Gentile direttore, secondo un autorevole studio riportato giovedì 31 marzo in prima pagina dal giornale dei padroni, il Sole 24 Ore, il 15% delle famiglie italiane e delle piccole imprese non riesce a pagare le bollette del gas e dell’elettricità. In totale questi mancati pagamenti valgono ben 26 milioni di euro, di cui solo a dicembre circa 17 milioni, pari quindi al 15,5% del totale, con un incremento in tre mesi del 5,5%.
Se ciò non bastasse a rendere evidente la drammaticità della situazione, il numero di distacchi delle utenze per morosità è aumentato, a febbraio, del 36% rispetto all’anno precedente. Cifre impressionanti di morosità, decisamente incolpevole, che raccontano meglio di ogni altra dotta discussione cosa possa voler dire per una famiglia, o una piccola impresa, l’impennata dei costi dell’energia e del gas, non ancora definitiva visto che questi dati non conteggiano quanto prodotto da guerra e sanzioni.
Per completare il quadro delle enormi difficoltà per lavoratori e famiglie dei ceti popolari, va rilevato che a gennaio per la prima volta da mesi l’occupazione è tornata a calare di oltre 7 mila unità, principalmente fra le donne e i 24/34enni, che gli inattivi sono saliti in un mese di 74 mila unità e la CIGS è cresciuta del 56% da gennaio.
Intanto a Milano il valore delle case ha raggiunto la cifra iperbolica di 6.000 euro al metro quadro. Aumentano a vista d’occhio le disuguaglianze mentre cresce dell’1% la ricchezza dei più ricchi. Gridare fuori l’Italia dalla guerra non è solo quindi uno slogan pacifista ma anche una parola d’ordine che dovrebbe essere fatta propria da tutti i cittadini e le masse popolari del nostro Paese.
È evidente a chiunque che gli effetti della guerra, il nostro intervento a sostegno, con l’invio di armi e le sanzioni comminate alla Russia, paese grande esportatore di gas e di energia, non potranno che ricadere pesantemente sui redditi più bassi e su quelli dei lavoratori come sta già avvenendo con gli enormi rincari delle bollette e della benzina.
Guardare alla tv gli effetti drammatici in vite umane che la guerra sta producendo, aumentati a dismisura da una propaganda bellicista profusa a piene mani e a reti unificate, sta producendo una difficoltà a mantenere alta l’attenzione e le lotte sulla devastante situazione economica della stragrande maggioranza del nostro Paese dovuta anche a salari ormai fanalino di coda in Europa e incapaci di reggere anche solo minimamente il vertiginoso aumento del costo della vita.
Non ci sono più gli automatismi come la scala mobile che, frutto di dure lotte dei lavoratori, sono poi state svendute da Cgil Cisl Uil e che servivano a recuperare in buona parte sui salari e gli stipendi gli effetti del carovita.
Non ci sono quasi più le aziende pubbliche erogatrici di acqua, elettricità e gas da cui pretendere tariffe sociali e calmierate in relazione al reddito. Soprattutto fatica a nascere un movimento di lotta popolare e del lavoro che si faccia valere e sappia contare. È tempo di riavviare un processo di presa di parola dal basso che affermi con forza quali sono gli interessi dei lavoratori e che lotti per conquistarli.
Il Parlamento oggi è troppo occupato a mettersi l’elmetto. Mario Draghi ha già detto di voler tirare dritto verso l’obiettivo di portare le spese militari al 2% del Pil, dall’attuale 1,6%. Un cambio che vuol dire passare da 26 miliardi a 35-38 miliardi. Spenderemo presto 106 milioni al giorno per… la Pace!
Ad oggi, la potenza militare della Nato è già enormemente superiore a quella dei suoi potenziali avversari geopolitici e le sue tecnologie belliche sono le più evolute del mondo. Complessivamente, i trenta Paesi della Nato spendono 1.100 miliardi di dollari per la difesa, mentre Cina, India e Russia messe insieme non arrivano a 390 miliardi (pur se con un rapporto spesa Pil molto superiore a quello degli Usa, ndr).
La maggior parte della spesa militare, nell’alleanza atlantica, è messa dagli Stati Uniti, che investono 778 miliardi all’anno. Anche escludendo gli Stati Uniti, la spesa militare di Francia, Italia, Germania e Regno Unito supera di quasi tre volte quella della Russia. Da anni, gli Stati Uniti insistono sull’impegno degli alleati a dividere l’onere delle spese militari: gli americani spendono il 3,7 per cento del Pil nella difesa, laddove molti Paesi europei spendono meno dell’1,8, cioè meno della metà.
Nel frattempo… cresce la povertà assoluta: oltre 2 milioni di famiglie. La povertà colpisce le fasce più fragili della popolazione. Il report Istat segnala che la povertà assoluta è in forte crescita e interessa nel 2020 oltre 2 milioni di famiglie (7,7% dal 6,4% del 2019) e più di 5,6 milioni di individui (9,4% dal 7,7 per cento).
La povertà colpisce le famiglie più numerose: 20,5% per quelle con cinque e più componenti e 5,7% per quelle di uno o due componenti. Rispetto alla crisi del 2012, segnala il report, «il calo dei consumi e l'aumento della povertà registrati lo scorso anno sembrano più legati a vincoli oggettivi alla possibilità di spendere che a un deterioramento della capacità di spesa, molto contrastato dalle misure di sostegno ai redditi».
I cittadini percepiscono, comunque, un peggioramento delle condizioni economiche della propria famiglia nel 20,5% dei casi. L'età avanzata - fa notare il report - «esercita un effetto protettivo: il 12% di chi ha 65 anni e più lamenta un peggioramento a fronte del 26,3% dei 35-54enni».
(Fonte Il Sole 24Ore)
Noi vogliamo soldi per la sanità, per gli invalidi, per la scuola, per le pensioni, per un futuro per i nostri giovani, noi vogliamo la guerra si! ….ma al carovita!
Unione Sindacale di Base
Alto Vicentino Ambiente - Luc Thibault
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