La guerra in Ucraina continua a generare preoccupazione anche se ci sono tantissime altre guerre di cui non si parla abbastanza in questo momento. Tuttavia è un conflitto molto vicina all’Europa e tocca le sensibilità di molti e tutti vorrebbero la pace, le cui condizioni, però, sono difficili da trovare.
Anche in questo caso, su questo sensibile tema, abbiamo voluto chiedere, condividendolo con i nostri lettori, il punto di vista di Rodolfo Bettiol, noto giurista e avvocato di Padova, che spesso acconsente a condividere le sue opinioni qualificate con questa testata.
La video intervista è proposta nella copertina di questo articolo e, come tutti i video di nostra produzione, è possibile vederla anche sul nostro canale YouTube LaPiù Tv e sulla omonima applicazione disponibile gratuitamente sia su Android che su iOs.
Parte dell’opinione pubblica, pensa che l’Ucraina non sia esente da responsabilità nell’aver generato l’invasione, perché non avrebbe rispettato alcuni patti per quanto riguarda i territori che la Russia attualmente detiene (Crimea e Donbass). Altri pensano che la guerra in Ucraina sia invece una pure e semplice invasione a danno di una nazione libera. Secondo lei?
Bettiol: “Per me, da quello che ho potuto leggere tra libri e riviste, un punto era la questione del Donbass, che era stato preso in considerazione se non sbaglio nel 2008 con gli accordi di Minsk. Questi prevedevano una ampia autonomia della regione, cosa che poi non si è verificata, perché pare che in realtà sia venuta meno l’adempienza di entrambe le parti. Quelli del Donbass volevano estendere il territorio e, dall’altra parte, a quel punto l’Ucraina non ha dato luogo alla concessione di quella autonomia. In realtà il problema è analogo a quello che era sorto anni fa con la questione della Catalogna. Ovvero, il Donbass è la zona più ricca dell’Ucraina per via della presenza di ferro, carbone, materie prime pregiate. Probabilmente, quelli del Donbass più che altro volevano essere una repubblica indipendente. Poi, naturalmente, per avere un appoggio si sono rivolti alla Russia.
La Crimea, invece, è sempre stata una terra russa. Negli Anni Cinquanta Krusciov, probabilmente per farsi perdonare di quello che aveva combinato anni prima in Ucraina,
aveva ceduto la Crimea. Si può anche capire che in qualche modo quella concessione possa
essere revocata nel momento in cui l’Ucraina, decisamente, ha dirottato la propria politica verso l’occidente”.
Quanto può essere responsabile la Nato – come teorizzato da Putin e da parte dell’estabilishment russo – per aver creato intorno alla Russia un “cordone sanitario”, estendendo la sua influenza nei Paesi che sono in qualche modo confinanti con la Russia?
Bettiol: “Evidentemente si dimentica un fatto: quei Paesi sono stati vittime dell’occupazione dell’Unione Sovietica e quindi per forza di cose hanno cercato poi un ombrello protettivo nel timore che la Russia volesse di nuovo espandere la propria sfera di influenza. Sono discorsi di geopolitica che lasciano il tempo che trovano. In realtà nessun paese della Nato, che sia uno di quelli confinanti con la Russia o gli stessi Stati Uniti, ha mai avuto intenzione di fare guerra alla Russia. Al contrario, esiste una specie di paranoia russa sull’accerchiamento. La realtà è che la Russia ambisce a creare di nuovo una sfera di influenza verso occidente”.
Nel caso della guerra in Ucraina, la ricerca di espansione da parte della Russia appare anche autolesionista se poi si considera che in questo processo ha necessità del sostengo della Cina, che ovviamente non è gratuito.
Bettiol: “Russia e Cina sono Stati confinanti. I cinesi sono un miliardo e 400 milioni, mentre i russi sono 140 milioni. La Russia in Asia possiede un’estensione di territorio che credo sia pari o superiore a quello della Cina. Io credo che prima o poi comunque la Russia diventerà uno stato satellite della Cina. Non dimentichiamo che il problema, forse, nasce dal fatto che la Russia è un Paese super armato perché ha costruito armi atomiche a non finire. Motivo questo, a suo tempo, che ha contribuito alla caduta del sistema comunista. Ovvero le spese militari dovute a una certa paranoia del timore di aggressioni. Ma la Russia, sostanzialmente, è un Paese povero che vive vendendo petrolio e gas. Da un punto di vista economico è un paese relativamente importante, ma sostanzialmente non è una grande potenza”.