa del monte ingloba una miriade di piccole e grandi grotte, ognuna custode di storie e segreti da scoprire. Quelle che tengono gli studiosi svegli la notte, però, costituiscono un piccolo gruppetto di caverne al sapor di… Paleolitico! Una di queste è la Grotta del Fossellone.

Geolocalizzazione – La Grotta del Fossellone si trova vicinissima alla Grotta dell’Impiso e a quella delle Capre, anche quest’ultima di grande valore archeologico in quanto sede di resti di animali preistorici e persino dello scheletro di un bambino. Siamo in area “Quarto Caldo“, a breve distanza anche dalla più importante Grotta Guattari che è diventata una specie di laboratorio naturale grazie alla scoperta fatta fra le pieghe della sua oscurità: un mucchio di ossa appartenenti, si ritiene, a ben undici uomini di Neanderthal e a diversi altri mammiferi tra cui anche l’uro, il grande bovino estinto nel Seicento.

Le grotte preistoriche del Circeo
Le grotte preistoriche del Circeo. Credits: Fondazione Marcello zei.

Già dalla posizione si intuisce, quindi, quanto il contesto sia carico e denso, probabilmente ancora più ricco di quanto sia al momento emerso.

Dentro la Grotta del Fossellone – Il nome strano, quasi dialettale, di questa grotta deriva dalla morfologia del suo ingresso: una grande apertura circolare generatasi con il crollo parziale della volta che un tempo la introduceva, che la rende facilmente identificabile dal mare. A differenza di altre cavità della montagna, però, è accessibile anche via terra, attraverso un sentiero.

A vederla dall’esterno potrebbe apparire come una piccola e “semplice” apertura nel monte ma, in realtà, si tratta di una cavità molto ampia costituita da una grotta principale e una serie di antri secondari (tra cui Grotta Elena e diversi antri laterali).

Il cranio neanderthal ritrovato nella Grotta Guattari
Il cranio Neanderthal ritrovato nella Grotta Guattari; credits: Pro Loco San Felice Circeo.

La Grotta del Fossellone è diventata immediatamente interessante agli occhi degli studiosi proprio grazie al ritrovamento, nel 1939, del cranio Neanderthal nella Grotta Guattari: il prof. Alberto Carlo Blanc, che gestiva le operzioni di scavo, capì immediatamente quanto potesse essere rilevante concentrarsi su tutti gli antri del circondario. Se il Circeo aveva ospitato un focolaio di ominidi, infatti, ogni sua apertura poteva aver accolto alcuni di loro durante le battute di caccia o il riparo dagli agenti atmosferici!

Da qui, la scelta di approfondire la ricerca anche in questa cavità, insieme ad altri esperti di fama internazionale; fu un processo accidentato perché, nel frattempo, scoppiò la guerra e tutto si fermò a tempo indeterminato. Gli scavi ripresero soltanto nel 1947 e durarono diversi anni, ma la ricompensa non si fece attendere.

La Grotta del Fossellone, infatti, non solo custodiva diversi strumenti litici (pietre lavorate) e fossili, ma si rivelò una preziosissima testimonianza cronologica – per strati – della storia più antica del basso Lazio.

A 14 metri di profondità, nello strato più basso, venne rinvenuto il sedimento marino (la spiaggia marina tirreniana) depositatosi durante l’interglaciale (una delle sei ere glaciali più lunghe del pianeta, avvenuta all’incirca tra 130mila e 120mila anni fa), quando la grotta era completamente sottomarina. Nello strato sovrastante, invece, è stato attentamente studiato un deposito continentale, rilevando sequenze archeologiche che vanno dal Paleolitico medio (Homo Neanderthalensis) alla fine del Paleolitico superiore (Homo Sapiens) in 51 sottostrati, a loro volta suddivisi in altre partizioni stratificate. Ed è proprio nell’ambito di queste indagini incredibilmente approfondite che sono stati ritrovati tantissimi strumenti di pietra e punte d’osso tipici dell’Aurignaziano, cioè della cultura paleolitica che si diffuse in Europa (e, in piccola parte, nel sud-ovest asiatico), tra 47mila e 35mila anni fa, fra i primi Sapiens migrati nel nostro continente. La scoperta fu di rilevanza epocale anche per la natura di questi manufatti: ricavati su piccoli ciottoli silicei, sfruttavano una tecnica di lavorazione unica nel suo genere, donando a questi oggetti una particolare fisionomia al punto da spingere Blanc a proporre il nome di “Circeiano” ad indicare l’Aurignaziano su ciottoli dell’area pontina.

Non mancarono riferimenti diretti alla presenza di ominidi in loco: venne repertato, infatti, anche un frammento di mandibola neanderthaliana appartenuta ad un bambino di circa 10 anni.

È passato tanto tempo da quando Blanc varcò per la prima volta l’ingresso della Grotta del Fossellone, ma ci sono ancora molti segreti da svelare e dinamiche da capire che ci consentiranno di ricostruire in maniera dettagliata il passato geologico (e non solo) dei nostri territori. Gli studi in situ, a fasi alterne, sono ancora attivi.