Cristina Guarda, consigliera regionale di Europa Verde, ha fatto un confronto tra Italia e Stati Uniti in merito alle misure di contrasto delle contaminazioni da Pfas. Un confronto che vede l’America molto più decisa nell’intervenire: l’EPA, l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente negli USA, ha stabilito ieri, 10 aprile, dei nuovi limiti per l’acqua potabile per un gruppo dei composti PFAS più pericolosi, stabilendo che per PFOA e PFOS il livello più alto consentito di presenza nell’acqua è di 4 ng/l ciascuno.
“Da noi, purtroppo – ha commentato la consigliera -, l’impegno contro i Pfas non è così determinato. In Italia e in Veneto i limiti attualmente applicati sono decisamente più alti di quelli definiti ora dagli USA: parliamo di limiti nazionali che arrivano fino a ben 500 ng/l per la somma totale dei PFAS (massimo 100ng/l per la somma di 24 di essi) e limiti regionali di 90 ng/l per PFOA E PFOS più 300 ng/l per la somma degli altri Pfas.”
Numeri decisamente lontani da quelli statunitensi, che peraltro sono ancora insufficienti a tutelare bambini, neonati, donne in gravidanza e persone più a rischio, in quanto i dati che fornisce l’Ente Europeo per la Sicurezza alimentare indicano in 0,63 nanogrammi per kg di peso di una persona la soglia giornaliera di sicurezza sanitaria per la somma di 4 tipi di Pfas. “Quindi – ha concluso Guarda – se nemmeno i limiti statunitensi tutelano pienamente le categorie più a rischio, tanto più i limiti di legge italiani e locali devono essere rivisti al ribasso, con un impegno solido e deciso nell’intervento anche sulle altre fonti di contaminazione, proteggendo anzitutto la produzione di cibo”.