La nostra cultura affonda le radici in una massiccia stratificazione sociale, culturale e popolare che è cominciata millenni fa e, di certo, non è mai finita. Persino le nostre tradizioni sono il frutto di contaminazioni: credenze e culti che si sono, via via, influenzati vicendevolmente ed evoluti.
In passato erano i conflitti a determinare l’appartenenza di un territorio a questa o quella fazione: anche le guerre sannitiche, in questo senso, hanno contribuito a questi “passaggi di mano”.
Background storico-sociale – Quando Roma era ancora molto lontana da quella che sarebbe stata la magnificenza e la grandezza dell’impero, era organizzata in una Repubblica, nata per contrastare la supremazia etrusca. Fu una fase molto lunga (509 a.C. – 27 a.C.) nella quale un vasto e complesso Stato incorporava tantissimi popoli differenti: era l’alba di quell’impetuoso susseguirsi di eventi che avrebbe cambiato e segnato per sempre la storia dell’Occidente e del Mediterraneo. Dei Sanniti, al contrario, abbiamo molte meno certezze. Sappiamo che costituivano un antico popolo italico stanziato nell’area centromeridionale della Penisola che proprio da loro prese il nome (il Sannio corrispondeva a parte degli attuali territori dell’Abruzzo, del Molise, della Campania, del Lazio, della Puglia e della Basilicata), che parlavano lingua osca e che erano famosi per la loro fiera indipendenza. Nonostante vengano dipinti come una popolazione in prevalenza dedita alla pastorizia – e quindi di contadini – organizzata in tribù-città stato confederate tra loro, erano, in effetti, molto bellicosi e ci vollero ben tre guerre per sottometterli e romanizzarli; probabilmente mai davvero completamente. Delle loro tradizioni più profonde, però, si sa ancora molto poco.
Le prime diatribe nacquero per il controllo dei territori dell’attuale Italia meridionale a cui, di fatto, entrambi miravano.
La prima guerra sannitica – Dopo un iniziale patto di non belligeranza che consentiva alle due fazioni di espandersi in direzioni diverse, il casus belli fu l’attacco di Capua da parte dei Sanniti che costrinse la città a chiedere l’aiuto di Roma.
I Romani collezionarono le prime vittorie ma si ritrovarono a combattere contro l’ostinazione dei nemici che progettavano di prendere Capua anche con la forza. La prima guerra sannitica, cominciata nel 343 a.C., si concluse nel 341 a.C. con un trattato di pace, in fondo, piuttosto dolce nei confronti dei Sanniti per cercare di mantenere il controllo sulle tensioni sociali interne e sulla temuta infedeltà di altri popoli italici appena sottomessi che avrebbero potuto ribellarsi alla Repubblica.
La seconda guerra sannitica – Le ostilità continuarono senza sosta: i Romani fondarono una colonia in territorio sannita e, di contro, il popolo italico andò in soccorso della Napoli greca a cui la Repubblica aveva appena dichiarato guerra. Nel 326 a.C., a soli 5 anni dalla fine del primo conflitto, i due popoli erano nuovamente in guerra e, questa volta, gli scenari sarebbero stati più imprevedibili. Nonostante Roma sembrasse partire in vantaggio, si ritrovò a metabolizzare la tremenda e umiliante sconfitta delle Forche Caudine in cui i Sanniti ingannarono i Romani parlando di un fantomatico trattato di pace e poi accerchiandoli nella gola di Caudium (principale città sannita e identificata con l’attuale Montesarchio, in provincia di Benevento), costringendoli alla resa (pare non abbiano nemmeno combattuto) e a passare – si dice disarmati e addirittura nudi – sotto un giogo formato dalle loro lance. Era il 321 a.C. e per Roma fu una batosta talmente cocente da restare, nei secoli, negativamente emblematica.
In realtà, per quanto effettivamente caratterizzante, la guerra non finì con questo episodio. Lo scontro, infatti, arrivò in Apulia, dove i Romani cominciarono a fare man bassa di terre di conquista (Lucera, Satrico, Canusio e Teano in Apulia, Nerulo in Lucania e Saticola, antica città sannita), spingendosi, poi, verso la zona più meridionale e prendendo – con armi e strategie di tradimento, visto che si trattava in molti casi di centri sanniti – Sora, Ausona, Minturno (Lazio), Vescia (antica città aurunca), Lucera (Puglia) e Nola (Campania).
Parallelamente, l’esercito lavorava anche sui confini etruschi; questi terzi protagonisti della storia erano a loro volta in lotta con i Sanniti. Con la resa degli Etruschi del 309 a.C., i Romani consolidarono il fronte settentrionale e, con la vittoria finale nella battaglia di Boviano (oggi Bojano, in Molise) del 304 a.C., anche le tribù sannite, ormai devastate, invocarono la pace.
La terza guerra sannitica – Il terzo conflitto esplose qualche anno dopo (298 a.C.): una pausa che consentì ai Romani di riorganizzare la propria strategia militare e ai Sanniti di mettere in piedi delle legioni vere e proprie che non è certo fossero particolarmente strutturate in passato. Tutto cominciò quando i Lucani chiesero l’aiuto di Roma per essere salvati dai saccheggi sanniti: da lì, nacque l’alleanza che poi dichiarò, nuovamente, guerra ai nemici.
Vennero prese quasi immediatamente Boviano e Aufidena (identificata tra i territori odierni di Castel di Sangro e Alfedena, in Abruzzo) e gli eserciti romani portarono a casa diverse vittorie: il conflitto cambiò, però, improvvisamente scenario. I Sanniti, infatti, chiesero l’alleanza degli Etruschi, ma fu proprio in Etruria che il loro esercito venne sconfitto. La coalizione nemica diventò, così, ancora più densa: Sanniti, Etruschi, Galli e Umbri affrontarono i Romani (che nel frattempo si erano alleati ai Piceni, che avevano visto i propri territori invasi dai Galli) nella battaglia di Sentino; ma, nonostante l’uccisione di un console durante lo scontro, persero. I primi a chiedere la pace furono gli Etruschi e – nel 293 a.C. con la battaglia di Aquilonia – avvenne la disfatta sannita definitiva. Eppure, questo popolo così testardo aveva ancora voglia di combattere: alcuni superstiti si riorganizzarono a Bovianum e portarono avanti un’ultima, disperata resistenza che durò fino al 290 a.C.
Con la chiusura degli scontri, i Sanniti furono costretti a diventare “alleati” di Roma in posizione subordinata.
L’ultima loro insurrezione è avvenuta secoli dopo e risale al 91 a.C.: in quell’occasione l’alleanza di tutti i popoli italici del centro Italia chiese – e ottenne – gli stessi diritti di cittadinanza del popolo romano.
Lo scenario postbellico – Insomma, quella sui Sanniti fu una vittoria difficilissima da ottenere, nonostante la loro iniziale (ipotizzata) disorganizzazione militare. Il “premio” dei Romani per questo faticosissimo trionfo fu una posizione egemonica sulla Penisola centro-meridionale che offrì la possibilità di imporsi anche sulle altre popolazioni italiche locali.
Stava per cominciare la grande storia di Roma.